Nascerà ad Ancona una nuova facoltà per neo dottori in scienza della pesca di Ermete Grifoni

Nascerà ad Ancona una nuova facoltà per neo dottori in scienza della pesca In un incontro a livello universitario fra enti locali, partiti, banche Nascerà ad Ancona una nuova facoltà per neo dottori in scienza della pesca . ANCONA — A giudicare dalla grande massa di laureati che ogni anno le nostre Università sfornano si direbbe, a prima vista, che non ce ne sia bisogno, ma non è improbabile che tra qualche anno avremo in Italia anche i sdottori» in Scienze della pesca. Dovrebbero essere tecnici a livello superiore, onniscienti su un mestiere che, sempre meno affidato all'improvvisazione, richiede oggi ricerca, conoscenza, padronanza delle nuove tecnologie applicate alla cattura del pesce, alla commercializzazione e trasformazione del prodotto ittico. Un primo passo verso questo corso a livello universitario è stato compiuto ad Ancona, dove si sono incontrati esponenti di enti locali, di istituti di credito, rappresentanti di partiti politici, parlamentari, rettori delle Universitài marchigiane su invito del presidente dell'Ente Piera, Guido Mantovani, e del direttore del laboratorio di tecnologia della pesca del dir, professor Giovanni Bombace, per un esame preliminare delle possibilità oggi esistenti sulla nascita della nuova facoltà. La riunione, a cui non è mancato l'apporto dei rappresentanti del ministero della Marina mercantile e del Cnel, è sfociata nella creazione di un comitato di studio che dovrà approfondire gli aspetti tecnico-organizzativa del progetto e presentare un programma di massima, a carattere operativo, alla conferenza delle Università marchigiane prevista per il prossimo autunno. Ancona si è candidata cosi a diventare sede del nuovo corso universitario, caldeggiato non per motivi di puro prestigio, ma per l'obiettiva necessità che in un Paese con ottomila chilometri di coste e oltre diecimila natanti tra piccoli e grandi, ma purtroppo debitore di 500 miliardi l'anno per importazioni di pesce dall'estero, ci sia un nucleo di tecnici preparati all'intento di razionalizzare il lavoro del pescatore, per renderlo più appagante Il problema è complesso e merita qualche considerazione. Oggi la pesca professionale soffre in Italia degli stessi mali dell'agricoltura: competenze divise tra più ministeri, molto empirismo, sforzi non coordinati e talora divergenti, che appaiono sempre più in contrasto con gli intenti della Comunità economica a cui apparteniamo e soccombenti rispetto alle iniziative di Paesi terzi. Basta considerare ciò che accade con alici, sarde e sardoni, pescati in grandi quantità e destinati ai mangimifici zootecnici, alle importazioni indiscriminate dei prodotti inscatolati, alle necessità di continuare a pescare pur con servando la ricchezza dei fon dali, ai sistemi di mercato interno estremamente carenti rispetto alla domanda di con sunio di pesce proprio perché compresso da meccanismi che fanno lievitare i prezzi. Per raddrizzare molte di queste storture occorrono — secondo i promotori della riunione — tecnici preparati, quadri che si inseriscano nella ricerca, nel mondo del lavoro, nelle strutture amministrative concernenti la pesca. «E' uno sforzo di conoscenza — dice il professor Bombace —, non vedo perché un laureato in Scienza della pesca non debba essere presente in ogni Capitaneria di porto, nelle cooperative, nei mercati ittici, oltre clte negli istituti di ricerca». Ermete Grifoni

Persone citate: Bombace, Giovanni Bombace, Guido Mantovani

Luoghi citati: Ancona, Italia