Sono quasi tutti «domestici» i pescecani che si avvicinano alle nostre spiagge

Sono quasi tutti «domestici» i pescecani che si avvicinano alle nostre spiagge I numerosi squali avvistati nel Mar Ligure e nell'Adriatico Sono quasi tutti «domestici» i pescecani che si avvicinano alle nostre spiagge Soltanto il «verdone» è potenzialmente voracissimo e pericoloso, ma dai primi del Novecento ad oggi non si è mai registrato il caso di un nuotatore ucciso o ferito nei nostri mari L'avvistamento di due branchi di squali, dapprima nel Mar Ligure al largo della Riviera di Levante tra Lavagna e Moneglia, e pochi giorni dopo nell'Adriatico a NordOvest di Torre Mileto, in direzione di San Dòmino, fra la costa del Gargano e le Isole Trèmiti, "ripropone il problema di questi formidabili,! «scorridori del mare»: i pescicani avvistati dalle motovedette, con la loro lucente e nera pinna triangolare alta sulle onde, rappresentano un vero pericolo per i bagnanti, possono avvicinarsi alle zone sorvegliate, è necessario dare l'allarme? C'è qualcosa di vero in quanto abbiamo visto in recenti pellicole cinematografiche, dove un solo mostro faceva strage e teneva a bada mezza capitaneria di porto di tutta la Florida? Come proteggere i pescatori subacquei da una brutta sorpresa, se il pescecane si avvicina subdolo e inavvertito alle spalle? A tutta prima si direbbe che un certo motivo di inquietudine sia giustificato, e ciò perché nei due casi di avvista-, mento riferiti si è sempre' trattato di pesclcani del tipo «Verdone» (o «Verdesca», il nome varia secondo le località), vale a dire del solo squalo potenzialmente pericoloso che penetri non raramente nel Mediterraneo, anche se non vi è abituale: si tratta di un animale dalla splendida forma aerodinamica, instancabile nuotatore, lungo fino a sei metri e del peso che può superare i sei quintali. Il suo nome scientifico è Prionace glauca, o «Squalo azzurro», ed è davvero una belva degli oceani eternamente affamata ed eternamente in cerca di cibo; percorre centinaia e migliaia di chilometri senza mai arrestarsi, tanto che è difficilissimo scorgere un pescecane, dondolare immobile, addormentato, come chi scrive ricorda di aver visto anni fa, al largo di Capo Noli in Mar Ligure, un enorme Pesce Mola, una sorta di macina da mulino larga due metri, cullarsi e danzare lentamente sulla superficie delle onde, al chiaro di luna, la voracità del «Verdone» è realmente incredibile: nello stomaco degli esemplari trainati a riva si trova di tutto, bottiglie, tronchi imputriditi, rottami metallici. La loro vitalità è parimenti incredibile: è nota la storia di quel pescecane che catturato e sventrato, e poi gettato in acqua ancora vivo, tentò di abboccare le sue stesse viscere. Feroce e insaziabile è, dunque, il Verdone; ancor più pericoloso e vorace è un altro tipo di squalo, lo Squalo bianco, o Carcharodon carearias, lungo fino a 12 metri con denti che arrivano ai sette centimetri; è un mostro che vive in tutti 1 mari caldi ma che pene- tra nel Mediterraneo soltanto occasionalmente. Del tutto innocui, perché dotati di denti conici piccolissimi e costretti a cibarsi unicamente di plancton che ingoiano a bocca aperta come le balene, sono invece i giganti tra i pescicani, l'enorme Squalo balena (Rhineodon typus) lungo fino a 18 metri e lo Squalo pellegrino (Cetorhinus maximus). Anche questi due tipi di pescecane entrano raramente nel Mediterraneo, attraverso lo Stretto di Gibilterra, e gli avvistamenti si contano a distanza di anni. Degli altri squali, il Palombo, il Gattuccio, il Nasuto, il Pesce volpe, il Boccadolce, lo Smeriglio, ecc., non c'è molto da dire se non che hanno in comune molti caratteri fisici. Ma nessuno di essi (a parte il Pesce Martello, Sphyrna eygaena e lo Squalo tigre, Goleocerdo cuvieri, estremamente rari da noi) costituisce di per sé un pericolo. Per tornare ai nostri mari, si può dire che il «Verdone» rappresenta una minaccia potenziale, ma più teorica che reale. L'esperienza raccolta in settantacinque-ottant'anni di bagni di mare lungo le coste italiane (le prime bagnature in appositi stabilimenti, con mutandoni lunghi e maglia,' risalgono al 1902-1904) dimostra che non c'è mai stato un villeggiante ucciso e nemmeno ferito da un pescecane; qualche caso di spavento, si, ma nulla più. Ci sono stati invece casi dolorosissimi di naufraghi e feriti dilaniati da squali nel corso delle due guerre mondiali; ma in questi casi l'animale ha assaltato un uomo già menomato, o sanguinante, e spesso prima di aggredirlo ha atteso pazientemente che crollasse senza forze dalla zattera. E si sono avute anche aggressioni isolate, in circostanze eccezionali, persino ad opera di squali gettati sulla riva da una tempesta e rivoltatisi con morsi e a colpi di coda contro i curiosi accorsi tutt'attorno; oppure nei confronti di marinai caduti dalla loro nave. Sempre avvenimenti eccezionali, dunque. In realtà, nel Mediterraneo è il pescecane ad aver paura dell'uomo, e non viceversa: messo sul chi vive da qualche istinto misterioso, lo squalo può seguire per qualche tempo lo yacht del crocierista aspettando che dall'alto gli venga gettato un buon boccone, ma fugge allorché si avvicina un moderno motopeschereccio o anche un'antiquata barca a remi. Quanto agli stabilimenti balneari, poi, con tutto il baccano, e la folla, e le acque non limpidissime, e i gommoni, e le radioline, non si vede proprio come un pove ro pescecane possa esser cosi ardito da farsi avanti. Umberto Oddone

Persone citate: Gargano, Smeriglio, Torre Mileto, Umberto Oddone

Luoghi citati: Florida, Gibilterra, Lavagna, Moneglia