Ombre sull'estate nordica di Mario Ciriello

Ombre sull'estate nordica CINQUE NAZIONI STRETTE FRA LE SUPERPOTENZE Ombre sull'estate nordica La distensione Est-Ovest, ora più fragile, sottopone i Paesi scandinavi a diffìcili prove - La loro cooperazione è attiva, ma possenti forze esterne aggravano il pericolo di divergenze - Incerto il futuro delle tradizionali politiche economiche e sociali; il costo dello «Stato assistenziale» turba tutti i governi dal nostro inviato speciale OSLO — Ventitré milioni di anime su un milione Q00 mila chilometH quadrati: ovvero meno della metà degli italiani disseminati su quasi cinque Italie. Queste due cifre descrivono il mondo scandinavo meglio di mille parole: ci conducono direttamente al sancta sanctorum del suo animo, ci rivelano le cause prime dei suoi atteggiamenti sociali, politici e diplomatici «Small is beautiful», piccolo è bello, proclamava uno dei motti ambientali degli Anni 60. Ma la piccolezza nordica si smarrisce in un universo troppo vasto e aspro per non destare un senso di isolamento e d'insicurezza. Cinque pianeti, cinque nazioni, roteano in questo universo, Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia e, su un'orbita ancora più remota, ultimo avamposto europeo verso l'America, quell'isola di vulcani, geyser, ghiacciai, di vichinghi avventurosi e bizzarri che è l'Islanda. Due pianeti hanno satelliti autonomi: la Danimarca ha il gruppo delle Faer Oer e la Groenlandia: la ■Finlandia ìia l'arcipelago delle Alanti, oAhvenanmaa, 6500 tra isole, isolotti e scogli all'ingresso del Golfo di Botala. Un viaggio oggi attraverso questa costellazione è un viaggio attraverso un'ansiosa, ma tenace, ricerca di nuovi equilibri. Si è parlato fin troppo in passato della «psiche* boreale, o per innamorarsene o ver denigrarla. Questi europei del Nord, questi popoli del freddo, hanno sempre acceso reazioni incandescenti. Per taluni, il 55° parallelo è la meravigliosa frontiera di un paradiso sociale, politico, ecologico, sessuale. Per altri, è l'inferno, una landa dove chi non si ammazza muore di etilismo, dove fugaci baccanali estivi tentano invano di sanare le ferite profonde della solitudine e della malinconia. Un libro accusa gli scandinavi di «stitichezza emotiva». Un altro, sui soli svedesi, reca il titolo The new tot ali tarians. Il vero e il falso si accavallano confusamente in queste tesi, e non sempre è facile trovare la linea di confine. Tut- tavia è chiaro, in questa come in tutte le società, il rapporto fra la geografia, il clima e l'uomo. «Sono terre di individualisti, mi spiega uno scrittore, ma di individualisti costretti dalle circostanze esterne a una stretta solidarietà, talvolta soffocante». E' il retaggio di una storia avara, di ardue lotte per la sopravvivenza. Persino la ricchezza svedese è storicamente recente. Greta Lovisa Gustafsson, la «divina Garbo», nata a Stoccolma nel 1905,' crebbe in una miseria gelida e torva. Le società scandinave si sono pertanto evolute verso nobili modelli socialdemocratici, modelli che anche i partiti «borghesU, cioè non-socialisti cercano di preservare. Ma gli choc economici degli ultimi anni hanno scheggiato molte certezze, hanno imposto ripensamenti dolorosi. E' questa una delle ansie che gravano oggi sul Norden, il Nord, il nome collettivo per le cinque nazioni. Il costo crescente di uno «Stato assistenziale» più che munifico turba tutti i governi: si vuole ridurre la spesa pubblica, ma l'impresa suscita timori e contrasti: si tergiversa con palliativi In misura maggiore o minore, tutto il Norden è consapevole della necessità d'iniettare nell'economia uno spirito più dinamico, più avventuroso: alti funzionari in due Paesi valendosi quasi delle medesime parole, mi hanno detto: «Certi atteggiamenti, certi meccanismi sono divenuti troppo rigidi, ci si aspetta troppo dallo Stato. I lavoratori non vogliono più muoversi, i giovani non sono ansiosi di competere». Le angu-' stie economiche potrebbero agevolare una metamorfosi ma il processo non sarà né facile né rapido. Nulla cambia celermente in Scandinavia., L'ear-premier svedese Olof Palme avverte: «Siamo gente cauta, riflessiva». Questo desiderio scandinavo di solidarietà sociale e nazionale si estende alle relazioni tra Stati. Non sempre è ipocrita il gran predicare del -Norden, in particolare della Svezia, al resto del mondo, quett'anetito a uri erabrassons-nous planetario, in cui «buoni» e «cattivi» fumerebbero benevoli la pipa della pace. E' la proiezione su scala internazionale di quel senso di vulnerabilità sentito dai 23 milioni di abitanti dei cinque vasti Paesi cinti da possenti forze esterne economiche, politiche e militari. Non esistono molte scelte: si rifugiano pertanto nelle divergenze pa- rallele del cosiddetto «equilibrio nordico». E' un quadro singolare, che stona con le maestose architetture della Nato e della Cee. L'«equilibrio nordico» è l'applicazione del concetto inglese di agree to disagree, il concordare di discordare. Danimarca, Islanda, Norvegia sono nell'Alleanza atlantica: la Svezia ostenta la sua «neutralità armata»: la Finlandia è un Paese occidentale, ma che non può permettersi di turbare la sua «relazione speciale» con Mosca: e, infine, unica tra i cinque, la Danimarca appartiene alla Comunità economica europea. Senza i legami «nordici» di una cooperazione istituzionalizzata e di affinità profonde, la Scandinavia sarebbe un fragile mosaico. Secondo i finlandesi chi critica Helsinki per la sua ansia di non destare i sospetti o la collera del Cremlino non conosce la geografia. «Siamo soltanto 4.750.000 e abbiamo i russi sulla soglia di casa. Tutta l'interminabile frontiera orientale si snoda lungo l'Unione Sovietica: e, a Sud, sul Golfo di Finlandia, abbiamo dinanzi a noi Leningrado e Tallinn. Poco più di 50 chilometri separano la nostra capitale dalla costa russa». Scorgo dalla finestra la cattedrale ortodossa e il mercato del pesce costruiti a Helsinki dai russi quando la Finlandia era un granducato autonomo dello zar, dal 1809 al '1917. Ma lungo la costa settentrionale della Norvegia, nelle «notti bianche», perlacee, dell'estate boreale, a Nord del Circolo Polare Artico, scorgo le acque che i vascelli militari sovietici solcano in numero crescente e con crescente baldanza. A Svolvaer, il pittoresco capoluogo delle Isole Lofoten, additano il mare e dicono: «L'attività navale tra Murmansk e l'Atlantico è ormai incessante. Alcuni sommergibili russi si sono spinti fino all'imboccatura dei fiordi». E così, con una reazione antitetica ma non meno naturale della finlandese, la Norvegia abbraccia più strettamente la Nato e se ne vale per rafforzare la sua posizione diplomatica rispetto a Mosca. Preoccupazioni economiche e strategiche pesano sulle cinque capitali La stabilità nordica resiste, ma forti sono le pressioni. A Helsinki, soprattutto, è un'estate inquieta. Tre sono le ombre. L'azione sovietica in Afghanistan; le decisioni Nato sugli euromissili; e il previsto consenso di Oslo alla creazione in Norvegia di depositi di armi e mezzi per un eventuale uso da parte di forze americane. La détente languisce e di détente la Finlandia vive. Il trattato con Mosca del '48 prevede «consultazioni militari» fra i due Paesi se uno di essi è minacciato dalla Germania «o da un qualsiasi Stato alleato della Germania». Certo, esiste oggi un «equilibrio nordico», l'ammirata nordic baiane e. E' difficile però vaticinarne il futuro. La «cooperazione nordica», con i suoi strumenti del Consiglio parlamentare e del Consiglio dei ministri opera su un terreno troppo circoscritto per influenzare il corso degli eventi I suoi successi maggiori sono in campo culturale e sociale. Le economie si trasformeranno probabilmente senza sussulti eccessivi: ma fino a che punto il parallelismo scandinavo potrebbe resistere a crescenti divergenze diplomatico-militari? Fino a quando prevarrebbero le forze centripete? Ma queste cose sono «nel grembo degli dei». Di visibile, quasi tangibile, c'è oggi un più vivo desiderio scandinavo di ridurre il relativo isolamento del Norden, uno splendido isolamento» che per molti anni nella cultura come nella politica, è stato quasi motivo di fierezza. Non era certo un mondo provinciale: ma era un mondo convinto di aver trovato la pietra filosofale della convivenza sociale e del progresso economico. Ora che queste formule rivelano le loro imperfezioni e cigolano sotto l'urto di fatti nuovi gli scandinavi cercano nuovi dialoghi si muovono con minor sicurezza sul loro sterminato territorio, cercano consigli e amicizie. Basta un esempio. Un tempo, norvegesi svedesi finlandesi vedevano nelle loro regioni settentrionali aree di espansione economica, Californie industriali ed ecologiche. Ora queste lande si spopolano e i governi non sanno come fermare l'esodo. Un giornalista mi dice: «Sì, vengono i turisti, scandinavi e non-scandinavi, anche dall'Italia, ma a settembre se ne vanno. Come si reggeranno scuole, ospedali e tutti i servizi sociali?». • Mario Ciriello

Persone citate: Greta Lovisa Gustafsson, Norden, Olof Palme