Taranto: fulminato il folle che uccise madre e nonna di Salvatore Gentile
Taranto: fulminato il folle che uccise madre e nonna Dopo 17 ore d'assedio con bombe, lacrimogeni, fucilate Taranto: fulminato il folle che uccise madre e nonna La tragedia di Pulsano - Il giovane, barricato in casa, aveva sparato su carabinieri e curiosi ferendo anche il padre e 6 persone DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TARANTO — Un folle, Filippo Penso, 31 anni, di Pulsano, ha ucciso la madre, la nonna, ha ferito il padre e sei persone tra la folla radunata intorno alla sua abitazione dove si era barricato. Per tutta la notte ha sparato e lanciato bottiglie Molotov tenendo impegnati polizia e carabinieri per oltre diciassette ore. E' stato ucciso durante il conflitto a fuoco con gli agenti che avevano sfondato la porta d'ingresso. A Pulsano, centro a pochi chilometri dal capoluogo, lunedi mattina alle 8,15 Filippo Penso ha sparato alcuni colpi di fucile contro la madre, Carmela Basile, di 59 anni. La donna, comprimendosi il fianco sinistro, è uscita dall'abitazione per cercare aiuto. L'ha soccorsa in strada un medico di passaggio, il dottor i Pietro Boccuni, verso il quale il folle ha esploso diverse rivoltellate. Mentre sopraggiungevano carabinieri e vigili, urbani, la donna veniva trasportata all'ospedale di Taranto dove è morta qualche ora dopo. Penso, figlio unico, si era barricato nella villetta ch'è alla periferia del paese e sparava contro chi cercava di avvicinare l'abitazione. Ha colpito cosi anche il padre, l'avv. Ouldo Penso, di 68 anni, funzionario in pensione dell'Intendenza di Finanza, che stava rientrando a casa in bicicletta. Poi sono stati raggiunti da colpi di fucile un passante, Nicola Marsiglia, di 37 anni, 11 carabiniere Luigi Cito, di 22 anni, il maresciallo Desantis e il vigile urbano Benito Cardia. Guariranno entro un mese. Per tutta la giornata, sotto un sole cocente, il folle ha respinto gli inviti rivolti sia dalle forze dell'ordine che da alcuni amici (tra cui Giuseppe Mere, di 23 anni, che da un terrazzo vicino lo supplicava di arrendersi) ad uscire dalla villetta a mani alzate. Mentre i vigili urbani tenevano a bada i curiosi, Filippo Penso sparava contro la polizia e carabinieri fucilate e pistolettate (la rivoltella, sembra, l'avrebbe costruita lui stesso), scagliava bottiglie incendiarie e rilanciava verso la polizia anche i candelotti lacrimogeni sparati nell'abitazione attraverso !a canna fumaria della cucina. Nel pomeriggio, da alcune finestre, sono state viste levarsi fiamme. Nell'abitazione c'era un principio di incendio ma nemmeno questo riusciva a stanare il folle. L'uomo resisteva e continuava a sparare: feriva ancora un carabiniere, l'appuntato Potenza, e poi con una molotov colpiva, ustionandolo seriamente, l'appuntato di pubblica sicurezza Vito Colucci, di 54 anni. Dopo 'la mezzanotte il procuratore della Repubblica, Minervini, d'accordo con i funzionari di polizia e gli uff! ciali dei carabinieri, decideva di entrare nell'abitazione. Il folle non dava segni dì vita, né sparava. Venivano usati idranti per diradare l'intenso fumo che si era accumulato nei locali sia per i candelotti lacrimogeni sia per l'incendio, che aveva danneggiato l'abitazione. L'uomo aveva salito, non visto, le scale che portano alla terrazza. Da 11 riprendeva a sparare contro gli agenti (protetti da giubbotti antiproiettile), poi cadeva, colpito mortalmente da una raffica di mitra. OH agenti poco dopo trovavano al pianoterra, senza vita, il corpo della nonna del Penso, la novantenne Teresa Pai a giano : giaceva vicino alla sua sedia a rotelle di invalida. Salvatore Gentile
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