Molti giudici chiedono di riprendere il lavoro
Molti giudici chiedono di riprendere il lavoro Udienze bloccate a Roma e a Milano per la protesta dei magistrati Molti giudici chiedono di riprendere il lavoro Alla Procura romana si comincia a pensare che l'agitazione non potrà dare altri risultati - Alcune richieste sono state già accolte - Ribadite le accuse per l'assassinio di Mario Amato ROMA — Dinanzi alla pri-ma commissione del Consiglio superiore, i giudici della procura di Roma hanno ripetuto ieri tutte le loro accuse: l'indagine decisa dopo l'assassinio di Mario Amato ha preso concretamente avvio nel pomeriggio: si tratta di stabilire da un lato se tutte le misure di sicurezza decise nel marzo scorso, dopo l'omicidio a Milano del giudice Galli, sono state applicate; dall'altro se, nel caso di Mario Amato, ai provvedimenti generali si sono unite tutte quelle cautele che da parte dei responsabili dell'ufficio sarebbero state opportune. La risposta dei sostituti romani è negativa su entrambi i punti: dopo le promesse di marzo, affermano, quasi tutti hanno continuato a lavorare senza protezione. Perfino Amato, il solo in Procura ad occuparsi delle inchieste sul terrorismo «nero», era stato abbandonato a se stesso. Il Consiglio superiore non ha potuto che prendere atto di. queste posizioni. Nel prossimi giorni, a deporre saranno chiamati anche i dirigenti degli uffici giudiziari. Del problèma centrale, quello sull'opportunità di proseguire nello sciopero, che a Roma impedisce ogni udienza da più di una settimana, si discuterà questa mattina, in nuove assemblee dei magistrati e soprattutto in una riunione, programmata da tempo, della giunta romana della loro Associazione. Fra i giudici cominciano a farsi strada gli inviti alla moderazione. Molti sottolineano che qualcosa è stata ottenuta. Le auto blindate (cento entro l'estate, altre duecento nell'arco dell'anno) saranno consegnate agli uffici non appena possibile. I nuclei di polizia giudiziaria sono stati già rinforzati, almeno a Roma, ed altri potenziamenti sono in programma per le prossime settimane. Perfino l'atteggiamento tenuto in questa circostanza dal ministero di Grazia e Giu■ stizia — fino a ieri al centro delle polemiche — comincia ad essere guardato in un'ottica diversa. Morlino, dice adesso qualcuno dei magistrati in sciopero, poteva solo fare da tramite verso il Governo. In questo clima, la speranza è che la riunione di oggi possa segnare un'inversione di tendenza: dal giorno dell'assassinio di Amato, l'agitazione dei giudici è proseguita in crescendo, si è estesa ogni giorno fino a sfociare, sabato scorso, nella sconcertante iniziativa della denuncia penale presentata al procuratore generale della Cassazione. Una denuncia in cui, a carico dei responsabili degli uffici giudiziari, si prospetta addirittura una responsabilità per omicidio colposo. I giudici, insomma, si trovano oggi a tracciare un primo bilancio della loro agitazione: si tratterà di scegliere tra un'altra prova di responsabilità, e la prosecuzione di uno sciopero che, a questo punto, difficilmente potrebbe ottenere altri risultati. Ad attenuare le polemiche dovrebbe^ concorrere, oggi, anche un'altra riunione: quella, straordinaria, dei giudici del distretto di corte d'appello. Sarà presieduta dai dottor Marras (primo presidente della della Corte d'appello). Parlerà anche il procuratore generale Pascalino, Difficilmente, dicono alla giunta romana dell'Associazione magistrati, oggi si potrà decidere di revocare lo sciopero: l'orientamento comunque emerge già con chiarezza. Forse la prossima seduta del Consiglio superiore, cui parteciperà anche il presidente della Repubblica, darà ai giudici romani l'occasione per ricevere nuove assicurazioni, e riprendere l'attività. g. z.
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