Se scende in campo una squadra «gay» di Francesco Rosso

Se scende in campo una squadra «gay» il gioco dei nomi e quello dei ruol Se scende in campo una squadra «gay» Una serie di fotografie in apparenza prive di significati particolari, due squadre di calcio riprese in un Campetto della periferia torinese. Poi leggo le didascalie: «etero» contro «gay» e il mondo di oggi irrompe con irridente ferocia. Quale significato hanno quei due aggettivi? Non sono giocatori tutti e 22 i componenti le squadre? Pare di no, qualche differenza cromosomica li isola in campi opposti anche se, all'apparenza, sono quasi simili: la squadra gay. dice la didascalia, si è ben comportata «in uno qport tipicamente maschile». Viene da domandarsi se esistano ancora sport maschili e femminili, quando vediamo una sovietica lanciare il peso facendo guizzare bicipiti degni del miglior Joe Louis, e fiorettisti muoversi sulla pedana con la leggiadria di Carla Fracci. Forse che P. P. Pasolini non fu valido atleta e buon giocatore di pallone? E quei Village Peóples grondanti' baffi, basettoni. tatuaggi, oltre che tra i più famosi e ricchi complessi musicali, non •son forse i più noti gays d'America e dintorni? 11 mio amico cronista avanza, ironicamente, la possibilità che i teams di gay possano un giorno partecipare alle Olimpiadi. E' già accaduto alcuni millenni or sono proprio a Olimpia, dove non si stava a contare i cromosomi negli atleti, accadrà ancora perché il mondo non sta correndo in avanti, ma sta arretrando verso le origini con la violenza di un'implosione vertiginosa. Infatti, ciò che conta oggi non è tanto la cosa in sé; ma il termine che la esprime. Alcuni anni or sono, nemmeno molti, vigendo tabù assoluti in materia, scrittori e giornalisti si esprimevano come endocrinologhi omosessuali, transessuali. eterosessuali. Eravamo tutti sistemati secondo categorie ben distinte nelle quali non erano possibili confusioni, scientificamente parlando. Ma nella locuzione corrente però per i primi le cose andavano diversamente; le definizioni mutavano Con ciuda violenza, a seconda delle regioni. I secondi erano onnivori, «un cui' ou un con. pour nous c'est la mème». alla marocchina. I terzi erano uomini. «Hombre, que tal?» secondo il maschismo iberico. Oggi, dire uomo non ha più significato preciso, è un termine generico per indicare l'umanità. Da qui la necessità . di fare distinzioni, magari folcloristiche I primi sono diventati omofili. traducendo dal francese, poi diversi ed ora. gay all'americana I secondi, quelli di mezzo, sono pressoché scomparsi, come giustamente avviene nelle specie che popolano questa terra. I terzi non sono più uomini, ma eterodossi. Rivolgersi a un amico, o a un tizio, col termine consueto «Ehi. uomo, o buon uomo» non ha più significato. Bisognerà dire «Ehi. eterodosso, o buon eterodosso», per farsi comprendere. D gioco degli scambi tra vocabolo e attività esercitata non è poi tanto nuovo. Incominciò Mussolini il quale, nella caccia alle parole esotiche, azzeccò un neologismoper sostituire un termine straniero, autista, anziché chauffeur Andatogli bene un colpo, pensò di ripulire il vocabolario italiano dalle definizioni ritenute umilianti. Tralascio gli sforzi compiuti per ridare dignità alle professioniste dell'amore a cottimo, soli che riuscirono nel compito immane furono i soldatnegri di Tombolo quando coniarono «segnorina». Ma il povero duce sudò inutilmente nel tentativo di trovare un nobile sinonimo di facchino. Alcuni topi di biblioteca andarono in suo aiuto e rispolverarono il desueto «bagaglione», si arrivò al compromesso con «portabagagli». I vocabolari, oggi, continuano a registrare facchino, che pare di derivazione araba, un poper indicare chi porta grosspesi, ma soprattutto per indicare una persona grossolanaPerò, dove non è riuscito il duce, sono arrivati altri mangia vocabolari (vedi nel Tommaseo la voce tignola, o tignuola insetto divoratore delibri), e i neologismi sono fioccati per rendere meno infelici, così immaginavano i sapienti, chi la natura, o la sorte, ha meno favorito.. - Incominciamo coi mestieriUn tempo si diceva spazzino oggi netturbino. Guardia notturna: metronotte. Per i pompieri aveva già provveduto il . duce dopo il travolgente successo dell'ironica canzonetta «I pompieri di Viggiù», e gli aveva imposto il più complesso nome di vigili del fuoco, che è rimasto, come il codice Rocco. Ma c'erano schiere di infelici che attendevano la redenzione da un nome diverso. Così i ciechi sono diventati non vedenti, i muti non parlanti, i sordi non udenti. Hanno dimenticato la definizione per i sordomuti, di realizzazione troppo difficile. E' andata meglio ai drogati: sono tossicodipendenti. E per gli handicappati fisici e psichici sono state inventate le «Scuole protette», ma non si sa bene chi sia il protettore. Strano che non abbiano chiamato i gobbi «non diritti», e «non mobili» i paralitici. La nostra sottigliezza ipocrita ci spinge alle più incredibili invenzioni etimologiche e politiche. Il governo ha detto no alle Olimpiadi moscovite, ma lasciando il Coni sovrano nelle sue decisioni. Andrà a Mosca con una squadra apolide, ma ci andrà. Il ministro della Difesa ha dichiarato che non concederà licenze speciali ai militari atleti, quello dell'Istruzione che non farà sessioni di esami speciali per gli studenti atleti. Ma un deputato qua, uno là, incominciano a dire: diamine, come si fa a privare uno staffettista dei siioi partners? Re¬ sterebbe a casa l'intera staffetta. Cerchiamo di risolvere il problema magari cambiando le definizioni, e come c'è studente-operaio, con speciali diritti, ci potrebbe essere studente-atleta, soldato-atleta, con speciali licenze e speciali sessioni di esami. I giocatori di calcio di buon nome già non godono di tali favori? Mandateli a Mosca, e alleggeriteci dal peso del ridicolo che già ci soffoca. E se tra gli atleti ci sarà qualche gay. niente di male, anzi ciò farà più Olimpiade. E' vero che il calcio, la boxe, la lotta sono sport tipicamente maschili, come ha scritto il cronista a proposito della gara fra diversi ed eterodossi, lo si vede domenicalmente sui' campi di gioco: rudezza e brutalità diventano sinonimi di mascolinità. Ma negli spogliatoi, durante i ritiri, c'è sempre tanta rudezza? Meglio non indagare, meglio accontentarsi dei giochi, persino divertenti, delle parole. Ieri, interpellando un amico con: «Tu uomo», mi sono sentito rispondere: «No io eterodosso». E se chiamassi: «Tu. uomo», un gay, che mi risponderebbe? Quali complicazioni creano i neologismi. Non sarebbe meglio tornare a chiamare pane il pane, cieco il cieco, muto il muto, sordo il sordo, facchino il facchino, spazzino lo spazzino e i diversi o gay. con la definizione scientifica? Francesco Rosso

Persone citate: Carla Fracci, Joe Louis, Mussolini, Pasolini, Tommaseo

Luoghi citati: America, Mosca, Viggiù