A Moncenisio verrà eletta quasi metà degli elettori di Carlo Moriondo

A Moncenisio verrà eletta quasi metà degli elettori Nel più piccolo Comune d'Italia a 1500 metri A Moncenisio verrà eletta quasi metà degli elettori Trentatré persone con diritto al voto, due liste, 16 candidati - Uno solo l'escluso: chi sarà? - È questo l'unico enigma da sciogliere nel paese DAL NOSTRO INVIATO MONCENISIO — Nella stanza dalla volta bassa, la stufetta «tira» al calor rosso. Dai vetri delle finestre si intravedono canaloni pieni di neve; la nebbia si muove pigra aggrappandosi ai rami degli abeti. C'è atmosfera da rifugio alpino; tra poco la porta si aprirà con un tonfo, arriverà una guida con la corda a tracolla e la piccozza in pugno. Arriva invece il messo comunale, con aria di trionfo: «C'è qua Giaculln, andiamo a venti!». Venti votanti è un numero alto, perché sono solo le 6 del pomeriggio. Forse oggi alla chiusura dei seggi avrà votato la quasi totalità degli elettori: trentatré (più i tre militari di guardia, ma questi per le elezioni comunali non contano). Siamo a Moncenisio, che è probabilmente il più piccolo Comune d'Italia, da quando, con la fine della guerra, i francesi si appropriarono del novanta per cento del territorio, che comprendeva anche i famosi laghi, fornitori giganteschi di energia. Gli abitanti, in questo angolino di paradiso rimasto ricco soltanto di rocce e di cascate, sono da tempo in diminuzione inarrestabile: ora sono ridotti a cinquantuno. Alla domenica, con il bel tempo, prati e pinete sono affollatissimi, risuonano di] canti e di schiamazzi, ma tutto è di origine turistica; d'inverno, durante la settimana, la popolazione scende a sei o sette persone. Però il Comune resiste a tutti gli allettamenti, non vuole farsi assorbire, tiene all'indipendenza perlomeno come San Marino, e ad ogni elezione comunale, con qualche acrobazia, riesce a presentare due liste. I simboli variano, ma soltanto entro schemi prevedibili: un anno c'è la campana contro lo stambecco, poi la cascata contro l'abete, questa volta c'è la lista dell'aquila contro quella della torre. Gli uomini restano sempre gli stessi, tutti maschi, e quindi non c'è grande scelta. Dodici candidati per la lista dell'aquila, quattro per quella della torre. Essendo quindici i consiglieri comunali, metà della popolazione elettorale entrerà trionfalmente al governo del Comune. Che paese felice per chi vuol darsi alla carriera politica. Però dodici più quattro fa sedici: uno, e uno soltanto dei candidati resterà fuori. Nemmeno in questo paese beato si possono accontentare tutti. 'Il sindaco — una faccia color fuoco, cotta dall'aria dei millecinquecento metri della Val Cenisehia, un accento che più piemontese non si potrebbe — non è tanto d'accordo: «Che carriera e carriera... Lei vuol prenderci in giro. Chi va a governare il Comune è solo gente che vuol fare l'interesse del paese e niente altro». Si chiama Lorenzo Chiavanna, fa il guardapesca, è il capo carismatico della lista aquila e detiene un record assoluto: sindaco di Moncenisio ininterrottamente dalle elezioni del '46, quando aveva ventidue anni. Dopo trentaquattro anni, non l'hanno fatto neppure cavaliere. Come guardapesca, ha avuto modo di scontrarsi alcune volte con i suoi elettori, ma sembra die, nonostante le multe impartite, resti sempre popolare. Chissà, potebbe insegnare qualcosa ad altri amministratori, magari di metropoli: si ripresenta forte del fatto di avere —giù il cappello! — un bilancio in attivo: ogni anno, su un'entrata di trenta milioni, riesce ad accantonare qualcosa per quando verranno i tempi più difficili. Gli rincresce die il paese si spopoli (la scuola elementare quest'anno è chiusa per mancanza di materia prima, cioè di bambini), gli rincresce che i politici di grido si siano guardati dal farsi ve-* dere una volta, anche per pochi minuti, anche di sbieco, in paese: «Trentatré persone che votano. Cosa vuole che gliene Importi? E cosi, ci considerano di serie B». In verità la campagna elettorale non ha avuto momenti drammatici. Tutto si è aggiustato in alcune sedute alla «Trattoria degli amici», sotto il pergolato all'aperto: Chiavanna ha accettato ancora una volta di essere il ca-' polista dell'aquila, l'operaio Giorgio Caffo si è incaricato di dirigere il drappello che marcia compatto sotto l'insegna un po' medievale della torre. Il parroco a Moncenisio non c'è, e quindi non deve subire atroci dubbi di coscienza. In questa micro-Italia, che sarebbe piaciuto a Guareschi, non resta che un enigma da sciogliere: chi sarà l'unico escluso dei sedici candidati? Carlo Moriondo

Persone citate: Giorgio Caffo, Guareschi, Lorenzo Chiavanna

Luoghi citati: Italia, Moncenisio, San Marino