In piedi ragazzi forza, è reggae
In piedi ragazzi forza, è reggae In piedi ragazzi forza, è reggae Quando è arrivata al finale, con Bob Marley che cantava di lotta e di speranza, la grande abbuffata era ormai una stanca maratona musicale. Tutt'ungiorno di canzonette distrugge anche i più fedeli mattacchioni del circo rock, e Marley ha potuto fare il suo spettacolo con tranquilla monotonia. La festa era cominciata con Roberto Ciotti, che è un giovanotto nato da qualche parte nel Lazio ma col pallino fisso del Mississippi Non è facile rintracciare legami di cultura e sentimenti tra Frascati e la vecchia musica angosciata delle piantagioni del profondo Sud; ma Ciotti costruisce il proprio personaggio con una spregiudicatezza abbastanza credibile, e il suo esercizio stilistico ha mostrato di recuperare felicemente la tecnica tradizionale del Blues rurale. L'ha seguito Pino Daniele, che è l'ultima bella invenzione del nostro mercato canzonettaro. Daniele canta mezso italiano e mezzo napoletano, con una voce aspra e forte e una ritmica dura, scandita vigorosamente alla chitarra. Il suo personaggio è arrivato buon ultimo nella schiera fitta e felice dei napoletani che hanno fatto la rivoluzione, portando la canzone partenopea sulle sponde vivaci e stralunate del rock; eppure, dopo Bennato e la Centrale, Daniele (che è quello di Je so' pazzo; trova ancora lo spazio per esprimersi con una sua spiccata personalità, un po'dolente e schizofrenica, ma sempre misurata con le note acute dell'autolronla. Il delicato lavoro di Tony Esposito alle percussioni ha preparato in qualche modo la strada all'esibizione dell'Average White Band, un sestetto scossese che naviga da molti anni dentro le atmosfere dolciastre della musica funky; in questo campo, anzi mostra d'avere ben pochi concorrenti, e la maggiore sorpresa sta proprio nella sua straordinaria abilità mimetica, die impasta le tonalità e i colori timbrici del soul con una naturalessa die sembrerebbe solo dei vocallst negri. E' musica ritmata e distesa, fatta apposta per ballare; die è poi come dire ch'era ormai tempo per far arrivare Bob Marley. E, capelluto e allegro, Marley è arrivato, con le sue treairls coloratissime e la banda dei Wailers. La musica che Marley ha suonato Ita un ritmo sensuale, con buone differenze armoniche e melodiche rispetto alta prima musica giamaicana; ma ormai per tutti il reggae e questo, e la circolarità rigorosa della frase musicale s'appoggia a un tempo di 4/4 in levare che dà al ritmo quella sua calcolata e avvincente sospensione sulla quale è difficile resistere ali Invito di muoversi Certo, dietro il reggae c'è anche una ideologia terzomondista con vaghe mitologie mistiche; ma c'è da giurarci che nessuno dei ragazzi che ieri erano lì allo stadio fosse poi molto Interessato alla religione del re dei re. Marley e ti reggae sono oggi la musica che meglio e più si consuma; non hanno la qualità trasgressiva che imponeva il rock degli Anni Cinquanta, né la valenza utopica e-, ribelle della canzone politica degli Anni Sessanta. Però funziona-, no al meglio, forse perché la loro presenza — il loro «messaggio» — aderiscono con apparente semplicità alla voglia del ragazsi d'oggi di stare comunque insieme, ritrovando nella dolcezza del ritmo caraibico la libertà del proprio corpo. Marley ha cantato tutte le canzoni più celebri del suo repertorio, quelle religiose e quelle, diciamo, Ideologiche. I ragazsi sembravano conoscerle ognuna a memoria, e ne hanno accompagnato ti ritmo con II battere felice delle mani; più di tutte è sembrato che volessero cantare e ripetere Get up stand up. Le parole sono: •Forza, in piedi, ribellatevi peri vostri diritti». m. C. ! r 11 11 IMItl 1111111 ! 1 ! 11 ■ t ! ! I [ 111111M II 111111111111 1111111111111111111111111 II 11111 ■ 11111111111111111111
Persone citate: Bennato, Bob Marley, Ciotti, Forza, Pino Daniele, Roberto Ciotti, Tony Esposito
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