Giseard: abbiamo sperimentato la bomba N, pronti a produrla

Giseard: abbiamo sperimentato la bomba N, pronti a produrla Giseard: abbiamo sperimentato la bomba N, pronti a produrla Il presidente critica la «soluzione transitoria» di Carter per Kabul DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Con disinvolta abilità, Giseard d'Estaing ha ribaltato ieri in un'attesa conferenza stampa nel Salone delle feste dell'Eliseo (la prima dal febbraio '79) davanti a 350 giornalisti di tutto il mondo le critiche piovute negli ultimi mesi sulla spregiudicata azione diplomatica della Francia. Accusato d'essere la pecora nera del fronte occidentale, di indebolire l'Alleanza Atlantica con iniziative troppo indipendenti o discutibili (mancato boicottaggio olimpico, clamoroso incontro con Breznev, apertura filo-palestinese in Medio Oriente), Giseard ieri s'è fregiato di numerosi titoli di benemerenza nella condotta degli interessi occidentali. Sul tema degli armamenti, ha annunciato che la Francia ha sperimentato la bomba «N», ed è pronta a dare il via alla produzione a partire dall'82-'83. Il presidente francese ha precisato che il Consiglio di Difesa francese aveva deciso di studiare la fabbricazione dell'arma nel 1976 e che si riserva di ordinare lo studio di una bomba più sofisticata di quella attuale in base all'avanzamento in Europa degli armamenti nucleari. Ma prima. Giseard ha espresso una dichiarazione di principio: la Francia attua «una politica indipendente, ma non neutra né neutralista», perché ribadisce la sua appartenenza all'Alleanza Atlantica (della quale è pronta a onorare tutti gli obblighi) e auspica ovunque nel mondo l'installazione con mezzi pacifici di -democrazie fondate sulla libertà» e un rilancio dell'azione dell'Europa. Ribadita cosi la sua scelta di campo, Giseard è passato al con- trattacco, spiegando gli «approcci originali» della diplomazia dell'Eliseo sui maggiori temi di politica internazionale. Il primo capitolo è stato naturalmente l'Afghanistan. Dopo aver precisato l'«utìHtà» dell'incontro di Varsavia' (espressamente citato nel messaggio inviatogli dal' Cremlino) a proposito del ritiro di alcune unità russe da Kabul, Giseard ha definito la mossa del Cremlino «un gesto nella buona direzione», qualunque sia «la portata, limitata ma significativa» del rimpatrio delle forze sovietiche. Ma il presidente francese ha avanzato una esplicita critica al tentativo-;di «compromesso transitorio» proposta a Belgrado da Càrter, sostenendo di essere favorevole a una «soluzione definitiva e globale» che implichi il ritiro di tutte le forze sovietiche dall'Afghanistan. Come si farà oggi a sospettarlo di ambigui flirt con il Cremlino? Per Giseard una soluzione politica alla crisi afghana deve poggiare su questi tre capisaldi: ritiro totale delle truppe russe, diritto del popolo afghano di disporre liberamente della sua sorte, ritorno di Kabul al tradizionale ruolo di non-allineamento. A corollario delle sue considerazioni sui rapporti Est-Ovest, Giseard ha poi definito «normale e utile» la prossima visita di Schmidt a Mosca«che permetterà ai sovietici di conoscere meglio il punto di vista dei dirigenti europei», rendendo poi un aperto omaggio al ruolo della Polonia, come «Paese cerniera» nelle relazioni inter-europee e annunciando un suo nuovo viaggio a Varsavia in settembre. Sulle «spiegazioni» Venezia ne con Carter, Giseard non si è soffermato particolarmente, limitandosi a dire che le relazioni con gli Usa restano «fidudose», ma ribadendo comunque che la Francia intende condurre una sua politica indipendente. E questa precisazione gli è venuta utile per passare al secondo tema principale del suo intervento, la politica francese in Medio Oriente. Qui il problema, ha sottolineato il presidente, è di conciliare «il diritto alla sicuPaolo Fatruno (Continua a pagina 2 In quinta colonna)

Persone citate: Breznev, Schmidt