L'errata politica governativa alla base della crisi dell'auto

L'errata politica governativa alla base della crisi dell'auto La relazione di Carpi De Resmini all'assemblea Aci L'errata politica governativa alla base della crisi dell'auto Sul caso Alfa-Nissan, ha insistito sulla necessità di un programma che eviti alla nostra industria «la ricerca affannosa di precarie ciambelle di salvataggio» ROMA — La ferma opposizione alla politica «punitiva» nei confronti dell'auto è stata al centro della relazione del presidente dell'Aci, Filippo Carpi De Resmini, tenuta ieri all'assemblea annuale dell'associazione. Non è mancata naturalmente una approfondita analisi della crisi della industria automobilistica nazionale. .Una crisi che — ha rilevato Carpi — potrebbe risultare fatale se non verranno' adottate per tempo adeguate contromisure». Il presidente dell'Aci. "che nei mesi scorsi si è incontrato con alcuni fra i dirigenti mondiali del settore, ha sostenuto, in particolare, che l'industria automobilistica italiana gioca, nei prossimi 5-7 anni, .il proprio ruolo e la propria credibilità^. Carpi si è detto convinto che il settore potrà superare il grave momento congiunturale. Ma il fatto non è da sottovalutare, perchè, se come in analoghe occasioni la crisi verrà subita «sema reazioni apprezzabili, senza che i pubblici poteri intervengano», si corre il serio pericolo che la nostra industria vada a parcheggiarsi in quel .cimitero d'elefanti» dove giacciono altri cimeli, .seppelliti dalla superficialità e dalla insipienza dei politici, dalla improvvisazione degli imprenditori e dalla miopia conflittuale delle forze sindacali». Quanto alla tormentata questione dell'accordo AlfaNissan, Carpi ha detto che .il problema non è di stabilire se sia utile o dannoso consentire l'ingresso della concorrenza giapponese in Italia, ma dì ai>ere una politica italiana dell'automobile che non costrìnga la nostra industria alla ricerca affannosa dì precarie ciambelle di salvataggio ma le consenta di valutare con tranquillità tutte le opzio-^ ni che il mercato mondiale le offre». Per l'Aci la responsabilità maggiore, in definitiva, è del' governo e della classe politica che, a differenza di altri paesi, hanno sempre trascurato il settore e tenuto in scarsa considerazione i problemi che stavano emergendo. Il risultato è che .l'industria italiana, non solo deve guardarsi dalla concorrenza giapponese e statunitense, ma anche da quella di altri Paesi europei». Qualche rimedio, a detta del presidente dell'Aci, potrà venire da una politica europea dell'auto, ma il nostro Paese, per prendervi parte con pari dignità, deve innanzitutto predisporre una seria politica nazionale dell'auto. Questo presuppone un coordinamento efficace della politica industriale, un piano di interventi da parte dello Stato, una sensibilità delle forze sociali all'altezza dei problemi. Parole dure Carpi ha pure avuto nei confronti delle «strane», manovre sul prezzo della benzina che danno fiato alle richieste delle compagnie petrolifere di «liberalizzazione» del prezzo. «No» deciso anche ad un eventuale aumento dei prelievo fiscale sulla benzina (.Sarebbe un atto di ingiustizia fiscale e di insipienza politica»). Secondo dati ufficiali Cee, che stimano il costo della benzina in ore-lavoro — ha fatto presente il presidente dell'Aci — l'italiano deve lavorare dal 40 al 100 per cento in più per acquistare un litro di benzina rispetto agli altri cittadini dell'Europa^ Automobilisti nel mirino di politici e compagnie petrolifere dunque. Ed è questo il motivo della «marcia di proteL sta» a Bruxelles che si farà in autunno contro questa politica punitiva. Alla marcia prenderario parte i rappresentanti di 20 milioni di soci di Automobil Club e Touring Club europei ed di oltre 80 milioni di automobilisti della Comunità, e. p.

Persone citate: De Resmini, Filippo Carpi

Luoghi citati: Bruxelles, Carpi, Carpi De Resmini, Europa, Italia, Roma