Giudici: sciopero a oltranza finchè non saranno protetti di Giuseppe Zaccaria

Giudici: sciopero a oltranza finchè non saranno protetti Il Consiglio superiore appoggia la protesta Giudici: sciopero a oltranza finchè non saranno protetti 1 magistrati romani sono decisi a bloccare tutte le udienze - Lamentano la «cinica inerzia dello Stato» - 1 procuratori interrompono la seduta del Csm Accuse (forse inchiesta) per De Matteo e il questore ROMA — Fra magistratura e potere politico lo scontro si è fatto aperto: i giudici della Procura e dell'Ufficio istruzione di Roma hanno reso noto ieri che si asterranno da tutte le udienze, anche se interessano imputati detenuti, «finché non saranno concretamente attuate le misure dì sicurezza già ripetutamente, richieste, e potenziate le strutture di polizia giudiziaria». Per la prima volta la protesta trova nettamente schierato coi giudici romani anche il Consiglio superiore della magistratura. Dopo una seduta straordinaria che in pratica ha occupato l'intera giornata, interrompendosi solo per un'«invasione», di cinquanta sostituti che volevano spiegare le loro ragioni, il Csm ha messo a punto un documento di estrema durezza. L'organo di governo dei giudici ha «preso atto» dello sciopero, senza dissociarsene, ed ha accolto la richiesta di un'indagine conoscitiva (destinata'a coinvolgere il procuratore capo De Matteo e il questore di Roma) su «eventuali responsabilità conseguenti alla omissione di misure a tutela della vita del giudice Amato». E' stata istituita inoltre una delegazione permanente per la verifica della «concreta attuazione» delle misure di sicurezza. Il Csm ha chiesto infine al governo di rendere noto «con immediatezza» lo stato di attuazione del piano concordato fin dallo scorso marzo e di potenziare i nuclei di polizia giudiziaria «in modo adeguato alla necessità della lotta a ogni forma di terrorismo e di criminalità organizzata». Il braccio di ferro che ieri si è aperto fra magistratura e potere politico ha avuto le sue premesse in una nuova assemblea che i giudici romani hanno tenuto martedì sera in tribunale. C'erano giovani sostituti della Procura, più esperti giudici istruttori, nu-> morosi magistrati di tribunale. La riunione si era conclusa solo a tarda notte. Ieri mattina, poi, il comunicato con l'annuncio dello sciopero a oltranza. I giudici affermano «che l'assassinio del collega ed amico Mario Amato si è verificato per la totale inerzia degli organi dello Stato cui compe- ! le il dovere istituzionale di adottare concrete misure di sicurezza». Questa inerzia, scrivono ancora i giudici romani, «si è protratta cinicamente nonostante le precise proposte avanzate dai magistrati penali dì Roma il 29 marzo, dopo l'uccisione dei colleglli Giacumbi, Minervìni e Galli». Nel caso di Mario Amato, le carenze che i giudici lamentano «hanno assunto poi carattere di eccezionale gravità», viste le minacce che il sostituto aveva ricevuto, di cui aveva informato i superiori e che dunque «rendevano prevedibile e probabile l'evento che poi si è verificato». Altre volte, in concitate assemblee, i magistrati di Roma avevano scelto clamorose forme di protesta: mai però la proposta di una totale astensione dalle udienze era passata con un'adesione cosi unanime. Nessuno ha proposto di mitigare l'agitazione, magari accettando di prendere parte ai processi con imputati detenuti. La paralisi dell'attività giudiziaria degli uffici romani si preannuncia quindi pressoché totale: se i sostituti della Procura generale aderiranno all'iniziativa (e ieri sera già iniziavano nuove consultazioni) dai prossimi giorni i processi si fermeranno anche alla corte d'appello. Da altre città, soprattutto Torino, Milano e Nàpoli giungono inoltre segnali che sembrano annunciare un'estensione dello sciopero. - Ma la protesta dei giudici romani non si è conclusa con il comunicato. Ieri mattina, dopo aver preso parte al rito funebre per il collega ucciso, più di cinquanta fra sostituti, giudici istruttori e magistrati di tribunale hanno deciso di portare fino al Consiglio superiore la loro rabbia. Sono arrivati in massa al palazzo dei Marescialli, quando la seduta straordinaria s'era appena iniziata, hanno chiesto di essere ricevuti. Quando dall'aula delle riunioni è stato loro risposto che sarebbe stata ricevuta solo una delegazione, hanno ribattuto: «Vogliamo entrare tutti». Il vice presidente, Ugo Zilleti, si è reso conto che la tensione stava giungendo a livelli insostenibili. I cinquanta magistrati sono entrati in massa, e quattro di essi hanno parlato per spiegare i motivi dello sciopero a oltranza. «Abbiamo toccato il fondo — è stato l'esordio di Giancarlo Armati, pubblico ministero —. Se vogliamo die la crisi non diventi irreversibile, dobbiamo fare ih modo che il governo alle parole sostituisca i fatti». Per Antonino Stipo, giudice istruttore, «ormai è necessario die il Consiglio si faccia sentire. E se finora è stato privo di forza contrattuale verso il potere politico adesso siamo noi, col nostro sciopero, a fornirgli un potente mezzo di persuasio ne». Hanno parlato ancora Michele Guardata, un giudice della Procura, e Riccardo Morra, dell'Ufficio istruzione: entrambi per sottolineare tutte le «incredibili omissio ni» che hanno reso possibile a due terroristi «neri., di ucci dere Mario Amato a una fermata d'autobus. Pesantissimo è stato poi l'attacco al procuratore Di Matteo: «Quando si nomina il capo di un ufficio come la Procura — hanno detto i giudici — bisogna tener conto non solo della sua personalità, ma anche della politica che intende seguire. Speriamo die lutto questo sarà tenuto presente quando bisognerà scegliere il nuovo procuratore della Repubblica». Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Antonino Stipo, De Matteo, Di Matteo, Giancarlo Armati, Mario Amato, Michele Guardata, Riccardo Morra

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino