La Nato decide sull'installazione dei 572 missili «Cruise» in Europa di Renato Proni

La Nato decide sull'installazione dei 572 missili «Cruise» in Europa Da domani si riuniscono ad Ankara i ministri degli Esteri La Nato decide sull'installazione dei 572 missili «Cruise» in Europa Finita l'analisi sulle conseguenze dell'invasione di Kabul, l'Alleanza deve annunciare i nuovi rapporti con l'Est - La posizione intermedia dell'Italia, tra «falchi» e «colombe» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ANKARA — // Consiglio atlantico di Ankara — domani e giovedì — dovrebbe segnare la fine delle analisi sui motivi e sulle conseguenze strategiche dell'invasione sovietica nell'Afghanistan, avvenuta sei mesi fa. I ministri degli Esteri dell'Alleanza devono — finalmente — elaborare una linea unitaria sul tipo di rapporti che vogliono avere con l'Urss dopo Kabul. La «fase di assestamento», dopo l'embargo del grano e delle tecnologie (in gran parte fallito), il parziale boicottaggio delle Olimpiadi, l'enunciazione della «dottrina Carter» per il Golfo e l'annunciata creazione di una «forza dì rapido intervento» americana, dovrà pur cessare, se la Nato non vuole restare paralizzata. L'incontro di Ankara viene subito dopo il vertice di Venezia e pochi giorni prima del viaggio a Mosca del Cancelliere tedesco Helmut Schmidt. Le scelte politiche, che condizioneranno i rapporti Est-Ovest per qualche anno, sono complesse. Sul piano militare, c'è un consenso per rafforzare le difese dell'Alleanza: la decisione sugli euromissili non è in discussione, anche se il Belgio ritarderà ulteriormente l'accettazione di 48 missili di crociera sul suo territorio, e l'aumento delle spese militari del 3 per cento è in atto, ma le analisi politiche, quindi le conclusioni, degli alleati sull'Afghanistan divergono perché diversi sono gli interessi dell'Europa, potenza regionale per nulla omogenea che accetterebbe la «piccola distensione», da quelli dell'America, che è potenza globale per la quale la distensione è indivisi-, bile. La Francia, che è firmataria del Patto Atlantico ma non fa parte della struttura militare integrata, dimostra regolarmente di voler proseguire lungo la strada autonoma e la debolezza della leadership americana favorisce anche una misura di indipendenza da parte tedesca nei rapporti con Mosca. L'Italia, ad Ankara, cercherà di collocarsi su una posizione intermedia tra quella dei «falchi» americani e inglesi e delle «colombelle il nostro ministro degli, Esteri potrebbe riscuotere un altro successo diplomatico (dopo quelli comunitari) se su di essa convergeranno altri Paesi. L'alternativa è la spaccatura politica, nel qual caso la Nato resterebbe uno «scudo» difensivo, ma sarebbe svuotato di contenuto politico, quindi inefficace sia come strumento di dissuasione militare che come mezzo di distensione. , L'Italia comunicherà tra breve i due aeroporti nel Veneto in cui saranno dislocate le due «squadriglie» composte di 112 «Cruise» atomici. Questi missili lunghi 7 metri, con alette tozze, volano a bassa quota, seguendo i rilievi del terreno grazie alla memoria del loro computer, e sono in, grado, nonostante la velocità subsonica, lungo una traiettoria di 2000 km a zig-zag, di raggiungere i bersagli dell'Unione Sovietica. Sull'installazione di questi 572 missili in cinque Paesi europei, la Nato gioca la sua credibilità e il suo futuro. L'Italia avrà il «controllo», come lo definiscono gli ambienti italiani, delle rampe di lancio, ovvero dei grossi autocarri di fabbricazione americana noti come «Transporter Erector Launcher». Ciascun autocarro avrà quattro missili lanciabili dagli appositi contenitori situati sul rimorchio. I Tel si muoveranno, per esercitazioni pressoché settimanali, sempre senza le ogive nucleari, per raggiungere le località prefissate per il lancio in caso di guerra, in un'area di circa 350 km di diametro. Di per sé le basi fisse dei «Cruise» non rappresenteranno un pericolo aggiuntivo per le popolazioni dei paesi vicini, perché in caso di crisi i Tel partiranno verso le loro basi volanti. Le testate nucleari, come i vettori, saranno di proprietà degli americani é resteranno sotto il loro diretto controllo. L'Italia non avrà quindi una vera «doppia chiave» dei «Cruise», perché non acquisterà i razzi vettori. Tuttavia, la complicata procedura per l'eventuale lancio dei mìssili assicura all'Italia un controllo negativo. Circe 200 soldati italiani, più un contingente americano, scorteranno e proteggeranno i «Cruise» e le ogive atomiche. Il nostro governo teme proteste anche intense da parte del¬ la popolazione vicina alle due basi che ospiteranno i «Cruise», ma il ministro della Difesa Lagorio sta preparando un piano per illustrare alla gente la sicurezza dei missili. Le autorità locali saranno, o dovranno essere, consultate. Non si esclude il rischio di una richiesta di un referendum regionale, sia pure non vincolante per il governo, promosso dai radicali, con il sostegno di altre forze politiche antiatlantiche o pacifiste. Il nome delle basi, infatti, non sarà tenuto segreto. Saranno ospitati sul territorio italiano voli di prova dei «Cruise» (ovviamente anche sema le ogive atomi-, che). In ogni caso, la carica atomica dei «Cruise» non viene «attivata» se non poco prima di cadere sul bersaglio. Il costo del dislocamento dei missili per l'Italia sarà di circa 25 miliardi di lire. Appena Roma avrà scelto le basi, cominceranno i lavori complessi per la costruzione dei depositi, delle strade interne, dei sistemi difensivi e di quelli di sorveglianza elettronica. I primi «Cruise» arriveranno alla fine del 1983, quando la Russia avrà già dislocato 300 «SS-20», ciascuno con tre testate. Renato Proni