Uno scrittore fra gli intrighi di Crispi

Uno scrittore fra gli intrighi di Crispi NUOVI DOCUMENTI SULLA VITA DELLO «SCAPIGLIATO» ALBERTO PISANI DOSSI Uno scrittore fra gli intrighi di Crispi L'incontro con D'Annunzio in Grecia - La maldicenza ateniese «sente ancora il veleno di quella d'Aristofane» Quando Crispi, ritornatoai potere alla fine del 1893, affidò ad Alberto Pisani Dossi, per la seconda volta, il posto di onnipotente «Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri e del Sottosegretario di Stato», lo scrittore aveva quarantaquattro anni ed una salute malferma. Nel Gabinetto egli volle anche, sia pure in una posizione dapprima anomala ed indeterminata, un suo grande amico, il giornalista ferrarese Primo Levi, ch'era stato direttore de La Ragione e poi de La Riforma, ingegno multiforme, scrittore poligrafo, cui sarà affidata poco dopo la responsabilità dell' Ufficio Coloniale, creato dal Pisani Dossi, e che faceva parte del Gabinetto. Pisani e Primo Levi avevano formato, con Luigi Perelll, i magnifici «Tre P.» della scapigliatura milanese. Perelli, amico d'infanzia ed editore del Pisani Dossi, aveva lasciato insieme! a Levi il giornale di Crispi, di cui era stato amministratore. Secondo un pettegolezzo raccolto da Domenico Farini, perché la moglie di Crispi vi aveva voluto mettere due suoi amanti, il Torre èd il Sacerdoti. La ragione vera (o principale) era forse un'altra: il giornale faceva acqua amministrativamente, e Perelli, benestante, si era stancato di metterci del suo. Levi per controllare e condizionare lo stesso Blanc. Se questa fu mai l'intenzione del Presidente del Consiglio, la realtà si rivelò presto diversa. Non solo la collabora-' zlone dei tre fu attiva, sincera e fedele, ma si assistette anzi ad un progressivo distacco di Pisani Dossi dal Crispi stesso, dicui fini col rifiutare i metodi'impulsivi ed i «cattivi consigli» della moglie e degli amici di questa. Alla fine di settembre del 1894 egli indirizzò a Primo Levi un biglietto, in cui lamentava che ...il cervello di Crispi non è più quello di una volta... Per mio conto io non posso più vivere in quest'atmosfera sporca in cui l'uno calunnia continuamente l'altro e tutti insieme rovinano la reputazione italiana. Dopo essersi fatto sostituire da Levi, sempre più spesso, nelle funzioni di capo di Gabinetto, alla fine di novembre si ritirò a Milano, con la scusa di preparare le elezioni amministrative della primavera successiva. Ma deciso, più che mai, a non riprendere il suo posto alla, Consulta. Nella città lombarda gli nacque, il 15 dicembre, il figlio Franco Alvise. Nel frattempo era stato promosso, insieme ad altri diplomatici vicini a Crispi, a ministro plenipotenziario di 2' classe. Vincendo la riluttanza dello, stesso Blanc, che nutriva per lui sentimenti di sincera stima ed amicizia, fece chiedere il gradimento del governo greco alla sua nomina a ministro ad Atene, residenza, com'egli osservò, «diplomatica ed archeologica». Pisani Dossi giunse a Patrasso all'alba del 26 marzo 1895 e vi fu ricevuto dal viceconsole Toscani. Si era fatto accompagnare nel viaggio dall'amico di sempre, il Perelli, che si adoperò con il suo umorismo meneghino a rendergli meno grave il distacco dall'Italia. La sera arrivò ad Atene, e trovò a salutarlo il console Cariati. La visita al Partenone ed alla città risve¬ gliarono in lui interessi letterari ed archeologici. La mattina del 30 marzo presentò le credenziali a re Giorgio. Alla fine della cerimonia fu ricevuto in udienza dalla regina. Com'egli subito riferì a Roma, «l'accoglienza fattami dalle Loro Maestà non poteva essere più affabile né più cortese». Autorizzato da Blanc, rientrò in Italia dove rimase altri tre mesi prima di trasferirsi definitivamente ad Atene, con la famiglia. diramati a stampa per ordine di Blanc. Si tratta in genere d'informazioni sui movimenti diplomatici greci, sulle missioni aventi lo scopo di trovare all'estero nuovi crediti per il paese. Soggiungerò — cosi si legge in quello ! del 27 luglio — die la maldicenza ateniese, la quale serba ancora fresco il veleno di quella di Aristofane, crede già di scoprire reconditi scopi d'interessi privati in questa missione pubblica... Non manca mai in questi rapporti, scritti in forma piana ed elegante, qualche tocco d'ironia. Come in quello in cui informò dell'arrivo del nuovo arcivescovo. Monsignor Gaetano De Angelis è oriundo di Castro de Volsci in provincia di Roma, ed appartiene all'ordine francescano dei minori conventuali... Ha una magnifica barba nera, cosa non indifferente in que-t sto paese in cui la dignità episcopale pare si misuri a lunghezza di barba. Ad Atene, Pisani fu più attivo che non in Colombia. Ovviamente i problemi erano più numerosi e più diret- tamente importanti per l'Italia. Dal complesso dei rapporti pervenuti—si ha ragione di credere che ci siano tutti o quasi —, si ha la sensazione di un diplomatico ben introdotto sia a corte che negli ambienti importanti, di un osservatore aperto alle nuove problematiche, oltre, ben s'intende, a quelle proprie della questione d'Oriente. E sensazione anche che la sede dovesse essergli congeniale, per il molto che gli diceva in fatto di arte e di archeologia. Era caduto Crispi, in seguito alla sconfitta di Adua, da poche settimane, quando Pisani Dossi commise l'imprudenza di chiedere un congedo per «gravi interessi patrimoniali». Il ministro degli Esteri Caetani di Sermoneta glielo accordò, ma con un secco telegramma lo avverti che era stato trasferito a Rio de Janeiro. Il trasferimento parve una iniquità persino a Luigi Luzzàtti che il 23 maggio del 1896 indirizzò a Malvano, di nuovo segretario generale del Ministero degli Esteri, una lettera in cui si legge: Io ho sempre combattuto Crispi e la sua amministrazione; ma se il Pisani Dossi fa bene ad Atene colla piena soddisfazione della Colonia nostra e degli interessi italiani, non è un atto di forza e dì giustizia il lasciarlo dov'è? Ora che faccia benissimo tu sai che io sono in grado di saperlo per pratiche ragioni. Del resto voi potete ciò che volete; ma se vorrete essere equi, vi rinforzerete... L'intervento di Luzzatti non servi a nulla. Ma neppure Pisani si arrese. Di fatto non parti. Cominciò cosi un lungo braccio di ferro tra lui e l'amministrazione, fatto di lunghe aspettative e di brevissimi periodi al ministero,; fino a quando non apprese dai giornali del 21 agosto 1901 di essere stato collocato a riposo per ragioni di servizio. Dieci giorni prima era morto Francesco Crispi... Enrico Serra Pisani Dossi (incisione da un noto dipinto di T. Cremona)