Savona e Imperia: il «posto» c'è però mancano le specializzazioni

Savona e Imperia: il «posto» c'è però mancano le specializzazioni La situazione sanitaria nel Ponente della Riviera Savona e Imperia: il «posto» c'è però mancano le specializzazioni IMPERIA — Dell'assistenza ospedaliera in provincia di Imperia si possono dire, in linea di massima, due cose: le strutture sono sufficienti quanto a capienza, mancano però le specializzazioni. Alcuni esempi: nell'ospedale di Imperia non c'è il reparto di urologia; il centro di emodialisi è stato inaugurato da poco, prima delle elezioni, ma potrà entrare in funzione solo fra due mesi (è l'unico esistente, serve tutta la provincia); all'ospedale di Sanremo manca il reparto di traumatologia (craniolesi), per cui, nei casi più gravi, è necessario sottoporre il malato al lungo e spesso pericoloso trasferimento di 150 chilometri fino al San Martino di Genova. Complessivamente, in provincia, ci sono circa 1900 posti letto, divisi in cinque enti ospedalieri (uno a Ventimiglia-Bordighera, uno a Sanremo-Bussana, tre a Imperia, compresi Costarainera e Pieve di Teco). I dipendenti sono, in totale, 2250. Molte le cliniche private e le infermerie, parecchie delle quali-trasformate ormai in cronicari e ospizi per gli anziani, soprattutto nell'entroterra (Borgomaro, Pontedassio, Dolcedo, Triora). La Regione Liguria ha diviso la provincia di Imperia in tre Unità Sanitarie Locali: il Ventimigliese (17 comuni, oltre 56 mila abitanti, con 43 medici generici, uno ogni 1141 abitanti); il Sanremese (15 comuni, 93.080 abitanti, 80 medici generici, uno ogni 1196 abitanti); l'Imperiese (36 comuni, 73.361 abitanti, 66 medici, uno ogni 1128 abitanti). La nuova ristrutturazione ha portato a unificare gli ospedali di Ventimiglia e Bordighera, Sanremo e Bussana, Imperia e Costarainera. Per quanto riguarda i malati di mente, di cui parleremo in seguito in modo più completo, si può dire che gli assistiti sono 2868, con una spesa di oltre 8 miliardi. A Sanremo, in particolare, l'ente ospedaliero, appunto riunito con quello di Bussana, ha 600 posti letto. I dipendenti, dai primari agli impiegati e agli infermieri, sono settecento. Dopo l'apertura di un pronto soccorso a Sanremo (ora vi operano anche gli specialisti), esistono due piccoli reparti di primo intervento: l'altro è quello di Bussana. E passiamo alla provincia di Savona, che presenta caratteristiche particolari. Le Unità Sanitarie Locali sono tre: Pinalese, Valle Bormida e Savonese. La maggior parte dei problemi è legata all'ormai annosa questione del trasferimento del San Paolo di Savona in località Valloria, dove da anni sono già stati sistemati alcuni reparti. Nella zona di Ponente, sono stati unificati gli ospedali di Santa Corona (Pietra Ligure) e del Ruffini San Biagio (a Finale Ligure). Medicina e chirurgia, in particolare, funzionano adesso soltanto al Santa Corona, mentre il nosocomio di Finale risulta specializzato in ortopedia (il reparto è già esistente) e in reumatologia (do vrebbe essere inaugurato entro fine mese). Alcune note sul servizio di assistenza domiciliare agli anziani. Il servizio, istituito nel 1974, con una legge regio naie, sembra aver raggiunto uno stadio di sviluppo positi vo, ed essere sulla via del completamento, almeno per quanto riguarda la diffusione territoriale. In meno di cinque anni le Unità di Servizio clie erogano prestazioni di assistenza domiciliare agli anziani, sono arrivate a coprire l'80 per cento dei comuni liguri, e a interessare il 66 per cento della popolazione potenzialmente utente (e cioè quella con età superiore ai 65 anni. Le situazioni meno soddisfacenti sono quelle del Finalese, dove i comuni coperti sono 12, pari al 75 per cento del totale dei comuni dell'ambito territoriale ; dell'Imperiese, dove solo il 48 per cento dei comuni è coperto. Negli altri ambiti la copertura è superiore all'80 per cento dei comuni, e pari addirittura al 100 per cento nell'Albenganese e nel Savonese. Le deficienze di copertura, in particolare, interessano esclusivamente i comuni con popolazione non superiore ai 3000 abitanti. Sono cioè penalizzati i centri più piccoli, soprattutto nell'entroterra. Fino al 1976 la creazione delle Unità di Servizio è stata realizzata soprattutto nei comuni con popolazione superiore ai 5000 abitanti, in genere sulla fascia costiera. L'«utente medio» del servizio è donna, sui 73 anni, provvista al massimo di licenza elementare, con un reddito di natura pensionistica, in ogni caso inferiore alle duecentomila lire. E' una persona autosufficiente, che vive da sola sss1nsrhppPql(epstup«di senza figli abitanti nella stessa zona. Per quanto riguarda l'assistenza psichiatrica, la legge 180, che ha cambiato tutta la, normativa nazionale predisponendo la graduale chiusura dei manicomi tradizionali, ha trovato in Liguria una parziale applicazione. Oggi esistono due soli reparti psichiatrici, uno al San Paolo di Savona (con una quindicina di letti), l'altro all'ospedale civile di Imperia (con altrettanti posti). Ma le esigenze sono molte di più. E per questo si scatenano spesso polemiche. Di recente in tutto l'Imperiese si è svolto uno sciopero del personale paramedico, costretto a «tours de force» esasperanti. E' in programma l'apertura di un terzo reparto specialistico, quello di Bordighera, ma i progetti, gli stanziamenti, le nomine delle équipes soiio rimaste fino ad óra sulla Carla. Anche i locali sono insufficienti. A Savona i quindici posti letto si risolvono in tre camere (due da sei o sette letti un'altra più piccina), un ufficio per i medici e uno stanzone comune per trascorrere la giornata. A Imperia i malati sono addirittura sistemati nel corridoio, dove con transenne metalliche si sono ottenute stanzette di fortuna. Spesso le necessità superano la possibilità di ricovero, con tutti i controsensi ancora impliciti nella legge 180: se il medico rifiuta di accogliere qualcuno, rischia di incorrere nel reato di omissione di soccorso; se accetta, invece, tutte le responsabilità penali per episodi violenti (in caso di sovrannumero) ricadono su di lui. I manicomi (Cogoleto e Quarto in Liguria, oltre al Fatebenefratelli di Brescia, convenzionato con la Provincia di Imperia) esistono ormai soltanto per chi già vi sia stato ricoverato e faccia richiesta. La legge 180 prevedeva soprattutto l'assistenza sul cosiddetto territorio. Oggi essa, esiste in minima parte. C'è un centro di igiene mentale a Savona e altri tre stanno sorgendo a Finale, Albenga e Cairo (per la Val Bormida) dove i pazienti dimessi dagli ospedali vecchia maniera e dai «repartini» degli ospedali, o chiunque abbia disturbi, possono rivolgersi per avere consigli, terapie, prescrizioni, eventuali richieste di ricovero. In provincia di Imperia i reparti funzionano nel capoluogo, a Sanremo (centro pilota anche nella prevenzione e cura delle tossicodipendenze) e a Ventimiglia (un locale piccolissimo ricavato nella sede del centro di igiene infantile). Il personale è tutto specializzato e lavora a tempo pieno, con notevoli sacrifici. Ma mancano tutte le altre strutture. La legge 180 parla di alloggi protetti, case-albergo e' altre strutture extra e postospedaliere che oggi non esistono. L'unica esistente, quella di Ceriale (un residence adattato a casa di riposo) è stata recentemente al centro di grosse polemiche, forse anche a scopo elettorale. Sandro Chiaramonti Centro di rianimazione

Persone citate: Ponente, Ruffini, Sandro Chiaramonti