Dalle reticenze di Praga emerge la crisi dell'Est

Dalle reticenze di Praga emerge la crisi dell'Est Energia ed economia al vertice del Comecon Dalle reticenze di Praga emerge la crisi dell'Est NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PRAGA — Una marcata reticenza ha caratterizzato, da martedì a giovedì, la riunione dei capi di governo dei Paesi del Comecon. svoltasi a Praga. Al di là delle clausole formali sul «successo nella costruzione del socialismo e del comunismo», il tono dei dibattiti di questa 34" sessione ha riflesso, come il comunicato finale la gravità dei problemi economici che i Paesi socialisti devono affrontare. La crisi che ha colpito anche il blocco orientale ha trovato cosi una conferma ufficiale. A preoccupare i partecipanti alla riunione sono state soprattutto le conseguenze del rincaro del petrolio. Ne derivano gli obiettivi che sono stati sottolineati soprattutto dal ministro sovietico per il Piano, Baibakov. Occorre economizzare sulle materie prime e sulla manodopera, accelerare il programma nucleare, studiare tecnologie competitive e macchinari che consumino meno energia. Per raggiungere questi obiettivi è stato firmato un accordo di collaborazione con investimenti comuni nell'industria petrolifera e nella produzione di impianti per le trivellazioni. Le decisioni prese a Praga potrebbero senz'altro indica- re, nella storia del Comecon una svolta rispetto agli ultimi dieci anni, caratterizzati dallo sviluppo dei rapporti di ogni Paese membro con l'Occidente. Frutto di necessità (occorre frenare l'uscita di valuta estera), implicano legami più accentuati dell'economia delle democrazie popolari con quella dell'Urss. Questo processo d'<integrasione», vivamente auspicato da Mosca, non suscita un entusiasmo unanime. Il comunicato finale indica infatti prudentemente che il coordinamento dei piani, per il periodo 1981-1985, ha potuto essere assicurato «in linea dj principio». Le riserve più o meno esplicite trovano spiegazione soprattutto nel bisogno dei Paesi Est-europei (Ungheria e Polonia prime fra tutti) di sviluppare le loro esportazioni verso l'Occidente per pareggiare la bilancia commerciale e ripagare i debiti esterni. A breve termine questi Paesi devono continuare a importare le tecnologie occidentali quindi non possono scardinare gli acc'ordi già esistenti. Come potranno ridurre le importazioni e aumentare le esportazioni? La definizione di una nuova strategia d'insieme del Comecon si scontra con queste contraddizioni. Numerosi alleati di Mosca non intendono frenare la loro modernizzazione industriale né, sebbene siano discreti a questo proposito, rinunciare al margine di libertà politica che l'intensificarsi dei rapporti economici con l'Ovest significa per loro. Ma, nell'attuale congiuntura, queste considerazioni hanno scarso peso. E' stato inoltre concluso un importante accordo di specializzazione nel campo dell'informatica, un settore vitale quasi come quello energetico. Kossighin è stato quindi ascoltato. Nella prima giornata dei lavori ha auspicato che, stabilendo i piani nazionali e fissando l'orientamento del suo commercio, ogni Paese membro della comunità socialista traesse le «conclusioni necessarie» dall'embargo americano. La crisi energetica potrebbe addirittura essere una benedizione per Mosca. Dopo aver perso le sue forniture privilegiate dall'Iran, per esempio la Romania si vede ora costretta a premere sull'Urss per avere il greggio necessario a mantenere in attività là sua industria petrolchimica. Bucarest è quindi portata a rinsaldare i suoi legami con gli alleati tradizionali e ora preme addirittura per una più stretta partecipazione ai programmi industriali del Comecon. Copyright «Le Mimilo, e per l'Italia «La Slanipa»

Persone citate: Baibakov, Kossighin