I pacifisti della Roma imperiale di Carlo Carena

I pacifisti della Roma imperiale «Elegie» di Tibullo e «Georgiche» virgiliane: un'utopia? I pacifisti della Roma imperiale Tibullo: «Elegie», a cura di Francesco della Corte; Fondazione Valla - Mondadori editore, pag. XXX-311. s.i.p. Virgilio: «Georgiche», intr. di Gian Biagio Conte, trad. e note di Alessandro Barchiesi; Oscar Mondadori, pag. XLIII-185, lire 3200. Nato fra il 55 e il 50 a.C, cantore di amori, Albio Tibullo aveva dai 20 ai 25 anni — l'età buona — quando Ottaviano arruolò 500 mila uomini per affrontare Antonio, ad Azio (questa è almeno la proposta cronologica che fa il suo ultimo editore. Francesco delia Corte, nel volume ora apparso per la Fondazione Valla, modernamente tradotto e 'ampiamente annotato). Una guerra totale, in una confusione civile che dopo due decenni di lotte intestine portava la repubblica romana sull'orlo dello sfacelo. In un altro studiolo isolato, in quei medesimi anni, un altro poeta di provincia tra¬ piantato a Roma viveva con pari dissidio quel momento politico, limando un poemetto, se non d'amore per una donna, d'infinita nostalgia per le altre dolci cose che Tibullo collegava alla sua donna e comunque contrapponeva, esse pure, al clangore della tuba e allo sfavillio delie spade: la campagna. Nel momen- | to in cui lo Stato si rigira su di sé, minaccia il disfacimento delle sue strutture, promette il rimedio dalla mano del forte, e la guerra si presenta come il rimedio dei mali, lo sfogo e la prova del gentiluomo, il mezzo delle sue conquiste, lo spiegamento di una potenza, contro, poi, una coppia di amanti hippy immemori della maestà di Roma eccetera, ecco quest'altra gente che, se non si schiera per Antonio e Cleopatra, si schiera per una donna e per un fazzoletto di terra protetto dai Lari e da Priapo. Come si prova regolarmente e sempre con sorpresa nella storia, anche allora i bisogni più profondi emergono più netti proprio di fronte alle infatuazioni collettive per la violenza. Non è solo la vocazione temperamentale di intellettuali schivi, linfatici. E' la parte più antica e intima dell'uomo, in cui l'agricoltore, più fioco, cerca di far tacere il cacciatore, di esprimerne la ripugnanza e la stanchezza. Di questo stato d'animo già Esiodo era stato, il dolente campione contrapposto ad Omero. Ora, nel Virgilio delle Georgiche e in Tibullo esso prende corpo in una forma esemplare, rimasta canonica, antonomastica. Se. come spiega Gian Biagio Conte nell'esperta introduzione a un volume degli Oscar Mondadori, già Virgilio nel suo carme perfetto scende dal missionarismo filosofico di Lucrezio a un più modesto avvertimento della felicità del contadino (..O fortunati anche troppo, se solo conoscessero i loro beni, gli agricoltori! Per loro, spontaneamente, lontano dalla discordia delle armi, la terra giustissima fa scaturire dal suolo facile sostentamento», traduce il passo famoso Alessandro Barchiesi), in un difficile equilibrio fra le contrastanti propagande augustee, in Tibullo la voce del privato esplode e anima integralmente i due libri di elegie per Delia e per Nemesi. La costruttivita della vita domestica e 'agreste, fatta di frutti e di sonni, di vendemmie e di abbracci, dei minuti eventi di una giornata a due. è la continua alimentatrice di una poesia di fronda, di un epicurei¬ smo antistoico senza complessi. Idillio, utopia? Certo, come si vedeva allora e come si minaccia di vedere anche oggi. Ma in una letteratura cosi spesso ufficiosa qual è la romana, spesso legata o comunque condizionata dallo Stato e dalla politica, queste voci sono dati preziosi, frammenti da non disperdere, cui prestare l'orecchio frastornato. Quando Tibullo intona «Quis fuit horrendos primus quii protulit enses», «Me mea paupertas vita traducat inerti», il suo programma etico, irriso dai prepotenti e certo pericoloso o vergognoso per i politici fa pur ancora risuonare una verità di vita, a cui bisogna trovare in qualche modo un posto fra i paradossi della storia. Carlo Carena

Persone citate: Alessandro Barchiesi, Francesco Della Corte, Gian Biagio Conte

Luoghi citati: Roma