Aumentare le tariffe non basta più la Sip chiede l'aiuto dello Stato

Aumentare le tariffe non basta più la Sip chiede l'aiuto dello Stato Quest'anno il bilancio chiuderà con 480 miliardi di perdite Aumentare le tariffe non basta più la Sip chiede l'aiuto dello Stato TORINO — La Sip è tornata nell'occhio del ciclone a pochi giorni dall'assemblea societaria che si terrà a Torino giovedì prossimo. Dopo le polemiche dell'anno scorso su alcuni bilanci, l'altro ieri l'Anie (Associazione delle industrie elettrotecniche ed elettroniche) ha annunciato che la Sip non è più in grado di pagare i fornitori ed ha drasticamente ridotto le commesse sia del settore trasmissioni, sia del settore commutazioni. La decisione ha determinato una seria crisi nelle aziende del settore che al più presto — secondo quanto è stato affermato mercoledì — «adotteranno provvedimenti di riduzione del personale, partendo con la cassa integrazione à tempo indeterminato per 30 mila lavoratori*. Sul problema abbiamo sentito l'avv. De Rosa, responsabile delle relazioni esterne della Sip. Come mai questa grave decisione, proprio pochi giorni prima dell'assemblea della società? «Per la prima volta il bilancio Sip chiude in perdita per 480 miliardi di lire. Il 1979 è stato un'annata particolarmente crìtica die ha nuova- mente impedito di remunerare gli azionisti. La concessione degli aumenti delle tariffe telefoniche in vigore dal primo gennaio di quest'anno non è sufficiente per rimettere la Sip in corsa per rilanciare gli investimenti e remunerare il capitale. Una crisi ben più grave sta compromettendo la stabilità dell'azienda e se il governo non interverrà d'urgenza, i prossimi mesi potrebbero registrare drammatici sviluppi coinvolgendo gli azionisti (70 mila piccoli risparmiatori) e i dipendenti (300 mila compresi i 200 mila delle aziende fornitrici)». Perché questi rincari non sono sufficienti a ridare equilibrio alla Sip? «Perché sono arrivati troppo tardi e in misura non sufficiente. Ma si possono elencare anche altre ragioni comuni, in questo periodo di stretta creditizia e di elevata inflazione, a tutte le imprese italiane». Quali sono? «Consideriamo, ad esempio, gli investimenti. La Sip conta di realizzarne quest'anno per duemila miliardi di lire a prezzi 79 e di concludere il triennio 1980-1982 con 7 mila miliardi. Allo stato attuale delle cose questo programma è irrealizzabile. Il costo dei finanziamenti reperibili supera ogni ragionevole previsione; l'inflazione sbilancia i preventivi; gli Istituti di credito vogliono restituzioni prima di impostare nuovi piani di erogazione. Ne consegue che la Sip sta adottando i necessari provvedimenti per il contenimento dell'investimento programmato*. Cosa intende fare la Sip? «La sola manovra tariffaria non può garantire il ricupero dell'azienda. Essa pertanto confida che sia accolta la deliberazione del Cipe dello scorso novembre che aveva indicato come opportuno, entro un semestre dall'applicazione dei rincari di gennaio "un riesame della situazione econo¬ mico-finanziaria della Sip e un'aggiornata verifica dell'andamento della sua gestione"». Ma gli incassi sono stati molto elevati. Come mai U bilancio si chiude in perdita? «Appena il 70 per cento degli incassi delle bollette Sip è di nostra competenza; il restante 30 per cento spetta allo Stato che, attraverso l'azienda di Stato per i servizi telefonici (Asst) gestisce parte del traffico interurbano e all'Italcable per le comunicazioni in¬ tercontinentali. E ciò pur essendo a carico della Sip la massima parte della costosissima struttura della rete. Per restare alle cifre, in quest'anno gli interessi passivi per finanziamenti sono di oltre 800 miliardi di lire, circa il 33 pei cento dei ricavi dell'azienda». Allora, cosa si può fare? «Nel momento in cui il governo si prepara a presentare al Parlamento e alle forze sociali una riedizione aggiornata del programma economico sarebbe opportuno che i ministri tecnici esaminassero, con priorità per il settore delle telecomunicazioni, l'opportunità di alleggerire i costi Sip. Indicazioni sono state date, quali il trasferimento a carico dello Stato dell'onere relativo alla concessione di fasce tariffarie agevolate; la fiscalizzazione del pagamento dei contributi di malattia, diventati veri e propri oneri impropri dopo la riforma previdenziale; la concessione dì agevolazioni per gli investimenti nel Sud dove, per il potenziamento della telefonia, sono destinate notevoli risorse (30 per cento degli investimenti complessivi) ecc. Operando in questo senso la manovra tariffaria potrebbe essere contenuta e si potrebbe evitare la crisi di un settore indispensabile alla sopravvivenza del sistema», r.v.

Persone citate: De Rosa

Luoghi citati: Torino