Ingrao ammonisce i Paesi dell'Europa a non osservare l'Iran dalla finestra di Igor Man

Ingrao ammonisce i Paesi dell'Europa a non osservare l'Iran dalla finestra Reduce dalla Conferenza di Teheran sulle ingerenze americane Ingrao ammonisce i Paesi dell'Europa a non osservare l'Iran dalla finestra Preoccupazione di tutti i delegati per la sorte delle imprese e dei lavoratori italiani ROMA — Quella di ieri, al Circolo della stampa estera, doveva essére una conferenza-rendiconto da parte della delegazione italiana che ha partecipato, dal 2 al 5 di giugno, alla Conferenza internazionale di Teheran sulle «ingerenze americane». Si è trasformata in un vivace intelligente dibattito fra il pubblico, foltissimo, e i nostri parlamentari retour de Tehèran. Ed è stato un bene poiché, per stessa ammissione dei delegati, la loro conoscenza del «caso Iran» è piuttosto limitata anche a causa di una «distratta lettura» di quanto, oramai, dal settembre del 1978, la stampa in generale e quella italiana in particolare è andata scrivendo. Detto questo, va dato atto alla nostra delegazione (i comunisti Ingrao, Valori, Fanti, Salati; il socialista Giannetta, il sindacalista della Uil, Berteletti; Piero Basso, della Fondazione omonima, Mario Capanna, deputato europeo di dp, e il dr. Scherillo, della Fondazione Pirelli) di aver cercato, sia pure nel breve volgere di quattro giorni, di approfondire tematiche e problemi della rivoluzione khomelnista, dalla questione degli ostaggi alla situazione dei nostri lavoratori, dai gua- sti provocati, appunto, dalle ingerenze americane nel tessuto non solo culturale dell'Iran, alle contraddizioni di un processo rivoluzionarlo insidiato da un riflusso integralista. A Teheran 107 delegati di 60 Paesi han dato vita a «una discussione schietta, niente affatto diplomatica» (son parole di Ingrao); a Teheran «si è auspicato che ogni conflitto fra Iran e Usa venga regolato in modo.pacifico» (Berteletti). L'on. Giannotta e un po' tutti i delegati hanno, poi, affermato come l'Europa possa svolgere «un grande ruolo» nella vicenda iraniana «sempraché sappia dimostrare un'effettiva autonomia». Sulla necessità di un'azione europea veramente autonoma si sono soffermati Mario Capanna, il senatore Salati, Piero Basso, e Valori, che si è detto «preoccupato per le sorti dei lavoratori italiani e delle imprese industriali se dovesse permanere una politica di chiusura da parte del governo italiano». Ma senza far torto a nessuno occorre riconoscere come l'intervento più lucido e stimolante sia stato quello di Ingrao. «Bisogno lavorare — ha detto l'ex presidente della Camera — per fare in modo che la classe operaia italiana e, per conseguenza, l'opinione pubblica, esca da una visione eurocentrica del caso Iran. Abbiamo un compilo di conoscenza. Insomma, questa parola va detta: dobbiamo imparare, dobbiamo prendere atto della grande lezione che ci viene dalle masse iraniane, solo così sarà possibile rendersi conto di quel che rappresenta la rivoluzione iraniana che va collocata nel quadro eredità dell'imperialismo - rapporto Nord-Sud oggi. Se la rivoluzione iraniana fosse sconfitta non dimentichiamo la presenza delle forze integraliste —saremmo noia perdere. Stare alla finestra—ha proseguito Ingrao —, è una cosa sbagliata, e attualmente l'Europa sta alla finestra, rinunciando al compito straordinario di un confronto culturale e di un rapporto costruttivo». Certamente, come scriveva ieri la stampa britannica, la vicenda delle sanzioni economiche «non costituisce uno dei capitoli più positivi della storia della Comunità europea». Finora la reazione dell'Iran è stata moderata, ma domani, anche sotto le spinte della crisi economica, potrebbe scattare un meccanismo perverso tale da alienare completamente l'Iran dal mondo occidentale. E il primo Paese a pagare sarebbe proprio il nostro che ha, laggiù 1500 lavoratori e interessi nell'ordine di 5 mila miliardi. Igor Man