I sindacati europei chiedono di ridurre l'orario di lavoro

I sindacati europei chiedono di ridurre l'orario di lavoro Conferenza stampa in vista del vertice di Venezia I sindacati europei chiedono di ridurre l'orario di lavoro Per il tedesco Vetter è possibile una riduzione del 10% nei prossimi quattro anni - «Prematuro parlare di scioperi internazionali» ROMA — «Il sindacato assume con forza i contenuti del rapporto Brandt per una nuova politica economica tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo», lo ha detto il segretario generale della Cisi, Camiti, aprendo la conferenza stampa dei rappresentanti sindacali che si sono riuniti a Roma in vista del «summit» dei sette maggiori Paesi industrializzati Prà'i primi a rispondere alle domande dei giornalisti è stato il presidente della Dgb (Germania Federale), Vetter, il quale è stato sollecitato in modo particolare sulle difficoltà dei rapporti fra organizzazioni sindacali in campo internazionale. «Sono tranquillo — ha detto Vetter — perché la Cgil si sforzerà di entrare nel Tuac (sindacato «parallelo» all'Ocse) e cosi molte delle difficoltà organizzative saranno eliminate. I sindacati Usa, da parte loro, devono abituarsi più fortemente alla natura dei problemi europei; noi, come associazione europeadei sindacati, consideriamo la presenza della Cgil come completamente valida». Il presidente della Dgb, seduto vicino a Lama, intendeva anche riferirsi al post-vertice che i sindacati internazionali intendono tenere per valutare i risultati di Venezia. L'idea di un dopo-vertice era partita dagli americani, assenti però al convegno di Roma, e allora è stato chiesto come mai non erano presenti i francesi di Force Ouvrière, i giapponesi del Domei, gli americani dell'Af 1-Cio, i francesi della Cgt, che non è stata invitata. «La Cgt aderisce ancora alla Fsm — ha detto Camiti — e non a altre organizzazioni internazionali presenti (Clsl internazionale, Tuac o Cmt) e il sindacato francese per sua libera scelta si muove in ambito molto diverso, ad esempio, dalla Cgil italiana». Vetter ha poi respinto, nella sostanza, una domanda che sottintendeva la inutilità delle riunioni sindacali parallele agli annuali vertici dei Paesi industrializzati. «E' vero — ha detto — die la nostra esperienza ci ha insegnato die i vertici dei capi di governo non seguono abbastanza le richieste sindacali, ma i governi devono capire che devono essere essi stessi a prendere le decisioni opportune. Per quanto riguarda questo summit di Vene¬ zia vogliamo die sia ben orientato, e non ritengo che le nostre riunioni non siano ragionevoli solo perché ci si aspetta die la montagna partorisca il classico topolino». Vetter ha concluso dicendo: «Questa volta abbiamo voluto porre chiaramente i problemi, e credo die dovremmo sempre cercare di , avere una risposta anche se non si dovessero raggiungere risultali concreti. I sindacati dei Paesi industrializzati, poi, sono venuti per .cercare azioni comuni e intendono valutare al più presto i risultati di Venezia con una riunione a breve scadenza». A una domanda sulle eventuali azioni sindacali in campo internazionale, ha risposto il francese Chereque, segretario generale aggiunto della Cfdt francese. «£' prematuro parlare di sciopero a livello internazionale — ha detto — ma ci avviamo a una nuova tappa i fatta di azioni più precise». Sulla questione del vertice sindacale post: Venezia, il segretario generale della UH, Benvenuto, ha detto: « Crediamo nella possibilità di una "veduta d'assieme" in quella sede. Lavoreremo in questo senso e ci auguriamo die nella americana Afl-Cio prevalga una visione diversa die porti alla sua partecipazione». Su questo stesso argomento il tedesco Vetter ha detto: «Due anni fa, nella Germania federale e in un clima diverso, fu possibile portare tutti attorno a un tavolo». A una domanda sull'affiliazione della Cgil al Tuac (organo sindacale dei Paesi aderenti all'Ocse) Luciano Lama ha risposto affermando che «é necessario per la Cgil entrare nel Tuac; tuttavia la domanda di adesione, die è già pronta, non sarà presentata se non quando avrà la possibilità di essere accolta. In caso contrario sarebbe inutile presentarla». Sulla questione della riduzione dell'orario di lavoro ha risposto il tedesco Vetter, in questo caso come rappresentante della Conl federazione europea del' sindacati (Ces). Ha j affermato che una diminuzione dell'ordine | del dieci per cento, nei prossimi quattro o j cinque anni, è quanto chiede la Ces e che ' questo potrà essere uno dei mezzi per aumentare l'occupazione, anche se ci vuole una certa prudenza nell'applicazione.

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