Due porte strette in Medio Oriente di Arrigo Levi

Due porte strette in Medio Oriente Due porte strette in Medio Oriente Secondo i consiglieri di Carter, Israele e Iran sono i passi obbligati per contenere l'Urss dal n09tho inviato speciale |WASHINGTON — La sfida sovietica, la risposta americana e occidentale, viste dalla Casa Bianca e dal dipartimento di Stato appaiono come un giuoco complesso e rischioso, dal quale non potrà esservi una via d'uscita facile o rapida. Non c'è una scorciatoia per tornare alla distensione, anzi, per conquistare una distensione nuova, globale, più solida e sicura, più capace di resistere alle molte crisi degli Anni Ottanta. Il presidente Carter mi è apparso genuinamente fiducioso sulla capacità dell'Occidente di dare alla sfida una risposta unitaria ed efficace. Il quadro, analizzato dai policy-makers di Washington, appare tuttavia problematico epericoloso. Alla Casa Bianca, Zbigniew Brzezinski, principale consigliere del Presidente, è solito spiegare il quadro globale davanti a una grande carta geografica, a colori e in rilievo, che tiene in un angolo del suo studio. Si sa che Brzezinski giudica che sia in atto una nuova minaccia strategica sovietica, analoga a quella del primo dopoguerra verso Occidente, o a quella verso il SudEst asiatico degli Anni Sessanta. La prima fu contenuta e congelata dalla rinascita | dell'Europa e dall'Alleanza i è e , ù l e . , n i i e Atlantica. La seconda fu frenata, nonostante la sconfitta americana nel Vietnam, dal «riallineamento» cinese, dall'alleanza emergente tra Cina e Occidente. La potenza sovietica s'incanala dunque verso Sud. La grande pianura russa e centro-asiatica ha dinanzi una gigantesca barriera montuosa: il Caucaso, gli altipiani iranici, il massiccio afghano: oltre la barriera sono le pianure del subcontinente india-* no, i deserti e il petrolio del mondo islamico e arabo, le rotte del Golfo. Oltre l'Arabia, vi sono già posizioni sovietiche, in Etiopia, nello Yemen. La spinta verso Sud scaturisce dalle forze e dalle debolezze strutturali della società sovietica: le debolezze politico-economiche, la forza militare. L'instabilità politica e culturale del mondo islamico e l'immensa ricchezza petrolifera di queste regioni, capace di risolvere tutti i problemi dell'Urss, sono una potente attrazione. Il giorno che l'Urss controllasse quel mondo, l'Europa, dipendente com'è dal petrolio mediorientale, sarebbe sospinta inevitabilmente verso la «finlandizzazione». La strategia sovietica ha, beninteso, dei punti deboli. Anzitutto, i sovietici si sono •urtati contro una imprevedibile resistenza afghana. I sovietici hanno oggi in Afghanistan 85 mila uomini, e altri 33 mila — mi dicono le fonti americane — a ridosso del confine. E' quanto basta per tenere tutte le città e prò-teggere le vie di comunicazione; e i sovietici possono, quando lo vogliono, penetrare in qualsiasi zona dell'Afghanistan. Ma queste forze non bastano per sigillare le frontiere afghane col Pakistan e l'Iran, 0 per tenere sotto controllo le immense regioni montuose dove i ribelli possono rifugiarssi, ed aspettare. E' una situazione analoga a quella della Jugoslavia nella seconda guerra mondiale: e le forze di Tito non furono mai distrutte. Inoltre, quanto maggiore è la repressione militare sovietica, tanto più debole diventa il governo filosovietico di Kabul. La conclusione è die questa guerra durerà probabilmente anni. Ma da ciò deriva soltanto un freno temporaneo per la spinta a Sud» sovietica: perché, oltre l'Afghanistan, è tutto un panorama di debolezze, di contrasti, di anarchie. La regione è «volatile», il Medio Oriente è come i Balcani. E proprio le difficoltà sovietiche in Afghanistan possono diventare un incentivo ad andare oltre, a spostare più avanti le «frontiere difensive» del- 1 "impero sovietico. La minaccia rimane dunque grande. La sfida si basa su un programma di riarmo che prese le mosse dal fallimento di Kruscev a Cuba, che dura dunque da un ventennio, a costo di scelte dolorose per i popoli sovietici, mantenute sempre senza tentennamenti. Il disegno sovietico è di cambiare gli equilibri di potenza in Arrigo Levi (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Persone citate: Brzezinski, Kruscev, Zbigniew Brzezinski