Uccise l'amante della figlia minorenne: 16 anni di pena

Uccise l'amante della figlia minorenne: 16 anni di pena In assise il tragico episodio di via Viterbo Uccise l'amante della figlia minorenne: 16 anni di pena La vittima, 32 anni, il 24 settembre '77 invitò sulla sua auto l'imputato che gli rivoltò contro la canna della sua stessa pistola La corte d'assise (presidente Barbaro) ha condannato a 16 anni di reclusione Antonio Oallicchio. 53 anni, l'operalo che il 24 settembre del '77 uccise l'amante della propria figlia, il panettiere Emanuele Visen t ino. 32 anni, per il quale la ragazza, Maria, che oggi ha 17 anni aveva lavorato come commessa. La sentenza è stata emessa ieri nella tarda mattinata dopo breve camera di consiglio. Antonio Gallicchio ha chinato la testa fra le spalle. Ha salutato la moglie, Maria Carmignano, 61 anni, condannata a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento net confronti del marito. Olà prima che la corte si ritirasse aveva perso ogni speranza di uscire dal processo con una condanna più lieve. La deposizione della figlia non aveva certo contribuito ad alleggerire le sue responsabilità di fronte alla legge. L'interrogatorio della principale testimone si è infatti risolto in una serie di «non capisco», «sono turbata', «mi ripeta la domanda» in risposta alle domande del presidente Barbaro. • Mio padre non mi aveva mai detto niente a proposito della relazione con il Visentino» ha dichiarato la ragazza. Ha però ammesso di «aver sentito dire dai fratelli che il padre voleva metterla in collegio», per sottrarla alle pressanti attenzioni del panettiere. La giovane sembrava non rendersi conto — ma 11 presidente glielo ha fatto capire a chiare lettere — che la causa della tragedia era stata proprio lei. Entrata a 12 anni nel negozio del Visentino come aiuto commessa, dopo solo un anno aveva accettato e ricambiato le sue ats tenzioni. I rapporti di amicizia tra le due famiglie (1 Gallicchio e i Visentino abitano in via Verolengo e via Viterbo, i secondi avevano fatto da padrini alla cresima della giovane) si erano ben presto guastati. Come ha dichiarato l'avvocato Lunghetto, difensore dell'Imputato «l'ultimo a sapere la verità fu proprio il padre; o perché rifiutava di crederci o perché cercava una prova sicura. Per questo motivo ad un certo punto si decise ad affrontare il panettiere ingiungendogli di "piantarla li con sua figlia"». Per tutta risposta l'altro gli mostrò un'arma, una «Taurus» calibro 38, che portava spesso nel cruscotto dell'auto, minacciandolo «di non impicciarsi altrimenti se la sarebbe dovuta vedere con quella pistola». Il delitto non fu premeditato. Maturò in un incontro casuale la sera del 24 settembre '77, quando il panettiere passò davanti al bar Moretti di via Viterbo dove in quel momento sostava il Gallicchio. Uno scambio di parole dure tra i due e Visentino si allontanò per andare a prendere l'auto a bordo della quale poco dopo ripassò davanti al lo-] cale Visentino ingiunse al Gallicchio di salire sull'auto e l'altro, armato di un coltello, non si fece ripetere l'offerta. Visentino a questo punto tirò fuori la «38» ma l'operaio fu più lesto di lui e torcendogli il polso rivolse la punta della canna verso l'aggressore, lasciando partire un colpo mortale. L'avvocato Longhetto ha chiesto l'attenuante della provocazione. La corte ha concesso soltanto le attenuanti generiche. La sentenza ha fissato la pena in 16 anni. c.cer. Antonio Gallicchio

Persone citate: Antonio Gallicchio, Antonio Oallicchio, Longhetto, Maria Carmignano, Moretti, Taurus