Roma: Nieto condannato a 18 anni Rapì e violentò Giovanna Amati

Roma: Nieto condannato a 18 anni Rapì e violentò Giovanna Amati Per la libertà della ragazza, i familiari pagarono 800 milioni Roma: Nieto condannato a 18 anni Rapì e violentò Giovanna Amati Stessa pena anche a Massaria, Germani e Primi - Dopo la liberazione della vittima si diffuse la voce che essa aveva avuto una relazione amorosa con il bandito francese DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Diciotto anni e 300 mila lire di multa per Daniel Nieto. riconosciuto colpevole oltre che di sequestro di persona anche di violenza carnale: stessa condanna per Luciano Primi, Guerino Massaria e Amedeo Germani; 6 mesi con la condizionale a Mj rianca Herceg, responsabile di favoreggiamento. Tre assoluzioni per insufficienza di prove. Questa la sentenza emessa, ieri sera, a conclusione del processo per il rapimento di Giovanna Amati, che venne sequestrata nel febbraio del 1978 e fu liberata dopo 74 giorni di prigionia. Il padre, conosciuto come il «re dei cinema romani», dovette pagare un riscatto di 800 milioni, somma che non è stata mai recuperata. L'aspetto più singolare della vicenda riguardava i rapporti tra la vittima del sequestro e il suo carceriere, il marsigliese Daniel Nieto. Dopo la liberazione della ragazza, si diffuse la voce che essa aveva avuto con il francese una relazione amorosa, proseguita anche dopo la conclusione della sua prigionia. Si parlò di telefonate dal contenuto affettuoso tra Giovanna e Nieto; si sottolineò il fatto che il marsigliese fu catturato il 24 maggio del 1978 mentre si recava in via Veneto a un appuntamento con la ragazza. Questa, quando vide Daniel Nieto sopraffatto dai carabinieri dopo una strenua lotta per non farsi arrestare, fu colta da una crisi (isterica. Giovanna inveì contro gli uomini delle forze dell'ordine gridando: «Perché lo arrestate?». La Amati, in interviste rilasciate ad alcuni settimanali subito dopo questi fatti, avvalorò l'ipotesi di una «love story». Ma il suo atteggiamento mutò ben presto: sia in istruttoria sia in dibattimento la ragazza ha accusato apertamente Nieto di averla violentata durante la prigionia. Inutilmente il marsigliese ha cercato di convincerla ad ammettere di aver ricambiato il suo amore. «Non nego di aver partecipato al rapimento di Giovanna — aveva detto il francese —, ma respingo con tutte le mie energie di averla sottoposta a sevizie. Tra noi c'è stato un vero epro¬ prio romanzo d'amore, tanto che, dopo la sua liberazione, ci siamo telefonati e abbiamo continuato a vederci». A dar un aiuto a Daniel Nieto era stata, sia pure fuori del processo, la sorella di Giovanna Amati, Vittoria. In una dichiarazione riportata da un giornale la giovane aveva detto in sostanza che tra i due c'era stato del tenero e che la sorella aveva escluso di essere stata violentata. Ma poi per motivi inesplicabili, aveva deciso di accusarlo. Nel corso del processo, il pubblico ministero ha sostenuto la tesi della violenza carnale, chiedendo per Daniel Nieto la condanna a 29 anni di reclusione. Per quanto riguarda gli altri imputati, il magistrato aveva sollecitato 28 anni per Luciano Primi, ritenuto l'organizzatore del sequestro, e Guerrino Massaria; 26 anni per Achille Jacarelli e Amedeo Germani; 17 anni per Cinzia Pugliese, moglie di Massaria. Tutti gli imputati vennero arrestati poco dopo la liberazione della Amati, avvenuta al Circeo il 27 aprile del 1978. Nonostante la sorpresa fatta dai carabinieri in casa dei Massaria non fu possibile recuperare la somma del riscatto. La valigia contenente le banconote al momento dell'irruzione dei militari, venne lanciata dalla finestra e presa da un complice che non è stato mai identificato. La somma sarebbe poi stata impegnata per finanziare un grosso traffico di «hashish» tra l'Italia e il Libano, che di recente ha portato in tribunale una ventina di persone che sono state tutte condannate a pesanti pene. Giovanna Amati, fotografata poco dopo la liberazione

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