Grave clima di guerra civile a Teheran sconvolta dagli scontri fra estremisti
Grave clima di guerra civile a Teheran sconvolta dagli scontri fra estremisti Almeno due morti e centinaia di feriti nella lotta per il potere Grave clima di guerra civile a Teheran sconvolta dagli scontri fra estremisti NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEHERAN — I violenti scontri di giovedì a Teheran illustrano il clima di guerra civile che si delinea sempre più chiaramente in Iran da alcune settimane. Sabotaggi, sollevazioni, sequestri, aggressioni, uccisioni si moltiplicano da una parte all'altra del Paese, senza che si possa neppure registrarli tutti. La manifestazione di giovedì dei mujahidin, movimento dei musulmani di sinistra, intendeva proprio protestare per gli attentati degli ultimi giorni contro le loro sedi e i loro militanti. I disordini sono cominciati verso le 16. un'ora prima della manifestazione, presso lo stadio Amjadieh. Decine di migliaia di sostenitori del partito erano in attesa quando gruppi di hezbollahi (estremisti islamici) hanno cominciato a vociferare contro i mujahidin. «Abbasso i deviazionisti — gridavano —. Non c'è che un partito, quello di Dio, e un capo, l'imam Khomeini». Gli hezbollahi, di fatto, non si rifanno ad alcuna precisa formazione politica. Si sa tuttavia che sono una forza d'urto reclutata nei bassifondi di Teheran che serve a una fazione d'estrema destra del Partito repubblicano islamico, guidata dall'ayatollah Behesti. Gli hezbollahi hanno cercato d'impedire lo svolgimento della manifestazione, attaccando a più riprese gli accessi allo stadio, scagliando pietre. Fatto insolito, le forze di polizia e i guardiani della rivoluzione sono stati, per la prima volta, apparentemente neutrali. Non hanno aiutato gli assalitori, ma li hanno difesi dai miliziani dei mujahidin,} molto più numerosi, poi hanno lanciato, candelotti fumogeni e cominciato a sparare in: aria. La reazione dei dimo-' stranti è stata impressionan-1 te: nonostante gli spari han¬ no continuato ad avanzare tutti in fila, imperturbabili, calmi e disciplinati, verso l'ingresso. Nessuno ha risposto alle sassate degli hezbollahi. Il loro sangue freddo l'ha vinta, lo stadio si è riempito. Nel giro di due ore 150 mila persone sono salite sulle gradinate per ascoltare il loro leader, Massoud Rajavi. «La nostra lotta — dice Rajavi — continuerà fino alla vittoria, quale che sia il umilerò dei nostri martiri. Che cosa ci si rimprovera? Siamo buoni musulmani e viviamo in una repubblica musulmana. Ma lanciano terroristi contro di noi. La Costituzione garantisce ogni libertà, ma ci si impedisce l'accesso ai giornali, alla radio, alla televisione, al Parlamento». All'esterno continua la battaglia: esplosioni, raffiche, sirene coprono talora la voce dell'oratore. Nuvole di fumo nerastro si spandono sullo stadio, ma la massa ascolta in silenzio, risponde puntualmente a Rajavi. «Noi non siamo comunisti né filo-sovietici — dice il capo rivolgendosi agli hezbollahi —. Siete voi, i reazionari iraniani, che tentate di servire l'imperialismo occidentale». | Alla fine del comizio i combattimenti continuano ancora fuori dello stadio. La milizia dei mujahidin passa al contrattacco, ma gli «islamici» la respìngono. Si spara dai tetti delle case circostanti. Molti cadono sui marciapiedi. Alcuni giovani, il volto insanguinato, corrono in ogni dire¬ zione. Il bilancio è di almeno due morti (qualcuno dice cinque) e centinaia di feriti. Massoud Rajavi, come la maggior parte dei dirigenti di sinistra, non è tornato a casa. Da qualche tempo vive in semi-clandestinità e non va alla sede del partito. E' convinto, sebbene il presidente Bani Sadr abbia con lui buoni rapporti, che il partito repubblicano islamico abbia intenzione di monopolizzare il potere. Lo scatenarsi di passioni cui si assiste è dovuto anche alla crisi economica e sociale e alle contraddizioni in seno a un Paese che non ha governo. Ora che il Parlamento è stato eletto, tocca costituzionalmente al presidente Bani Sadr designare il primo ministro. Ma il partito repubblicano islamico, che ha la maggioranza, intende scegliere per conto proprio il nuovo capo del governo. Eric Rouleau Copyright «I a-Monde» e per Titillili «I.» Sliunpa»
Persone citate: Bani Sadr, Eric Rouleau, Khomeini, Massoud, Massoud Rajavi, Rajavi
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