Drammatico reportage russo sugli scontri in Afghanistan

Drammatico reportage russo sugli scontri in Afghanistan Per la prima volta sulla stampa di Mosca Drammatico reportage russo sugli scontri in Afghanistan Elicotteri dell'Armata Rossa inseguono i ribelli - Continue incursioni a Kabul e in altre città - Si parla di vittime sovietiche OAL NOSTRO CORRISPONDENTE • MOSCA — Ci sono sequenze di immagini vietnamite che rappresentano altrettante ammissioni inedite nel reportage dell'inviato a Kabuldell'agenzia sovietica Novosti. Il quadro è drammatico. Gruppi sparsi di ribelli islamici che tentano di penetrare nella capitale afghana, i soldati dell'Armata Rossa in prima linea a combatterli, gli elicotteri armati di mitraglia che inseguono i guerriglieri. L'affermazione del giornalista sovietico che «la vita a Kabul è normale, pacifica». viene coperta dal fragore delle armi descritte come mai prima sulla stampa di Mosca. E che gli scontri facciano vittime lo testimonia anche la lettera di un padre pubblicata dalla Komsomolskaja Pravda: «Mio figlio e un soldato sovietico. E' ferito, ricoverato nell'ospedale di Tashkcnt. A colpirlo sono stati i nemici della rivoluzione afghana, armati dagli americani». La Novosti polemizza con le radio americane e con la stampa occidentale che «diffonde voci su combattimenti sanguinosi in corso nei dintorni di Kabul, su interi villaggi distrutti». Poi, però, riferisce episodi che quelle voci confermano e ampliano. Ed è una sorpresa. Sui giornali sovietici era stato finora negato che gli uomini dell'Armata Rossa prendessero parte direttamente ai combattimenti. L'agenzia scrive adesso: «L'esercito popolare afghano agisce in stretta cooperazione e con l'appoggio del limitalo contingente militare sovietico che si trova sul territorio della Repubblica democratica afghana su richiesta del governo legale». Ed insiste sul ruolo della copertura aerea, evidentemente sovietica. I ribelli hanno avvicinato in forza la capitale. Il giornalista russo parla di «grandi formazioni», che hannodeciso di cambiare tattica di fronte «allo sviluppo rivoluzionario del regime». Allude ad un loro passaggio all'offensiva, per trarre profitto dalla pausa che ragionevolmente i sovietici avrebbero desiderato almeno fino alla conclusione dei Giochi Olimpici, per evidenti motivi di opportunità. «Compiendo improvvise incursioni, i banditi uccidono rappresentanti del potere popolare, contaminano ì pozzi con agenti chimici, sparano da dietro gli angoli terrorizzando la popolazione pacifica. Tentano perfino di penetrare a gruppi nella capitale». II popolo afghano, secondo la Novosti, reagisce «con una decisiva resistenza in terra e in cielo». Sono cioè entrati in azione gli elicotteri che, da quanto riferiscono altri testimoni, sorvolano a grappoli le formazioni ribelli durante i combattimenti e le bombardano, le inseguono nella ritirata, tentano di sorprenderle durante le marce di trasferimento. Il ronzio dei rotori scandisce ormai anche i mas-' sacri di questa nuova guerra d'oriente. I guerriglieri temono più gli elicotteri dei carri armati. «Nei dintorni di Kabul le bande sparse dei terroristi incontrano la risposta dei combattenti dell'esercito popolare; anche i banditi istruiti perfettamente all'estero cadono in frequenti imboscale, sotto il fuoco dei mortai e dell'artiglieria e degli ussulli precisi dall'aria, che infliggono loro pesanti perdite», la cronaca dell'agenzia non ha qui bisogno di commenti. Comparata alla reticenza dell'informazione sovietica fino a ieri, questa imprevista drammaticità della Novosti sorprende. Tanto più che le fonti ufficiali afghane continuano invece a negare la gravità della situazione e ad accusare di «ignobili speculazioni» gli Stati Uniti e la loro propaganda. Fino a generare il sospetto non sull'intensità dei combattimenti intorno a Kabul, ma sulla compattezza e solidità del gruppo dirigente che collabora con Babrak Karmal. Sembra infatti di intravedere, ed è l'interpretazione più diffusa a Mosca negli ambienti diplomatici occidentali, uno scollamento nell'azione propagandistica di Kabul e di Mosca. Da Kabul smentiscono che nelle due maggiori città del Paese dopo la capitale, Herat e Kandahar, le autorità abbiano imposto il coprifuoco: come negano che a Kabul la vita sia turbata da attentati e scontri a fuoco. Parlano tuttavia «dell'invio in Afghanistan di mercenari armati che incendiano scuole, ospedali e moschee; attentano a scolari e insegnanti, agli operai delle imprese statalizzate». E l'agenzia del governo domanda: «Perclié il portavoce del Dipartimento di Stato americano non ha commentato l'avvelenamento di studenti e operai perpetrato dai terroristi a Kabul?». Ma a sua volta non dice niente su cambi di funzionari, avvicendamenti improvvisi di ufficiali e repentine assenze di ministri che negli ultimi giorni si sono fatti intensi. 1.z-