Come fronteggiare i «nuovi arrivati»

Come fronteggiare i «nuovi arrivati» Come fronteggiare i «nuovi arrivati» L'Italia, sebbene abbia soltanto l'i.4% della popolazione mondiale, fornisce il 2,5% della produzione mondiale e il 4,1% delle esportazioni mondiali se si includono nel totale di queste anclie le materie prime, e il 7% se sono presi in considerazione solo i prodotti manufatti. Il nostro Paese è al sesto posto tra gli esportatori mondiali, riversa sui mercati esteri circa il 22%, del pili'; dal '58 al 78 ìw quasi raddoppiato la sua quota. Le imprese italiane sono molto aggressive, ma manca una strategia nazionale. Questa èfina delle considerazioni die Giorgio Pelliccili fa nel suo ultimo libro, edito dalla ..Etas», intitolato «Strategie per l'esportazione». La pubblicazione, molto chiara nel linguaggio e ricca di tabelle, grafici e sommari, analizza, oltreclié il quadro nazionale, anche la situazione dei nostri diretti concorrenti. Nel capìtolo Italia, Pelliccili, docente universitario a Torino e direttore della Scuola di Amministrazione Aziendale, elenca alcune caratteristiche del nostro modo di vendere oltre frontiera: — siamo specializzati nei settori «tradizionali» (per esempio i tessili) e contrariamente a quanto era previsto anni or sono sono questi settori che costituiscono ancora i nostri punti di forza; — dimostriamo una buona capacità di sviluppare l'export in alcuni settori doi>e i mercati mondiali sono in espansione; — abbiamo perso competitività in settori dove una volta eravamo forti; calzature, abbigliamento e maglieria, elettrodomestici, macchine tessili e mezzi di trasporto; — nei settori più deboli incalza la concorrenza dei Paesi in via di sviluppo; in altre parole si accentua il grado di somiglianza della nostra struttura di esportazione con quella dei nuovi Paesi industriali: — l'export italiano si concentra in un basso numero di imprese (il 21% delle aziende esporta il 96% del totale). Pellicelli, dati alla mano, scrive che le esportazioni italiane sono fortemente, concentrate sui mercati «fortU come la Germania, la Francia, gli Usa e la Gran Bretagna (questi rappresentano da soli circa il 46% del totale), per cui. quando la domanda in queste nazioni cala, i nostri conti con l'estero ne risentono^ Partendo poi dalla considerazione secondo cui sono i settori tradizionali a fare ancora la nostra fortuna, ma, nel contempo, si delinea la strategia aggressiva dei «nuovi arrivati», Pellicelli avverte che la risposta italiana deve incentrarsi sul miglioramento della qualità, sul rinnovamento delle tecnologie e sul marketing, A proposito della mancanza di una strategia nazionale per l'esportazione, vale a nostro avviso quanto Pelliccili scrive del Giappone: «Le imprese nipponiche si presentano spesso sui mercati esteri con programmi di cooperazione che coinvolgono più produttori, banche, altre organizzazioni e quasi sempre lo Stato. E' quanto comunemente si indica con l'espressione "Japan Inc."». E' la differenza tra la strategia e la casualità, sia pur fantasiosa come quella «made in Italy». p. ni. fas.

Persone citate: Giorgio Pelliccili, Pellicelli

Luoghi citati: Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Torino, Usa