Per Cossiga processo in Parlamento in sette ore raccolte le 318 firme

Per Cossiga processo in Parlamento in sette ore raccolte le 318 firme Riaperto il caso Donat-Cattin archiviato dairinquirente Per Cossiga processo in Parlamento in sette ore raccolte le 318 firme All'iniziativa del pei hanno aderito msi, pr, pli, dp e indipendenti di sinistra - Nel psi adesione solo di Achilli e Lombardi - Entro nove mesi Camera e Senato dovranno decidere se rinviare la vicenda alla Corte Costituzionale ROMA — La vicenda Cossiga - Donat-Cattin sarà discussa dal Senato e dalla Camera in seduta comune al massimo entro nove mesi. Ieri, in meno di sette ore dall'inizio della raccolta a Montecitorio e a Palazzo Madama, sono state superate le 318 firme necessarie per avviare questo primo procedimento nella storia repubblicana nei confronti di un Presidente del Consiglio in carica. Alla chiusura, le firme raccolte erano 240 alla Camera e 104 al Senato. L'iniziativa era stata presa da comunisti missini, radicali, demoproletari, indipendenti di sinistra, ai quali si sono aggiunti ieri pomeriggio i liberali dopo la recente archiviazione del «caso» decìsa a maggioranza dalla Commissione inquirente. La nuova legge sui procedimenti d'accusa, varata nel '78 dopo il tormentato dibattito parlamentare sullo «scandalo Lockheed», prevede che un terzo del Parlamento possa chiedere il rinvio alle Camere qualora l'archiviazione in commissione non sia avvenuta con i quattro quinti dei venti commissari che compongono l'Inquirente. Questo non significa affatto che. Cossiga sarà messo in stato di accusa dal Parlamento: significa soltanto che la Commissione inquirente dovrà presentare alle due Camere in seduta congiunta una relazione entro sei mesi, che potranno salire a nove mesi se almeno sei commissari lo chiederanno. Spetterà al Parlamento decidere se Cossiga debba essere rinviato per il processo dinanzi alla Corte Costituzionale integrata, o del tutto scagionato di ogni accusa o sospetto di aver violato il segreto d'ufficio a favore di Donat-Cattin in quel momento vice segretario della de che gli domandava informazioni sull'inchiesta giudiziaria a carico di suo figlio, Marco, ritenuto membro di Prima linea e presunto complice nell'assassinio del magistrato milanese Alessandrini. La terza possibilità è un supplemento istruttorio purché sia richiesto da almeno 50 deputati. La raccolta delle firme è avvenuta dalle dieci di ieri mattina alla sera, nella Sala della Lupa a Montecitorio per i deputati e negli uffici della segreteria generale del Senato per i senatori. I primi a firmare sono stati il missino Tremaglia, il radicale Cicciomessere, il comunista Sicolo. Verso le undici ha firmato anche il socialista Achilli, leader della corrente di sinistra, mal¬ grado i due gruppi parlamentari del psi avessero deciso la sera prima, dopo quattro ore di dibattito, che la raccolta delle firme era inopportuna, pur lasciando liberi i propri membri. Nel pomeriggio si è recato a firmare anche Lombardi, presidente dimissionario del psi: «Non è un atto dì disistima — ha detto — nei confronti di Cossiga, ma la conseguenza dell'inammissibile metodo frettoloso con il quale l'Inquirente ha preso la sua decisione». Verso le 16,45 sono entrati nella sala della Lupa — dove il 10 giugno del '46 fu proclamato l'esito del referendum istituzionale — Luigi Longo e Berlinguer. Quando le 318 firme indispensabili erano state raggiunte anche i liberali Zanone Bozzi e Costa hanno firmato: erano reduci dalla riunione della direzione del pli che dopo un dibattito molto dialettico aveva approvato con tre astensioni, un documento nel quale si chiedono «più approfondite e rapide in dagini auspicando che valgano a fugare ogni dubbio». E ciò in omaggio all'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, compresi ministri e presidenti del Consiglio. Su un tavolo in noce, lungo circa cinque metri, a Montecitorio erano allineate nove cartelle con fogli rigati, una per ciascun gruppo parlamentare. In testa a ciascun foglio questa formula: «II sottoscritto deputato chiede il rinvio in aula delle decisioni della Commissione inquirente». Trattandosi di un «seggio elettorale», i giornalisti non erano ammessi: quando siamo entrati per un momento, prima dell'invito «Si accomodi fuori» rivoltoci da un cortese commesso, erano di turno il dott. Giovanni Zaralli, come capo della Cancelleria le signore Marina Arnofi e Adele Di Biase, come segretarie e l'assistente Luigi Gemin. Ciascun firmatario presentava la ■ tessera parlamentare per un controllo. Naturalmente non hanno firmato i democristia¬ ni i repubblicani, i socialisti (a parte Lombardi Achilli, Marte Ferrari). Il psdi ha lasciato liberi i propri parlamentari, ma precisando che Longo e il capogruppo Preti non ritenevano opportuno firmare. La raccolta delle firme finirà mercoledì 18, ufficialmente perché il regolamento prevede cinque giorni esclusi sabato e domenica. Quindi i presidenti Pantani e Jotti si informeranno reciprocamente delle avvenute richieste e ne daranno comunicazione in aula. Entrerà in azione l'Inquirente che entro sei mesi dovrà presentare la relazione al Parlamento (potranno esservi relzioni di minoranza). Se sei commissari chiederanno una proroga di tre mesi per ulteriori accertamenti sarà concessa per una sola volta. In sintesi: il «caso Cossiga» potrebbe essere discusso sin dalle prossime settimane, ma è probabile che slitti ai primi dell'81. Lamberto Fumo

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