Finite le elezioni ecco il grande calcio
Finite le elezioni ecco il grande calcio LA TV di Ugo liuzzolan Finite le elezioni ecco il grande calcio Passata —si fa per dire — la grande ventata elettorale, si torna o si dovrebbe tornare ai programmi consueti. Però, come per alcuni giorni i quotidiani seguitano a riportare tabelle, raffronti, consuntivi, così anche in questa rubrica non si può dare un taglio netto alle elezioni. Un bilancio? Non è il caso di farlo in dettaglio. Comunque direi che tutta l'organizzazione, tutta l'efficienza opeiativa, tutto l'affanno si sono scaricati in forma virulenta nella prima giornata di lunedi: le tre reti sotto pressione, reggimenti di giornalisti mobilitati e una spettacolare kermesse di tavole rotonde di onorevoli che comparivano in una rete e subito dopo rispuntavano nell'altra per dire infine le stesse coso nella terza, e di fitti collegamenti con le sedi dei partiti e con il Viminale. Il gigantesco sforzo si è concentrato lunedi, e lunedi si è sferrata l'offensiva massiccia delle proiezioni che saranno scientificamente ammirevoli ma che hanno confuso tanto pubblico perché non era .ilo la distinzione fra i dati reali e i dati previsti. Un gigantesco sfor»j gonfio di dibattiti, di voci agitate, di commenti prima esultanti e poi cauti, oppure dapprima depressi e poi più sereni, e di telefoni che squillavano a distesa, e di grappoli di gente attorno all'autorevole intervistato, e di flussi travolgenti di cifre, e in mezzo raffiche di canzoni, di film, di cartoni animati... Pareva che le elezioni fossero soltanto quelle regionali. Martedì, la calma. Il servizio c'è stato, niente da dire, però, a petto della bolgia frenetica del giorno prima, c'era quasi silenzio. Eppure erano in ballo le provinciali e le comunali e si attendevano1 con ansia i risultati riguardanti le grandi città. I dibattiti sono stati ridotti al minimo, la caccia all'onorevole è sparita. E sono sparite le proiezioni, ma questo — riferisco opinioni raccolte anche tra il pubblico —è stato forse un vantaggio perché si sono evitate non solo alcune confusioni, ma si è evitato di assistere allo spettacolo sconcertante di uomini politici che In ba9e a indizi si sono abbandonati a euforie eccessive o a sconforti prematuri, e all'assalto a testa bassa di commentatori che sferravano attacchi senza ancora sapere come stavano realmente le cose. Nella giornata di martedì la parte del leone è stata sostenuta molto bene dalla rete 3 che ha trasmesso ininterrottamente dalla prima mattina e che ha concluso all'una di notte la sua grossa fatica «locale» con un'ampia e serrata intervista al sindaco più votato d'Italia, Diego Novelli, che, in colloquio con amici e avversari, ha spiegato i criteri amministrativi, politici e anche umani (ha insistito su questo aggettivo) con cui lui e i suoi collaboratori hanno retto Torino per cinque anni; il TG 3 ha fatto un buon colpo perché è riuscito a catturare un sindaco che nonostante l'ora tarda e le emozioni della vittoria era, pur nella sua solita abbottonata compostezza, assai vivace e pieno di umorismo. Ma insomma, non si fa che parlare della rete 3. Ieri si è avviato con il film Una romantica avventura II ciclo «Giugno 1940: l'Italia entra in guerra»; ne parlerò ampiamente nel prossimi giorni. Intanto sulle altre due reti c'è stato l'inizio di uno dei grossi avvenimenti televisivi della stagione: la Coppa Europa di calcio. Sono assicurate le platee fitte, appassionate, rumorose. ★ ★ Nell'immenso fiume elettorale si sono visti diversi film. Lunedi è andato regolarmente in onda Vi piace Brahms? del ciclo della Bergman. Il film era brutto, ricavato da un romanzo inutile, e i tre protagonisti, la Bergman, Montand e Perkips avevano l'aria di scusarsi e di dire: «Slamo capitati qui per caso, non seguiteci con troppe attenzioni... Vi assicuriamo che ciascuno di noi ha fatto erse più accettabili...». In un'atmosfera meno eccitata è andato in onda l'altra sera Giulietta e Romeo di Castellani: un'opera discutibile, ma Intelligente e raffinata. A mio giudizio personale preferisco di gran lunga il Castellani «letterato» di Giulietta e Romeo a quello di Due soldi di speranza (trasmesso la settimana scorsa) che mi è sembrato'populista e sforzato ai limiti del tollerabile.
Persone citate: Bergman, Brahms, Castellani, Diego Novelli, Montand
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