Tessile: cresce il lavoro nero

Tessile: cresce il lavoro nero Tessile: cresce il lavoro nero ROMA — Il lavoro «nero» nel tessile-abbigliamento e nel calzaturiero si estende a macchia d'olio: sono circa 800 mila i lavoratori che non hanno un rapporto regolarizzato in questo settore. Su quasi tre milioni di persone che complessivamente lavorano a domicilio per tutti 1 settori dell'industria, ben 600 mila, secondo una recente Indagine della Fulta (Federazione lavoratori tessili) sono «clandestini». Si tratta di tutte le lavoratrici che operano nell'abbigliamento, nella maglieria e nelle calzature. Ma queste forme di lavoro a domicilio non sono il solo lavoro «nero» del settore: esiste una larga evasione contrattuale, soprattutto nel Mezzogiorno (circa 200 mila lavoratori, su oltre un milione in tutto il Paese) anche all'interno delle stesse aziende. Nella sola capitale—secondo uno studio che «1 comune di Roma ha affidato ad un gruppo di giovani — vi sono quasi 60 mila lavoratori non regolarizzati, l'80% dei quali si occupa di tessile-abbigliamento. Da altre ricerche emerge, poi, che in Lombardia ogni due lavoratori occupati regolarmente nell'artigianato ce n'è un altro «clandestino». Insomma — sottolinea la Fulta—l'evasione contrattuale in tutte le sue forme è molto forte nel tessile-abbigliamento. Ma il lavoro nero non è il solo neo di questo particolare settore. La mancanza di investimenti e una forte crisi manageriale ha infatti, In questi ultimi anni, messo in difficolta molte aziende del settore e non ha certo facilitato l'incremento occupazionale. Anche rispetto alle crisi aziendali il dato più preoccupante viene dal Mezzogiorno. In questa area' circa una trentina di imprese con 10 mila lavoratori versano In gravissime difficolta.

Luoghi citati: Lombardia, Roma