Consigliere comunale pci ucciso per le sue lotte contro la mafia di Franco Giliberto

Consigliere comunale pci ucciso per le sue lotte contro la mafia Reggio Calabria: a fucilate davanti a un ristorante Consigliere comunale pci ucciso per le sue lotte contro la mafia E il professore Giuseppe Valarioti, treni'anni, segretario della sezione comunista di Rosarno - Prima delle elezioni aveva denunciato irregolarità nella giunta del paese - Il cordoglio di Berlinguer ai familiari della vittima DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROSARNO — Hanno ammazzato un comunista di trent'anni, mite professore di italiano, perché predicava contro la mafia. Hanno aspettato che le elezioni fossero finite, i risultati noti, e poi gli hanno sparato due colpi con un fucile da caccia, all'uscita di un ristorante di Nicotera, poco dopo mezzanotte. Omicidio premeditato, anche nelle sue ripercussioni, diciamo così, elettorali: se il professore fosse stato ucciso prima del voto e il pei avesse avuto un martire fresco, c'era il rischio che a Rosarno ottenesse più voti di quanti né ha poi avuti (più 4 per cento rispetto alle precedenti amministrative). Perciò gli assassini hanno aspettato la notte tra martedì e mercoledì per l'esecuzione, a giochi elettorali fatti. , Si chiamava Giuseppe Valarioti, unico figlio maschio di genitori contadini. Era il segretario della sezione comunista e consigliere comunale di Rosarno. Chi lo conosceva fuori del triangolo Nicotera-Taurianova-Gioia Tauro? Pochissime persone. Ma se -Berlinguer ha mandato un accorato messaggio alla famiglia, se Ochetto della direzione del partito verrà oggi a Rosarno ai suoi funerali, Giuseppe Valarioti doveva pur essere un personaggio emblematico. «Impersonava la nuova generazione comunista calabrese —dicono i suoi compagni di sezione — che vuole farla finita con la mafia, gli intrallazzi, le vessazioni, la vigliaccheria, l'omertà e la corrusione. Parlava, parlava, parlava a tutti pacatamente della necessità di uscire dal cerchio di corruzione e prepotenza che stringe la Calabria», - Tre anni fa Valarioti aveva dato una dimostrazione di coraggio civile. La cooperativa «Rinascita» che raggruppa 650 coltivatori d'agrumi, nata con il suo convinto appoggio, era stata minacciata di distruzione: «O pagate una prima tangente di 20 milioni — diceva una lettera — o raderemo al suolo ogni agrumeto». La lettera era stata esibita e letta in una grande assemblea pubblica a Rosarno. C'era stato un corteo di protesta nella cittadina, si era gridato che ai ricatti mafiosi nessuno avrebbe più ceduto. Valarioti era in prima fila, il promotore della protesta. Con quale risultato? Nessuno più disturbò •la cooperativa, che non solo si -è ingrandita e ha moltiplicato la sua attività produttiva, ma ha anche dato vita a un'attività parallela, con la lavorazione di essenze tratte dagli agrumi. ' « Un bel risultato, quello — diceva pochi giorni fa Valarioti — per un territorio come il nostro die ha pochissimi altri esempi simili e dove non c'è attività produttiva, piccola o grande, che non sia taglieggiata dalla mafia. Una mafia aggressiva e violenta, die tende ormai a subordinare il potere politico, comprese certe frange di uomini di sinistra, per entrare più prepotentemente nei meccanismi di potere e manovrarli a suo vantaggio». Il professor Valarioti — che a Nicotera si stava specializzando a un corso sui beni culturali in vista dell'assegnazione di una cattedra di ruolo — aveva a più riprese espresso concetti analoghi durante la recente campagna elettorale. Aveva accusato la giunta dc-psi di Rosarno per una «distribuzione clientelare di quattrini destinati alla novera gente»; aveva denunciato «le assegnazioni di incarichi di progettazione a parenti di assessori»; aveva condannato «gli acquisti di materiali e arredi compiuti sempre presso le stesse ditte, die hanno per proprietari anche fratelli di assessori». E aveva infine a più riprese ricordato all'opinione pubblica — poiché la giunta comunale non l'aveva fatto — che il capo dell'ufficio tècnico del Comune era stato minacciato, intimidito, per non essere stato abbastanza malleabile nei confronti della miriade di richieste di licenze edilizie, gran parte delle quali non ammissibili. Ce n'era abbastanza per dar fastidio ai «potenti» della zona? Forse si, ma la goccia'che avrebbe fatto traboccare il vaso — dicono nella sezione comunista di Rosarno — è stata la campa gna elettorale condotta da Valarioti nei quartieri popolari. Qui la mafia, alle elezioni comunali del 1979 (quest'anno si sono tenute solo le regionali e le provinciali) aveva fatto opera di intimidazione presso gli elettori e il professorino voleva che il partito quest'anno recuperasse. I risultati non gli hanno dato torto: il pei ha guadagnato a Rosarno un 4 per cento di voti in più rispet¬ to all'altro anno. Ha confermato il consigliere provinciale Giuseppe Lavorato e per la prima volta ha espresso (valutando l'intera zona di Gioia Tauro) un consigliere regionale, Fausto Buffa, che è proprio di Rosarno. «Valarioti spaventava i prepotenti nell'ombra — dicono i suoi compagni — per la capacità di convincimento che aveva. La mafia e i polìtici locali die le sono asserviti non temono tanto lo sbruffone, il violento a parole, il don Chisciotte, quanto l'uomo che intelligentemente cerca di fare — assieme a una politica onesta — opera di rinnovamento culturale. Un ambiente poco avanzato culturalmente è sempre più fertile per i giochi mafiosi di un terreno nel quale cominci a germogliare un'impegnata coscienza democratica e civile». Due attentati la notte del 24 maggio scorso avevano preavvertito i comunisti di Rosarno che la loro campagna elettorale era sgradita: una bottiglia incendiaria nella sede del pei e una sotto la vettura del consigliere Lavorato. Proprio Lavorato martedi sera era andato con Valarioti e alcuni altri compagni a Nicotera. «Hanno mangiato al ristorante La Pergola — racconta il capitano dei carabinieri Murgia, che conduce le indagini —poco prima dell'una di notte avevano finito il pranzo. Mentre si avvicinavano ciascuno alla propria auto, per rientrare a casa, sono partiti due colpi di fucile da dietro un albero. Valarioti è stato l'unico bersaglio prescelto dagli assassini. Colpito al fianco da nove panettoni, è morto mentre i suoi compagni lo trasportavano all'ospedale di Gioia Tauro». — Non ci sono dubbi che si tratti di un delitto politico? «Non sembra die esista un'altra valida ipotesi, anche se non scartiamo alcuna pista. Devo dire die Valarioti era persona tranquilla, equilibrata, mite. Teso e impegnato soltanto in materia di politica e di discorsi sociali, ■ ina senza inimicizie per il resto.-Stiamo interrogando varie persone, abbiamo le camere di sicurezza piene di pregiudicati e diffidati dall'autorità di pubblica sicurezza. Lo sa che qui a Rosarno ci sono oltre duecento diffidati, ossia persone il cui comportamento in passato non è stato proprio da angioletti? Il killer potrebbe essere stato assoldato tra loro. Vedremo, stiamo controllando gli alibi, uno per uno». Franco Giliberto Medico condannato

Persone citate: Berlinguer, Fausto Buffa, Giuseppe Valarioti, La Pergola, Lavorato, Murgia, Ochetto