Hellman-McCarthy: la lite dei 30 anni di Furio Colombo

Hellman-McCarthy: la lite dei 30 anni NEANCHE MAILER RIESCE A SEDARE L'ULTIMA RISSA TRA LE SCRITTRICI Hellman-McCarthy: la lite dei 30 anni NEW YORK — Uno scontro violento è scoppiato nel mondo appartato delle lettere americane. In un Paese dove la condizione di scrittore non attribuisce status mondano e; non apre necessariamente le' porte delle case esclusive, il rumore della rissa si è sentito con sorpresa e persino con co-' sternazione. «Non bisogna dimenticare* aveva detto una volta James Baldwin quando lo accusavano di essere «troppo» militante per la causa negra, che «la comunità letteraria americana è più rigorosa delle chiese protestanti: sono ammessi i sussurri ma non le grida, i repressi sensi di colpa ma non la confessione e il perdono. Il peccato è soprattutto violare le buone maniere, prima di tutto la discrezione*. In questo peccato sono cadute! a quanto pare due protagoniste della letteratura americana di questo secolo, ognuna con un largo seguito, un imponente successo e la giusta dose di antipatia che circonda i grandi. Sono Lillian Hellman e Mary McCarthy, l'autrice di Piccole volpi contro la memorialista de II gruppo, la più militante delle donne letterate d'America (dalla guerra di Spagna alla Partisan review) contro l'autrice del primo libro femminista del mondo (Il gruppo, appunto) e la nemica appassionata e coraggiosa della guer ra nel Vietnam. Il giorno 25 gennaio, in un'intervista per la stazione televisiva Wnet, Mary McCarthy, con aria serena e quasi distratta ha risposto a una domanda dell'intervistatore che le chiedeva un giudizio sui suoi contemporanei. Ha detto: «Lillian Hellman, per esempio, è una pessima scrittrice, incredibilmente sopravvalutata, e inoltre è una persona disonesta*. La televisione americana ha come regola non scritta ma rigorosa l'impegno alla «non controversia». Ciò che si dice deve restare nei limiti delle buone maniere. L'intervistatore, sorpreso, ha riproposto la domanda sperando in una svi,sta della scrittrice, ma un poco più risentita, la McCarthy ha offerto la sua precisazione, e lo ha fatto scandendo le parole: «Ogni cosa che la Hellman scrive è falso. Persino le preposizioni e le congiunzioni*. All'intervistatore non è restato che 11 tentativo di cambiare subito il tema della conversazione. Ma i legali di William Hellman si sono prontamente presentati alla porta della stazione televisiva con una querela e la richiesta di danni per due milioni di dollari. Prima del verdetto dei giudici è arrivata alle due donne nemiche una lettera di Norman Mailer. «E' vero, sono machista, dice con una certa autoironia lo scrittore, al telefono. Io dò i pugni agli altri, e non sopporto che due donne si prendano per i capelli. Ma legga la mia lettera. La verità è che McCarthy e Hellman stanno tutte e due sbagliando di grosso. Non si dice a uno scrittore che mente. Uno scrittore mente sempre *^_ La lettera di Mailer è una appassionata richiesta di pace : « Voi siete le due donne che amo di più, nella letteratura americana, io non posso scegliere luna o l'altra. Vi chiedo di interrompere il vostro litigio come lo chiederei a due persone della mia famigliai. Ma introduce, anche, un interessante argomento critico. Questo argomento è diviso in due parti. Il primo è in questa frase «gli scrittori assomigliano agli animali. La giraffa non va a spasso con il formichiere, il leone non va ai parties con l'agnello. Ognuno di noi ha una sua parte di universo. E' come se l'avessimo comprata. La mia, la tua, percezione iella realtà, che sono diverse, vanno difese in modo selvaggio. La visione di un altro può distruggere una vita di creatività e di lavoro. Nessuno dì noi vuole o sopporta il mondo diunaltroscrittore*. Naturale — nella tesi di Mailer — che la Hellman e la McCarthy non si spportino da trent'anni. Ma perché litigare in televisione e chiamare in causa i giudici? «Noi abbiamoi libri, che sono la nostra gìun-già, il nostro spazio e le nostre anni*. «Noi — dice a un certo punto, tristemente. Norman Mailer nella sua lettera alle due celebri donne —-, siamo una razza in via di estinzione. Non possiamo permetterci di ucciderci a vicenda*. Ma l'ai-, tro argomento critico è ancora più interessante e trasforma la lettera del romanziere americano in un piccolo saggio sul mestiere della letteratura. «Nessuna scrittore degno di seria considerazione è mai stato onesto o sincero, eccetto che in qualche raro, brevissimo istante. Certo che Lillian Hellman è bugiarda. Ma anche Mary McCarthy lo è. Anche Norman Mailer, Saul Bellow, John Updike, John Cheever. Fate una lista di cinque¬ cento nomi. Metteteci dentro tutti. Si vedrà bene che siamo tutti bugiardi. Che distorcere i fatti, esagerarli, cambiarli, alterare la vita, questo c'è in tutte le nostre pagine. E'il nostro trucco. Noi inventiamo». Amici e letterati attendono ora la risposta a Norman Mailer delle due donne. Ma nella loro riconciliazione nessuno crede. Non Lillian Hellman, cui gli anni e il successo non hanno portato tolleranza. Lillian Hellman non assomiglia alla giovane donna interpretata da Jane Fonda ini Julia. Julia, il film, era tratto dal libro Scoundrel Urne (tempo di mascalzoni) col quale la celebre donna delle lettere americane degli Anni Trenta aveva offerto l'interpretazione della sua storia: «In quel libro e nel film si vede che non sono un animale politico*. Ascolta tranquilla, chiudendo gli oc- chi, l'elenco non breve delle sue prove di militanza, dal sostegno appassionato ai «lealisti» della guerra di Spagna alla fiera resistenza contro il comitato per le attività americane del senatore Joseph McCarthy: «Si è vero, è tutto vero. Ma per una persona come me non c'è un posto confortevole, voglio dire, in coscienza accettabile, in nessun gruppo o partito politico. Ho sempre vissuto, scelto elottato da sola*. Il modo in cui la Hellman disegna se stessa, la sua immagine indignata e solitaria contro lo sfondo di passioni ma anche di intrighi, di talpe gno ma anche di narcisismo e di servizio «alla propria immagine» (come lei dice alludendo chifjamente alla nemica-rivale) è la cosa che deve avere * irritato di più Mary McCarthy, che è certamente una donna impulsiva, ma anche un personaggio noto (ia si ricorda nei difficili Anni Sessanta) per la sua capacità di non abbandonarsi a scatti di nervi. Forse è la «santificazione» di Lillian Hellman, forse è stato il film, con il bel viso leale di Jane Fonda, a superare la misura nella tolleranza della McCarthy verso la sua nemica di lettere, di scelte politiche e, adesso, anche di tribunale.N «Oh, no, la nostra è una storia molto più lunga, dice Lillian Hellman, risale a quando mi accusavano di essere troppo filo-comunista con gli spagnoli. Quando George Orwell faceva il pieno con le sue macabre conferenze sulle prigioni sovietiche e sembrava che sovietici e spagnoli fossero tutta una cosa*. Sospira e il suo sereno senso del giusto non l'abbandona mai: «D'altra parte io non vedo Mary McCarthy da 10 anni, non ho mai scritto nulla di lei, abbiamo anche molti buoni amici in comune. Posso solo dire che io non le piaccio. Ma è una ragione per insultarmi?*. Dietro gli occhi chiusi Lillian Hellman sembra intenta •a contemplare il passato, che lei sente «glorioso*. Verso quella gloria Mary McCarthy prova, a quanto pare, una irritazione non più contenibile. Furio Colombo

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