Rischia di naufragare ad Algeri il negoziato sul petrolio Opec
Rischia di naufragare ad Algeri il negoziato sul petrolio Opec Yamani teme che si ripeta il «fiasco» di Caracas Rischia di naufragare ad Algeri il negoziato sul petrolio Opec La vertenza sui prezzi si è fusa con la disputa sulla produzione - L'Arabia ha smentito l'intenzione di rincarare il suo greggio - Lotta tra «falchi» e «colombe» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Com'era inevitabile, il negoziato sui prezzi si è fuso con la disputa sulla produzione: ma, lungi dal facilitare un compromesso, la duplice trattativa sembra renderlo ancora più irrangiungibile. Questo, ridotto all'essenziale, il quadro del faticoso convegno dell'Opec ad Algeri, convegno che giunge oggi al suo terzo giorno in un'atmosfera di crescente pessimismo. Pochi sono i ministri che pronunciano parole di speranza: i più e tra essi Yamani, temono un «fiasco» come quello di Caracas, in dicembre. Ieri, d'improvviso, una frase del ministro algerino del petrolio, Belkacem Nabi, pareva indicare un superamento dell'impasse. «L'Arabia Saudita — diceva il delegato ad alcuni giornalisti — è disposta a tendere la mano e ad innalzare il presso del suo greggio da 28 a 32 dollari. A questo livello, una convergenza diverrà possibile». Ma Yamani — tornato da una visita notturna in Marocco, dove si sarebbe consultato con il principe Fahd, il premier saudita — smentiva subito con sorridente fermezza. Per valutare ciò che sta avvenendo ad Algeri bisogna osservare la scena da un angolo non certo nuovo, ma diverso da quello degli ultimi tre o quattro anni. Quando si parla di rpaccatura tra «colombe» e «falchi», si descrive in realtà la spaccatura tra i ricchi e i poveri dell'Opec, o meglio tra i Paesi con minori esigenze finanziarie e quelli con vasti territori e vaste popolazioni. La Libia fa eccezione: è «falco» per inclinazione politica. Anche le nazioni ricche ovviamente vogliono rimettere ordine nel contorto e distorto meccanismo dei prezzi, ma hanno meno fretta, possono attendere. Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Arabia Saudita hanno fondi in abbondanza, non soffriranno certo se per un anno o due il mìni-surplus di greggio nel mondo li costringerà a moderare 1 prezzi o ad abbassarli. Ben diversa è la situazione del «poveri», ansiosi di mantenere un flusso copioso di entrate. m. ci.
Persone citate: Arabia, Belkacem Nabi, Yamani
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