A scuola nel museo di Renato Rizzo

A scuola nel museo Come si comportano i ragazzi in visita alle opere d'arte A scuola nel museo Episodi analoghi a quello di Milano, dove un ragazzo ha sfregiato un Carpaccio, non sono mai accaduti a Torino - Gallerie meta sempre più frequente per le classi: ma la visita è un momento di studio non di evasione E' un'onda di ritorno quella che da Milano giunge a Torino, dopo lo sfregio, compiuto a Brera probabilmente da uno scolaro, ai danni della tela «Lo Sposalizio della Vergine- di Carpaccio. Un'onda di ritorno che, però, ripropone, anche nella nostra citta, il tema della salvaguardia delle opere d'arte da atti teppistici o vandalici proprio mentre assistiamo ad un rifiorire di interessi e ad una crescita di visitatori per le esposizioni artistiche. «Domani, bambini, andremo a visitare un museo». L'annuncio dato dall'insegnante agli scolari d'una quarta elementare di parecchi anni fa aveva, nella nostra mente di ragazzi non abituati alle ricerche e ai gruppi di studio, un'immediata traduzione: ^Domani niente scuola. Un museo è un po'meno divertente d'una gita, ma pur sempre meglio di un'interrogazione di storia». Da allora, assicurano insegnanti e responsabili della Cultura scolastica e cittadina, molto è cambiato: oggi il museo, per usare un termine alla moda, «si viver.-, si organizzano proficui esperimenti didattici, i quadri vengono analizzati sotto il profilo artistico, cromatico, storico. In certi casi, ed è successo senza il più piccolo incidente, vengono anche abbassati perché i mini-visitatori li possano ammirare senza stare a naso all'insù. , Ma tutti concordano che questo allargamento della galleria d'arte ad un sempre maggiore numero di persone, specie assai giovani, ha nelle sue pieghe rischi nascosti. L'assessore alla Cultura del Comune, Balmas, considera però che. «infondo, un museo è bello soltanto se frequentato: meglio quindi correre una piccola alea, piuttosto che averli vuoti». «E, poi — aggiunge — è un problema di crescita culturale: l'inserimento della didattica nelle gallerie è un investimento peri cittadini adulti di domani». Scendendo al concreto, quali i danni subiti da quadri dopo questo tipo 'di:VI-"! site guidate? Rosanna Maggio Serra, conservatore delle raccolte d'arte della Galleria d'Arte Moderna tiene a precisare: «Non sarebbe né giusto né generoso imputare i minimi danni rilevati soltanto ai ragazzi. Il problema vero sta nei vari modi con cui gli insegnanti favoriscono l'approccio degli scolari con i quadri: se la visita non è momento d'evasione, ma di studio, e l'interesse non è generico, ma appuntato ad un settore o ad un'opera particolare, non si verìfica mai nessun inconveniente». Evidentemente la maggior parte delle visite risponde a questi requisiti se alla Galleria hanno dovuto lamentare soltanto una scalfittura ad un dipinto di Marco Calderini e a Palazzo Madama qualche colpo di spillo ad un quadro dell'Anguissola. Analogo il commento del dott. Bertolotto per quanto riguarda la Galleria Sabauda: «C'è, spesso, un eccessivo affollamento nelle sale che rischia di toccare il livello di guardia: un po' per l'irrequietezza dei bambini, più sovente per la distrazione degli insegnanti che non seguono gli scolari. Il personale è carente come numero e non può, quindi, garantire una sicurezza ottimale delle opere». Anche qui, però, minimi i danni: qualche cornice leggermente sollevata, qualche doratura scrostata. Ma la colpa è davvero solo dei piccoli visitatori o, piuttosto, del tempo? Le visite guidate del musei pongono, però, altri interrogativi legati più all'utilità didattica che ai rischi oggettivi corsi dalle opere. E' il discorso del «domani niente scuola» che. a volte, assume aspetti più gravi della semplice giornata d'evasione. Alcuni studiosi di pedagogia, infatti, ritengono che il bambino ac¬ quisisca «abitudine all'arte» non grazie a ciò che gli viene mostrato, ma a causa della propria attività. «Il fanciullo — dice Arno Stern — non ha bisogno dell'arte degli adulti per creare». E aggiunge che lo stimolo all'imitazione suscitato dal quadro «non è un arricchimento, ma un imprigionamento». Tesi che contrastano con quelle di chi, invece, mira, attraverso questo tipo di educazione artistica, a. gettare il seme per una «generale e futura crescita culturale» che coinvolga anche gli adulti. Già, gli adulti. Perché non sono solo i bambini, con la loro esuberanza o la loro «noia» a turbare i sonni dei direttori dei musei: basti osservare il comportamento dei «grandi» in chiese e palazzi antichi, basti leggere i «graffiti» della maleducazione tatuati su affreschi e colonne. Probabilmente, oltre a qualche transenna in più e una migliore sistemazione delle opere, quindi, sono gli insegnanti a dovere rendere •vivibile» una galleria d'arte da parte di uno scolaro: attraverso ricerche puntuali che ne sollecitino l'estro e pongano basi semplici e concrete ad uno sviluppo conoscitivo. Trovare , cioè, un modo pedagogico armonico per rendere possibile nel ragazzo il passaggio dall'indifferenza che può tradursi in disprezzo alla conoscenza che può diventare amore, o, almeno, rispetto. Renato Rizzo

Persone citate: Anguissola, Arno Stern, Balmas, Bertolotto, Brera, Carpaccio, Marco Calderini, Rosanna Maggio Serra

Luoghi citati: Milano, Torino