Come arrampicarsi sui vetri di Gigi Mattana
Come arrampicarsi sui vetri Torino: convegno sull'alpinismo moderno a «Sportuomo '80» Come arrampicarsi sui vetri Il settimo grado non è più un limite -1 giovani scalatori sembrano non conoscere difficoltà insuperabili - Una perfetta preparazione atletica per raggiungere la piena forma TORINO — «Quando non sono in montagna ad arrampicarmi, il mio ritmo di vita e di allenamento a casa è immutabile: tutti i giorni 100 trasioni di braccia alla sbarra, 50 flessioni a terra, 100 flessioni su ogni gamba, 50 addominali; poi trenta chilometri di corsa in salita su sentiero". Patrick Bérhault, giovanissimo nizzardo, è la punta di diamante fra gli «scalatori estremi» francesi e le sue parole hanno sbalordito il pubblico pur preparato che ieri seguiva, nell'ambito di Sportuomo 80, il convegno «L'alpinismo moderno, il 7° grado dal mito alla realtà*. Per decenni il termine sesto grado ha significato 11 massi¬ mo delle difficoltà superabili da un uomo ed è entrato nel linguaggio comune; poi il sesto è diventato superiore, poi artificiale con diverse gradazioni, finché qualcuno, spavaldamente negli Stati Uniti, molto più timidamente sulle Alpi, ha osato proporre pareti valutabili in settimo grado. Grande scandalo nell'ambiente montano, vecchi «senatori» che hanno percorso tutte le vie classiche del Bianco, della Civetta o del Desinato sbalorditi dall'impudenza di quei ragazzini che si proclamavano migliori dei migliori arrampicatori di tutta la storia. Come sempre succede i pregiudizi vanno di pari passo con l'ignoranza: chi ha avuto la possibilità di andare a vedere californiani, inglesi, italiani e francesi ha scoperto che l'inosabile era cosa di tutti i giorni e che l'alpinismo era entrato in una nuova era. Su questo tema affascinante il convegno ha offerto interventi interessanti dei «vecchi» Cassarà, Motti, Manera, Rabbi e dei «giovani leoni» Miotti e Grassi seguiti da un serrato dibattito; ma per un profano, o per chi in montagna va soltanto a camminare, che cosa significa settimo grado? Anzitutto una forza morale a tutta prova, la ricerca di un ideale, un prendere coscienza del proprio corpo cui spesso contribuiscono le filosofie zen e yoga; poi un allenamento atletico continuo e massa-' crante che ti dà i muscoli di un culturista (lo stesso Rcinhold Messner, il più grande alpinista vivente, dice che, con i suoi 36 anni, ormai non avrebbe più la forza per affrontare certe pareti). Alpinismo estremo è anche grande dolcezza e coordinazione di movimenti (quando l'equilibrio è più che precario basta un solo dito fuori posto per cadere) uniti a un'altissima velocità (tanto meno si sta in parete tanto meno si rischia per cadute di pietre, di seracchi o per il maltempo). E i risultati sono davanti agli occhi di tutti: pareti prima scalate in artificiale (cioè con i chiodi a espansione o quantomeno con le staffe) vengono percorse in «libera», soltanto assicurandosi dove si può; sul ghiaccio si va in solitaria in poche ore dove le più forti cordate avevano bisogno di un bivacco. Ed è quasi assurdo pensare che questi ragazzi che alla montagna hanno sacrificato tutto per diventare veri atleti e veri professionisti, non hanno più il mito della conquista, •la smania della vetta come un tempo, ma anche un masso, purché liscio, o un muro di ghiaccio, purché strapiombante, può essere un soddisfacente terreno di gioco. Con questi criteri di valutazione ormai è diventato impossibile barare, è sbagliato rivolgersi al magico mondo himalayano perché «sulle Alpi non c'è più nulla da fare»: ogni parete può essere ripercorsa (a parte le tante vie rimaste vergini perché troppo difficili fino a qualche anno fa) in solitaria, più in fretta, con meno chiodi... E non saranno ricerca funambolica, voglia di pericolo o spirito di esibizione, ma scalini in più nella marcia dell'uomo, quello stesso uomo che ha abbassato limiti prima «impossibili» nel nuoto, nei cento metri o nel salto con l'asta. Oggi è già domani e il 7° grado sta diventando 8°, poi sarà 9°; piuttosto sarà difficile trovare una spiegazione lessicale. Eravamo all'estremamente difficile, oggi siamo all'eccezionalmente difficile: bisognerà inventare aggettivi nuovi. Gigi Mattana
Persone citate: Cassarà, Manera, Messner, Miotti, Motti, Patrick Bérhault, Rabbi
Luoghi citati: Stati Uniti, Torino
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