Radiografia degli elettori dal '46 al '79 in Lombardia

Radiografia degli elettori dal '46 al '79 in Lombardia Radiografia degli elettori dal '46 al '79 in Lombardia La regione si può dividere in tre fasce: bianche (prevalenza de), rosse (prevalenza pei) e intermedie - Negli ultimi tempi sono cresciuti i consensi ai comunisti, con il crescere degli abitanti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — C'era una volta una Lombardia che premiava con il voto, più del resto d'Italia, la democrazia cristiana e il partito socialista. E' cresciuta, in termini di abitanti e di reddito, e parallelamente sono cresciuti i consensi al partito comunista andando ad allinearsi su percentuali più vicine a quelle nazionali mentre i partiti tradizionalmente «favoriti» lo sono sempre meno. Questo è uno dei dati emergenti dalla ricerca su «Il comportamento elettorale in Lombardia (1946-1979)» con- ciotta dal Centro studi e ricerche di politica comparata dell'università Bocconi. Lo studio, oltre 600 pagine di testo e tabelle, vuol essere, umilmente, un archivio di dati per chi intende approfondire l'esame, dell'argomento nei suoi aspetti molteplici e contemporaneamente segna il «battesimo» del Centro studi di politica comparata, che pure opera già da 4 anni come ha sottolineato il suo presidente Giuseppe Pellicano. In generale si osserva clic l'andamento del voto in Lombardia è stato lo stesso dell'evoluzione del voto in Italia e anzi l'elettorato che tendeva a premiare maggiormente alcuni partiti si va allineando alle posizioni delle altre regioni, anche se rimane un margine di specificità lombarda. Si può dividere la regione in tre fasce, province «bianche» (de più del 50%, sinistre meno del 40% e cioè Bergamo, Brescia. Sondrio e Como), «rosse» (de tra 30 e 40%, sinistre più del 50% come Mantova e Pavia), «intermedie» (de e sinistre 40-50 per cento). Questa divisione è stabile nel tempo, eccezion fatta per Milano, che da intermedia tende a diventare «rossa». Si osserva inoltre che la de è più forte in montagna e sempre meno mano a mano che si scende verso la pianura; il pei ha andamento esattamente contrario. Più in generale i due maggiori partiti hanno un andamento quasi del tutto contrapposto. Riassumendo si può dire che la de è particolarmente forte nei Comuni piccoli e con un basso reddito netto procapite. Si tratta di Comuni toccati di meno dall'impatto e dalle conseguenze sociali di un intenso sviluppo economico; e perciò meno dinamici dal punto di vista demografico e da quello degli stili di comportamento e dei valori culturali. Non si tratta però di Comuni prevalentemente agricoli. Piuttosto, il voto è relativamente più consistente nei Comuni in cui la popolazione attiva è impegnata pre-r valentemente in aziende in dustrìali piccole o medie, e dove l'attività agricola resta en,tro le forme del lavoro autonomo e della coltivazione diretta. Al contrario il pei è più forte nei Comuni grandi (non però molto grandi) e con reddito alto (non però molto alto). Non si tratta tuttavia in prevalenza di Comuni spiccatamente industriali. Piuttosto, il voto comunista è relativamente più consistente nei Comuni in cui la popolazione attiva è impegnata prevalentemente in aziende agricole a conduzione industriale, con la conseguente formazione di un vasto bracciantato. Questa tendenza del voto comunista va però attenuandosi nel tempo, in una con un suo concomitante e crescente rafforzamento nelle zone più decisamente industriali. Una domanda: l'8 giugno a chi andranno i voti radicali? I politologi sono in disaccordo. Secondo alcuni, che si rifanno a dati un po' vecchi, un terzo sarà per il psi; il 18% al pei; dal 12 al 20 per cento all'estrema sinistra; il 12% alla de; il 5% al pli. «Ma — viene obiettato, — lo studio è stato fatto quando il psi era l'alternativa al sistema dentro il sistema e il pei flirtava con la de. Ora i ruoli, col psi al governo, sono invertiti e potrebbero esserlo i risultati». „ . ,, . Marzio labbri

Persone citate: Giuseppe Pellicano