Venti acquerelli tra una culla e un trono

Venti acquerelli tra una culla e un trono UNA PREZIOSA APPENDICE ALLA MOSTRA TORINESE DEGLI STATI SARDI Venti acquerelli tra una culla e un trono TORINO — Tutte le recensioni alla Mostra sulla cultura figurativa negli Stati Sardi hanno sottolineato come uno dei punti focali l'evidenzi azione, varia e complessa, degli intrinseci legami di quella cultura, delle istituzioni, e, con l'SOO romantico, anche del «gusto», delle mode, del costume, con la dinastia regnante e i suoi indirizzi politici e ideologici, dalla Restaurazione al patriottismo unitario. Il limite storico di questo contesto, già travalicante quello cronologico della mostra, appariva essere la perdita da parte di Torino del ruolo di capitale «nazionale» e soprattutto di sede della dinastia regnante, aggiungendo a ciò ì traumi del faticoso avvio dell'unificazione. Ma la storia della cultura vive di una vita più complessa' e sottile, esige mediazioni rispetto ai puri dati fattuali, alle vicende «esterne». Lo prova la preziosa esposizione aperta da ieri al 26 giugno in Palazzo Cisterna, sede della Provin¬ cia, di 20 acquerelli ritrovati da Angelo Dragone, supersti-' ti' dei documentariamente presumibili 25, offerti dall'amministrazione comunale di Torino il 19 gennaio 1871 ad Amedeo d'Aosta, secondogenito di Vittorio Emanuele II, e a Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna, in occasionedelia nascita del loro secondogenito Vittorio Emanuele, conte di Torino, per il cui battesimo Amedeo aveva chiesto a padrino la Città di Torino. Forse un gesto riparatorio? Certo un'ultima eco di quel clima dinastico feudale che a ragion veduta Carlo Alberto aveva instaurato, anche e soprattutto ideologicamente e «culturalmente», nei suoi Stati e innanzitutto neha sua capitale. Quel clima è visualizzato, alla mostra di Palazzo Reale, in circostanza analoga, da un oscuro e mediocrissimo pittore savoiardo, Joseph Chabord, raffigurando nel 1846 la nascita del futuro Umberto I beneaugurata e protetta dal Beato Umberto di Savoia e dalla bandiera della Brigata Saluzzo. Per nostra fortuna, la «grata» risposta del Comune di Torino al gesto feudale di Amedeo d'Aosta fu di assai migliore qualità e gradevolezza. La ricca documentazione raccolta e pubblicata in catalogo da Angelo e Piergiorgio Dragone permette di seguire passo passo dall'ottobre 1870 la vicenda dell'incarico da parte del Comune a 22 artisti operanti a Torino per un album di acquerelli da presentare in omaggio ai Duchi d'Aosta, dal dicembre re e regina di Spagna. Pur non completa (non sono stati ritrovati un Enrico Gamba, un Pastoris, e uno dei due acquerelli offerti in omaggio dal conte Stanislao Grimaldi, l'incisore, pittore e scultore autore del monumento ad Alessandro Lamarmora), la serie di acquerelli allinea, con poche esclusioni — e qualcuna avvenne nel corso stesso della commissione, ai danni di Benisson, Baracco, Avondo, Pontremoli — due generazioni dell'estab.is/iment pittorico egemone a Torino, sia all'Accademia che alla Promotrice, dal più vecchio Francesco Gonin, nato nel 1808, fino al trentenne Delleani, attraverso il gruppo dei nati intorno al 1820, Beccaria Camino Cerruti Francesco Gamba fino a Carlo Felice Biscarra, con gli immigrati Bossoli e Fontanesi. E' un documento della persistenza dei legami fra questo establishment, le istituzioni e Casa Savoia, e nel contempo un panorama di persistenze ed evoluzioni del clima e del gusto pittorico, tenendo conto della «misura» concettuale dell'acquerello. Scomparsa la pittura storica, con poche tracce della pittura militare risorgimentale — legate estrinsecamente alla biografia di Amedeo d'Aosta, ufficiale nel 1866 —, dominano la veduta e il paesaggio, o la cronaca di costume sabaudo, in cui il mediovalismo troubadour di Carlo Alberto è ormai disceso a folklore principesco. Marco Rosei

Luoghi citati: Aosta, Comune Di Torino, Spagna, Torino