«Il quadro politico sembra impazzito»

«Il quadro politico sembra impazzito» «Il quadro politico sembra impazzito» (A colloquio con Spadolini) ROMA — Senatore Spadolini, i comunisti vogliono mandare Cossiga davanti alle Camere per un processo politico. I socialdemocratici chiedono che il presidente del Consiglio si dimetta subito. All'improvviso, il quadro politico sembra impazzito. Si rischia una grave crisi politica? «Lei ha usato il termine giusto. Il quadro politico sembra impazzito. Motivo di più per ricorrere alle armi della ragione e della riflessione, per sottrarsi ad ogni tentazione dell'irrazionale. La maggiore minaccia che grava sul nostro paese, in questo momento, al di là della cabala delle previsioni, è costituita dalla possibilità che si spezzi, sul problema del terrorismo, quella unanimità e fermezza delle forze costituzionali che aveva caratterizzato l'intera stagione dell'emergenza e salvato l'Italia dai contraccolpi del delitto Moro». Anche la battaglia contro il terrorismo patisce il clima elettorale? «La battaglia contro la sfida terrorìstica, che continua, sì pensi all'amico e collega Tobagi, nella linea che parte dall'altro amico e collega Casale- gno, è un impegno troppo grande di tutti ì democratici per essere degradata a strumento di rissa elettorale. La crisi della Repubblica diventerebbe irreversibile se venissero a mancare le basi di quel mìnimo di solidarietà e di rispetto reciproco, che non si spezzò mai, neanche negli anni della guerra fredda». Cossiga, d'accordo con Piccoli, Craxi e lei, ha deciso di non dimettersi. Quali altre decisioni bisogna attendersi in queste ore cosi difficili della campagna elettorale? «/ partiti e i gruppi parlamentari prenderanno le loro decisioni al momento opportuno e nelle sedi opportune. Il presidente del Consìglio ha già respinto ogni accusa con la necessaria fermezza — precisa il leader del pri —. Ma io le giro la domanda: che cosa sarebbe stata questa campagna elettorale, già così avvelenata, se si fosse trattato di elezioni politiche anziché amministrative? E siamo stati a un pelo. Sì deve all'iniziativa repubblicana del confronto la formazione di un governo a maggioranza politica. E la formula del tripartito appare più che mai sema alternative: con l'approfondita contrapposizione fra comunisti e democristiani, che segue all'odierna decisione del pei, con la polemica in atto fra socialisti e comunisti...». E il caso Donat-Cattin? «Non ho nulla da aggiungere a quanto dissi sere fa in televisione: "Al posto di DonatCattin io mi sarei dimesso". I padri non possono portare le colpe dei figli, ma chi assolve doveri pubblici è obbligato a comportamenti diversi da quelli dei cittadini qualunque. Il sospetto da dissipare è obiettivo: talvolta la carica politica può influenzare da sola i giudici. Non c'entra la persona: in questo caso un dirigente politico, come Donat-. Cattin, cui va la nostra stima e il nostro rispetto». Parliamo di un altro casa inquietante: le accuse di Sciascia a Berlinguer, la replica di Cossiga, la querela di Berlinguer. Lei a chi crede, a Sciascia o a Berlinguer e Cossiga? «Dividerei la domanda in due. C'è il problema della vertenza Berlinguer-Sciascia; c'è l'altro problema, a monte, delle possibili responsabilità di servizi segreti stranieri nel terrorismo di casa nostra. Sul primo punto non ho nessun motivo di dubitare di quanto hanno detto Cossiga e Berlinguer (per la verità io attrìbuiLuca Giurato (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Luoghi citati: Casale, Italia, Roma