Polemiche e accenni distensivi giostrano nella diplomazia Urss di Livio Zanotti

Polemiche e accenni distensivi giostrano nella diplomazia Urss Segi ina il passo l'offensiva di pace del Cremlino Polemiche e accenni distensivi giostrano nella diplomazia Urss DAL NOSTRO CORRISPONDENTE . MOSCA — I sovietici accusano gli Stati Uniti e la Nato di forzare ogni giorno di più il confronto militare tra Oriente ed Occidente. Malgrado le iniziative delle scorse settimane e gli incontri previsti nelle prossime, tra i quali primeggia quello tra Breznev e Schmidt, la diplomazia del dialogo segna il passo. E da Mosca riprendono le bordate polemiche, tanto più violente in quanto seguono e fanno da contrappeso tattico agli accenni distensivi. Se. dunque, Gromyko dice al presidente e «premier» dello Yemen del Sud, Ali Nasser Muhammed, che quando vi fossero le condizioni opportune sarebbe possibile anche fissare delle date per il ritiro dell'Armata Rossa dall'A- fghanistan, subito dopo la stampa di Mosca mette nuovamente mano alle parole pesanti. Il ministro degli Esteri sovietico ha infatti pronunciato parole nuove, che aprono la possibilità di ampliare la trattativa di fatto in corso per avviare a soluzione la crisi afghana. L'impostazione del negoziato, i termini duri in cui si svolge, l'incertezza delle, conclusioni qd i pericoli che pertanto ne conseguono, inducono però l'TJrss a mantenersi comunque aii'oitensiva, almeno dal punto di vista propagandistico. Riferendosi ad un dispaccio dell'Associateti Press, l'agenzia Tass scriveva ieri che un funzionario della Casa Bianca ha riconosciuto l'ingerenza americana in Afghanistan, in favore dei ribelli islamici che combattono il regime di Babrak Karmal. «Ecco la prova della politica insensata e avventuriera di Washington»,, conclude la Tass. Le condizioni invocate da Gromyko, perciò, non ci sono ancora, sembra voler far intendere l'agenzia sovietica. Infatti Hua Guofeng a Tokyo e Geng Biao negli Stati Uniti sono andati a chiedere armi, le hanno ottenute e insieme ad esse hanno avuto anche rassicurazione che procede la costruzione dell'alleanza reazionaria e antisovietica sollecitata dal governo di Pechino. Ad essa, sempre a parere dei sovietici, si oppone una larga parte dell'opinione pubblica mondiale. Cosi spiegano il presunto scacco subito da Carter nella sua campagna per il boicottaggio dei Giochi Olimpici. «L'amministrazione di Carter forza la mano ai governi e ui Comitati dei Paesi che non hanno ancora presentato la loro adesione alla manifestazione olimpica, come ad esempio la Nuova Zelanda...», scrive la Pravda, ma senza riuscire ad evitare il fatto che la maggioranza degli sportivi «sono favorevoli allo svolgimento dei Giochi». Con il leader yemenita del Sud, Gromyko propone allora una volta ancora una soluzione negoziata della vertenza che oppone Iran e Stati Uniti e condanna i tentativi di forza compiuti da questi ultimi. Ma reitera la condanna della politica di pace separata di Carter e Sadat nel Medio Oriente, si richiama alla necessità di portare a Ginevra tutti i diretti interessati alla crisi. E passa all'ammonimento minaccioso ricordando la precarietà che attualmente governa gli equilibri dell'Arabia. Le grandi manovre sovietiche, a passo a passo, vanno configurando le linee principali di una proposta negoziale globale diretta alternativamente agli Stati Uniti e air l'Europa. Ma i suoi tempi di maturazione appaiono ancora lunghi. Livio Zanotti

Persone citate: Ali Nasser Muhammed, Breznev, Gromyko, Sadat, Schmidt