Il Papa esalta il lavoro umano nella periferia rossa parigina di Paolo Patruno

Il Papa esalta il lavoro umano nella periferia rossa parigina L'atteso discorso nella basilica di Saint-Denis Il Papa esalta il lavoro umano nella periferia rossa parigina «Il mondo del lavoro è costruito sulla forza morale, sull'amore che deve ispirare la giustizia, condizione della pace» - Omaggio alla maternità - Secondo l'Eliseo ha espresso «comprensione» per il viaggio di Giscard a Varsavia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Papa Wojtyla ha concluso ieri la sua visita di Stato in Francia con un colloquio all'Eliseo con Giscard d'Estaing e ha proseguito invece la sua delicata «missione pastorale». La giornata è culminata con la Messa celebrata nella basilica di Saint-Denis davanti a duemila lavoratori e immigrati. Stamane il Pontefice assisterà alla Messa organizzata all'aeroporto di Le Bourget (dove è atteso da un milione di fedeli); domani concluderà il suo viaggio con un discorso (che viene definito tamponante» dalle fonti vaticane) alla sede dell'Unesco e con un'altra pastorale, a Lisieux, il villaggio natale di Santa Teresa. Dopo il primo, affettuoso approccio di venerdì con i parigini e la prima raffica d'in¬ contri ufficiali e di discorsi, la giornata di ieri è stata guastata dal maltempo, che ha intralciato le cerimonie e rarefatto l'afflusso dei fedeli lungo il tragitto degli spostamenti papali nella capitale e nella Banlieue. Prima, una colazione che ha riunito attorno al Pontefice un gruppo d'intellettuali e studiosi di varia estrazione cattolica (da Pierre Chaunu a Jean Pourastiè a André Froissard a Christian Chabanis) poi un incontro ecumenico con esponenti delle altre confessioni cristiane. Il colloquio, sollecitato dal Papa, si è svolto con molta franchezza. Gli esponenti deiriformisti hanno criticato alcuni aspetti spettacolari del viaggio, il pontefice ha replicato semplicemente sostenendo la necessità di •■purifi¬ care la memoria personale e comunitaria da tutti gli urti, gli odi, le ingiustizie del passato», in un Paese particolarmente segnato, occorre ricordarlo, dalle guerre di religione. Più positivo, semmai, si è rivelato il successivo incontro del Papa con il principale rappresentante dell'Islam in Europa, Hamza Boubaker. che ha definito il colloquio con il Pontefice «eccellente, incoraggiante e fraterno». Ma la tappa più attesa della, giornata è stata la visita del Papa all'Eliseo, e il colloquio con Giscard d'Estaing, che è andato fin sul portone d'onore ad accoglierlo. L'incontro è' durato 40 minuti, e, secondo quanto hanno poi reso noto fonti dell'Eliseo, ha avuto come argomento i temi più scottanti dell'attualità politica internazionale: l'Afghanistan, il Medio Oriente, la situazione in Africa, le relazioni Est-Ovest e il problema delle ingiustizie e delle diseguaglianze nel mondo. Secondo quanto ha poi confidato Giscard, il Papa avrebbe anche manifestato, se non un'approvazione formale, la sua «comprensione» per il recente viaggio del presidente francese a Varsavia per il discusso incontro con Breznev, incontro del quale, avrebbe approvato lo spirito. Sempre secondo queste confidenze sapientemente lasciate filtrare all'esterno, Giovanni Paolo II condividerebbe l'analisi del presidente francese sulle tensioni internazionali e sulla necessità di fare il possibile per preservare la pace. Questi accenti erano già echeggiati venerdì, nel discorso a Nótre Dame, quando Giovanni Paolo II si era posto in chiave interrogativa la drammatica ipotesi «se la guerra prevarrà sulla pace», e nell'allocuzione di benvenuto di Giscard in Place de la Concorde, quando il presidente aveva sottolineato volutamente che «io Francia opera, come la Santa Sede, per attenuare le tensioni internazionali e aprire instancabilmente gli stretti sentieri della pace». Traspare perciò il tentativo della Francia di ottenere l'avallo vaticano per la sua dinamica (e contestata) azione diplomatica; ma i responsabili della Santa Sede hanno fatto ben attenzione a non farsi invischiare pubblicamente in questa manovra. E ieri pomeriggio il portavoce del Vaticano ha tenuto a specificare che l'incontro all'Eliseo aveva avuto un carattere «privato». Ciò che in realtà si sono detti Papa Wojtyla e Giscard è destinato perciò a restare un segreto; e, dopo aver posato per i fotografi seduto a fianco del presidente su un divano del Salone Pompadour, il Pontefice ha chiuso questa parentesi politica presenziando al ricevimento in suo onore offerto dal capo dello Stato ad alcune migliaia di invitati. Ma la pioggia ha guastato la festa: previsto inizialmente nel parco dell'Eliseo, il ricevimento si è dovuto svolgere invece nei saloni interni, risolvendosi in una gigantesca ressa. Il Papa ha appena avuto modo di essere presentato ai personaggi di maggior spicco (da Barre a Chirac, da Debrè a Lecanuet, a Mitterrand a Marchais, con il quale il pontefice ha scambiato qualche frase) prima di ritrovare con difficoltà la via dell'uscita, mentre altri invitati cercavano di diminuire la ressa uscendo dalle finestre. Parapiglia quale non si era mai visto all'Eliseo. Il pomeriggio, dopo una rapida visita alla Cappella della medaglia miracolosa e un affettuoso incontro ai piedi del la Torre Eiffel, sotto la pioggia, con migliaia di polacchi emigrati in Francia, è stato marcato essenzialmente dalla Messa nella basilica di SaintDenis, fulcro della banlieue rossa, luogo prediletto del cristianesimo sociale più progressista rappresentato dalla Gioventù operaia cattolica. Qui, il Papa ha ricevuto l'omaggio delle autorità comunali comuniste,, e, accolto da uno stendardo con il motto della Gioventù, «Un giovane operaio vale più dell'oro (motto che ha poi ripetuto nella sua allocuzione), ha pronunciato un vigoroso discorso di stampo sociale davanti a un pubblico di lavoratori in gran parte immigrati. Dopo aver reso un vibrante omaggio alla maternità (in un Pae se in cui l'aborto è stato lega lizzato) il Pontefice ha celebrato il valore che il cristianesimo attribuisce alla famiglia. Poi ha reso un omaggio altrettanto vigoroso al lavoro dell'uomo, di tutti coloro che lottano «per un avvenire migliore», per costruire «un mondo migliore non nell'odio, ma nel dinamismo dell'amore». Papa Wojtyla ha concluso, applauditissimo, che «il mondo del lavoro umano è costruito sulla forza morale, sull'amore che deve ispirare la giustizia e la lotta per la giustizia, condizione della pace» Un pace sempre più in perico lo, ha ricordato, in «un mondo die vede accrescersi la minaccia terribile della distruzione per l'accumulazione dei mezzi nucleari». Paolo Patruno