Francesi poco protetti

Francesi poco protetti Francesi poco protetti Un segreto bancario ancorato alla legge non esiste linora in Francia. Tuttavia, servendosi di una interpretazione estensiva delle enunciazioni sul segreto professionale dell'art. 378 del codice penale del 1810. i tribunali negli ultimi anni hanno riconosciuto anche alle banche un certo diritto a mantenere il segreto. Ma un dovere di riservatezza, la cui trasgressione sarebbe perseguibile, non è mai. stato riconosciuto giuridicamente. A differenza dei professionisti tenuti al segreto in base all'art. 376 (medici, farmacisti, avvocati) le banche francesi non possono venir trascinate in tribunale per indiscrezioni. Secondo l'art. 1382 e seguenti del codice civile il proponente (in questo caso il cliente della banca) deve dimostrare di aver subito un danno. D'altra parte le banche sono tenute, per l'art. 109 del codice di procedura penale, a dare ogni informazione al giudice. E cosi in Francia i funzionari deila dogana e del fisco possono richiedere da tutti i dipendenti di banca senza espressa autorizzazione giudiziaria, tutti i dati che ritengono necessari in caso di reato doganale o fiscale. E non e nemmeno necessario inior- ' mare preventivamente il cliente della banca che si in-. daga nei suoi confronti. E' vero che le banche pos¬ sono rifiutare queste informazioni. Ma non lo latino, poiché poggiano, molto più che nella Repubblica Federale, su un rapporto tranquillo con le autorità: per esempio in modo da non rischiare che la banca di emissione, soggetta alle istruzioni dirette del ministro delle Finanze, tagli i crediti. Perciò non riveste grande importanza il fatto che si tenga il proprio conto presso una delle grandi banche nazionalizzate o presso una banca privata: i clienti sono qui come là protetti egualmente (di fronte ai terzi) e non protetti (di fronte alle autorità). Il cosiddetto segreto bancario del resto è già stato contestato dalle norme correnti di informazione della banca nei confronti della banca d'emissione. A questa infatti devono venir comunicati non soltanto l'insieme degli eventi insoliti (cambiali in protesto, assegni a vuoto) ma anche ogni apertura di conto (fino a che il nuovo conto non e approvato, la banca rischia in proprio nel pagare un assegno di più di 100 franchi). Del resto in Francia la parte di gran lunga maggiore dell'intero movimento valutario interbancario avviene attraverso la banca di emissione. Questa ottiene cosi inlormazioni precise anche sulle transazioni della clien¬ tela e. a quanto si dice, queste inlormazioni vengono «ammassate» in un centro statale di elaborazione dati. In pratica, soprattutto, non c'è in Francia segreto bancario per i clienti stranieri. Le misure sul controllo della valuta, qui molto ampie, consentono alle autorità ogni "intrusione» nelle banche interessate. Le autorità doganali possono, senza alcuna autorizzazione giudiziaria, eseguire qualsiasi sequestro presso le banche e senza preavviso. Di ironte a questa insicurezza di diritto, i Irancesi si slorzano da sempre di proteggersi specialmente dalle autorità tributarie, e tendono ad investire parte del reddito sfuggito alle tasse in oro. opere d'arte e titoli non nominativi, come i certificati al portatore per i quali lo Stalo paga interessi relativamente bassi. Inoltre si ha l'abitudine di depositare all'estero, legalmente o no. una parte dei propri averi. Intatti anche all'interno della Cee il reciproco obbligo di assistenza giudiziaria è stato I inora assai manchevole. Del resto le banche degli altri Paesi della Cee sarebbero sciolte dall'obbligo del segreto bancario soltanto nei limili delle proprie normative nazionali. E queste norme sono ovunque molto più rigide che in Francia. .Ioachim Schaufuss

Persone citate: Schaufuss

Luoghi citati: Francia