Le tv private tolgono spazio alla nazionale

Le tv private tolgono spazio alla nazionale I dati rilevati in tre anni Le tv private tolgono spazio alla nazionale Perdita «secca» della Rete Uno - Dibattito sulle tecniche di misurazione dell'ascolto In meno di tre anni le televisioni private hanno più che sestuplicato il loro pubblico, che ora è oltre un quarto di quello potenziale. Dei due grandi canali Rai nazionali, il più danneggiato è il primo, che ha perso circa un terzo dei suoi spettatori. Il secondo ha sopportato abbastanza bene l'invasione delle reti locali, mentre le tv straniere (Montecarlo, Svizzera e Capodistria), dopo avere resistito a lungo hanno subito un relativo tracollo negli ultimi mesi. E' una conferma al di là delle previsioni di quanto già si sapeva, ma il dato è emerso, con una precisione in cifre che la Rai non è in grado di fornire, dal dibattito su «Misurazione dell'ascolto tv Problemi di metodo e utilizzazione» organizzato giovedì sera presso l'Unione industriale dal Club della pubblicità. Protagonisti della serata due «colossi» del settore operanti a livello internazionale: la A. C. Nielsen Company, americana ma con diramazioni in tutto il mondo, e l'italiana LCM, consociata con un gruppo inglese e per ora attiva solo in Europa, rappresentate da due dei loro maggiori dirigenti italiani, rispettivamente Giuliano Rossi e Alberto Colussi, milanesi. Il confronto-scontro davanti ai soci del Club della pubblicità (il cui presidente, Sulo Resuli, fun- geva da moderatore) aveva lo scopo di illustrare i diversi metodi usati dalle due società per la rilevazione della audience (ascolto) televisiva: un dato non facilmente controllabile e che deve essere fornito con la massima approssimazione possibile agli acquirenti degli spazi pubblicitari televisivi, i cut costi com'è noto variano notevolmente a seconda del numero di spettatori sui quali — per una serie di elementi, anzitutto il gradimento dei programmi e l'ora di trasmissione — si è certi di poter contare. Un settore tutt'altro che da sottovalutare dal punto di vista economico, se si pensa che negli Usa il giro d'affari sulla pubblicità televisiva supera i 4700 miliardi di lire e in Italia, dove è in rapida espansione proprio grazie alla «novità» delle reti locali, «soltanto»! 170. Nielsen Co. e LCM si sono dunque date l'altra sera cordialmente battaglia, per dimostrare al pubblico — composto per lo più di potenziali clienti, ma c'erano anche alcuni tra i maggiori istituti di ricerca privati torinesi, come lo Studio Testa, Abacus, Creativitie's Window, GBM — la maggiore attendibilità della propria tecnica di rilevazione. La multinazionale americana preferisce il «diano»: quattromila famiglie italiane, scelte come «campione» in base a una complicata e supercollaudata serie di requisiti e test che ne assicurino la reale rappresentatività, tengono una settimana ogni tre mesi (la rilevazione è trimestrale) un accurato diario delle trasmissioni che seguono, indicando ogni cambio di canale. Il gruppo italiano si affida invece a uno strumento, il mefer, che viene applicato all'apparecchio televisivo e registra automaticamente le ore di funzionamento e ogni mutamento di rete, tutti i giorni dell'anno. Anche in questo caso le famiglie prescelte — solo 400 però — devono tenere un diario cui il confronto con i dati forniti dal mefer toglie ogni possibilità di errore o inganno, dovuti a disattenzione o scarsa memoria. In entrambi i casi i dati vengono poi affidati all'elaboratore. Sui pregi e i difetti dei due metodi non e qui il caso di disquisire: interessa di più, invece, per il momento, l'inedito risultato della misurazione effettuata tra il marzo '77 e il l'ebbraio 80 dalla Nielsen (e confermato, con limitate variazioni, dalla LCM) sulla frequenza d ascolto delle varie reti televisive. Le tv locali sono cresciute progressivamente dal 4,2 al 27.6 per cento di audience: spazio sottratto auasi esclusivamente al primo canale Rai, che è sceso dal 67,7 al 48,4 per cento; in lieve regresso la Rete Due, dal 21,4 al 19,7: le tv estere dal 6,7 per cento sono passate al 3,9 (ma nel settembre-novembre '79 erano ancora sul' 5,5). Quanto al terzo canale nazionale, da poco in funzione, i dati sono ovviamente insufficienti: nell'ultimo trimestre rilevato, il primo di attività della Rete Tre (dicembre '79 - febbraio '80), lo ha preferito soltanto lo 0,4 per cento degli spettatori, disinteresse per ora poco significativo ma sul quale occorrerà a suo tempo riflettere.

Persone citate: Alberto Colussi, Giuliano Rossi, Resuli, Studio Testa

Luoghi citati: Capodistria, Europa, Italia, Montecarlo, Svizzera, Usa