Visita alle meraviglie della nell'ospedale diventato un natura museo

Visita alle meraviglie della nell'ospedale diventato un natura museo La mostra allestita nella «crociera» al secondo piano del Palazzo San Giovanni Visita alle meraviglie della natura nell'ospedale diventato un museo La mostra in corso a Palazzo San Giovanni, sede del futuro Museo regionale di Scienze naturali, non sembra aver destato finora l'interesse che merita, almeno a giudicare dalla scarsa frequentazione. Il visitatore attento die si addentri fra i ponteggi e le impalcature incombenti su via Giolitti (preludio ai lavori di ristrutturazione che trasformeranno il vecchio ospedale in uno dei più moderni musei scientifici d'Europa), per accedere alla «crociera» del secondo piano dove è stata allestita l'esposizione, si rende ben presto conto infatti che questa intenda significare qualcosa in più di quanto ci si attende normalmente da analoghe iniziative. Un significato che travalica i contenuti stessi delle quattro sezioni (una duplice) in cui si articola la mostra ed è leggibile nel modo in cui essa è stata pensata dagli architetti e dagli studiosi degli istituti universitari — in questa particolare occasione quelli di mineralogia e zoologia sistematica — ai quali è stato affidato il progetto del futuro complesso. Mentre le bianche strutture tubolari che indicano il «percorso» dell'esposizione hanno il solo scopo di richiamare, con una soluzione estetica di indubbio buon gusto, il momento di modificazione e rivitalìzzazione cìie l'edificio castellamontiano sta vivendo, la disposizione di reperti, pannelli esplicativi, fotografie, disegni e diagrammi (tutti estremamente «chiari» e di facile comprensione) rispecchia infatti quella che sarà l'impostazione «rivoluzionaria» — almeno per l'Italia — del Museo di scienze. «Abbiamo voluto anticipare, con la cautela necessaria in un Paese in cui la divulgazione scientifica non ha grandi tradizioni e con gli inevitabili limiti derivanti dall'inesperienza e dall'ancora precaria struttura della nuova istituzione, i principi che informeranno permanentemente l'attività del Museo», spiega il presidente del Comitato scientifico, professor Franco Ricca, «e cioè l'uscita dall'ambito accademico dello straordinario patrimonio rappresentato, dalle collezioni scientifiche universitarie per un loro uso rivolto all'intera cittadinanza, ma soprattutto in funzione didattica, senza escludere a priori nessun livello d'istruzione». L'idea di fondo è quella di rovesciare il concetto del museo come semplice, e «inerte», luogo di conservazione dei reperti per trasformarlo in un ambiente vivo, dinamico, in cui il percorso espositivo guidi letteralmente per mano scolari, studenti, insegnanti e visitatori in generale a una corretta comprensione della storia dell'evoluzione, sia dell'uomo e dell'ambiente che lo circonda sia delle tecniche di ricerca che, progredendo di secolo in secolo, l'hanno tracciata. Un discorso die istituti analoghi di altri Paesi hanno affrontato da tempo (come testimoniano molti musei di storia naturale americani, francesi, inglesi, tedeschi sovietici ecc.) ma che in Italia finora, se si esclude la lodevole eccezione di Verona, non aveva trovato sede adatta. In questa direzione hanno dunque lavorato gli architetti Donatella Ronchetto, Maurizio Momo, Paola Pasdiettq e Giovanni Maria Lupo, allestendo le due sezioni della mostra dedicate alla storia di Palazzo San Giovanni dal 1680 a oggi, il conservatore del museo di mineralogia per quella dedicata ai cristalli di quarzo, e i professori Orsetta Elter e ^Pietro Passerin d'Entrèves, dell'Istituto di Zoologia sistematica, per quelle dedicate rispettivamente al «Celacanto» e alla «collezione Spinola di Tassarolo». Disegni fotografie, planimetrie, antichi documenti ricostruiscono infatti in modo chiaro le fasi di costruzione dell'antica sede dell'Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista, con attenzione anche all'evoluzione nel modo di affrontare i problemi urbanistici e sanitari nell'arco di questi tre secoli (e non è detto che i più irrazionali e «disordinati» siano stati i nostri antenati più antichi). Tabelle, diagrammi e pan¬ nelli aiutano a capire la nascita e la crescita delle metodologie scientifiche nel campo della storia naturale, rispondendo in anticipo ai «perché» sulla nomenclatura degli ordini e delle specie animali esempi occasionali' gli imenotteri della ricchissima collezione Spinola (alla vita del marchese Massimiliano, vissuto tra il 1780 e il 1857, a lungo confinato nel castello di famiglia a Tassarolo, è dedicato ampio spazio) e il pesce incredibilmente sopravvissuto ai millenni: il. Celacanto era dato infatti per estinto 70 milioni di anni fa ed invece ne sono stati pescati esemplari nell'arcipelago delle Comore. Questo è l'unico esposto in Italia. Le stesse considerazioni valgono per la sezione che prende spunto dal rinvenimento di una splendida «drusa» di quarzo sulle montagne di Issogne, ulteriore occasione per dimostrare co¬ me il museo possa diventare scuola viva e aperta, scuotendosi di dosso il grigiore e la polvere tradizionali. Maurizio Spatola I Il «Celacanto» esposto a Palazzo S. Giovanni

Persone citate: Donatella Ronchetto, Elter, Franco Ricca, Giovanni Maria Lupo, Maurizio Momo, Maurizio Spatola I, Paola Pasdiettq, Pietro Passerin, Spinola

Luoghi citati: Comore, Europa, Issogne, Italia, Tassarolo, Verona