Ammucchiata di votazioni

Ammucchiata di votazioni Ammucchiata di votazioni La corsa al ritardo per ottenere l'ultimo posto sulle schede elettorali si è conclusa, in alcuni grandi centri, con un ritardo tale che un grosso .partito ha corso il rischio di non figurare tra le li-, ste votabili: in certi casi addirittura è stato escluso, salvo appello, dalla scheda stessa. La procedura che la legge elettorale impone per l'attribuzione dell'ordine dei simboli sulla scheda, a chi vorrebbe credere che gli italiani sono cresciuti e sono maturi, sembra un po' infantile: per catturare il primo posto si predispongono attese in strada di giorni e giorni, a volte anche di settimane; per catturare l'ultimo posto si esita fino al limite del ritardo inesorabile. Ma c'è da pensare che il gioco valga la candela, che la fatica dell'attesa o dell'esitazione, il rischio di finire fuori scheda, gli schiaffi e i pugni che.talvolta corrono tra i rappresentanti delle liste davanti alla porta del tribunale, siano un buon prezzo da pagare, dal momento che molti danno per scontato che è più facile indurre certi elettori a votare per il simbolo numero uno oppure per l'ultimo simbolo a destra, anzi che convincerli a votare per questo o per quel partito. Ma siamo davvero ancora così poco conoscitori di vicende politiche da lasciarci suggestionare dal posto del, simbolo in scheda anzi che dai simboli, dai nomi, dai programmi, dai personaggi dei vari partiti e liste? L'interrogativo — giustificato da come si svolge la preparazione delle schede - non sembra molto lusinghiero per il cittadino elettore italiano Ecco però che. subito dopo, la stessa macchina elettorale si contraddice e offre una dimostrazione di grande fiducia nelle capacità di discernimento e di comprensione dell'elettore. A quello stesso italiano per catturare il cui consenso i rappresentanti di liste si battono per la posizione del loro simbolo sulla scheda, verranno infatti messe in mano domenica 8 giugno tre, in molti casi addirittura quattro schede diverse, valide per altrettante votazioni differenti: per il rinnovo dell'amministrazione regionale, per il rinnovo di quella provinciale, per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale e — nelle grandi città — per l'elezione dei rappresentanti di quartiere. Sarebbe curioso avere l'impossibile statistica delle con-1 fusioni che molti elettori inesorabilmente finiranno per fare tra scheda e scheda; sarebbe curioso sapere quanti, uscendo dalla cabina, avranno veramente compreso la differenza fra gli obiettivi delle tre o quattro votazioni effettuate. Tanto più che le schede non saranno identiche, ma saranno simili; che le posizioni dei simboli e dei partiti in molti casi saranno differenti. E che la propaganda non sta facendo molto per chiarire le idee agli elettori, restando per ora ancora molto limitata ai grandi temi politici e partitici, e non essendo — salvo eccezioni — finora scesa ai problemi particolari che ogni votazione amministrativa dovrebbe affrontare. L'elettore, insomma, sarebbe talmente sciocco da saper scegliere i suoi candidati soltanto in funzione del posto che nomi e simboli occupano sulla scheda, ma sarebbe talmente intelligente da sapersi destreggiare e da saper calibrare il proprio suffragio in funzione dei vari problemi, saggiamente muovendosi fra le quattro schede diverse ma simili che si troverà in mano? Senza voler essere profeti, è facile prevedere che domenica 8 giugno gli italiani finiranno per votare essenzialmente per questo o per quel partito, senza troppo discernere fra caso e caso, fra consigli di quartiere. Regione. Provincia o amministrazione civica; l'occhio soprattutto puntato a quel che capiterà in Parlamento e nel governo. Una specie di ammucchiata elettorale, insomma, che trasformerà ogni singola votazione in un pezzo del grande referendum partitico verso il quale ci stiamo avviando. Con buona pace dei problemi locali e provinciali e regionali che meriterebbero invece una certa attenzione e che ogni cittadino dovrebbe avere il coraggio di tentare di risolvere votando con più conoscenza di causa, e senza troppo preoccuparsi di come a Roma i voti verranno interpretati. Salvo errori, per il Parlamento abbiamo votato appena un anno fa. D '

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