Milan in B, Rossi fermo 3 anni In settimana un'altra stangata?

Milan in B, Rossi fermo 3 anni In settimana un'altra stangata? La sentenza del tribunale sportivo ha ridimensionato le richieste del pm Milan in B, Rossi fermo 3 anni In settimana un'altra stangata? Le squadre e i giocatori radiati e quelli sospesi ricorrono in appello - Venerdì si svolgeranno altri processi: Bologna, Juventus, ancora il Milan, Lazio e Avellino DAL NOSTRO INVIATO MILANO — La commissione disciplinare della lega calcio, presieduta dall'avv. Francesco D'Alessio, ha limato nella sentenza resa nota ieri mattina le richieste di pena avanzate dal capo dell'ufficio inchieste della Federcalcio dottor De Biase, ma la serie delle sanzioni a carico di società e giocatori coinvolti nel primo processo sportivo (altri seguiranno) resta pesante, a conferma del «marcio» esistente sotto le due pcrtite del campionato appena concluso. La retrocessione in B del Milan, le radiazioni del presidente rossonero Colombo, dei giocatori Albertosi. Cacciatori, i cinque anni di squalifica a Della Martira e Stefano Pellegrini, i tre a Paolo Rossi e Zecchini, l'anno e mezzo a Giordano e Manfredonia, le penalizzazioni, da scontarsi la prossima stagione per Avellino e Perugia, altre pene minori sono uno choc per il mondo del calcio. Sino a sabato sera, dopo l'arringa dell'avvocato Dean suo difensore, Paolo Rossi ha sostenuto la propria in¬ nocenza, ha proclamato l'estraneità ai fatti addebitatigli. Ora è nei guai, gli resta la speranza in una riduzione della squalifica da parte della Caf (commissione d'appello federale, il calcio ha solo due gradi di giudizio), ma la sua carriera in Italia subirà una interruzione faticosamente recuperabile, e intanto salterà i campionati d'Europa. La squalifica di Paolo Rossi è quella che più colpisce la gente, confrontata con quelle di Giordano e Manfredonia. Se la Juventus è la «fidanzata», lui è il «ragazzo d'Italia» per gli sportivi. Ne hanno fatto il beniamino di molti il volto pulito, i modi garbati, le passeggiate con Simonetta nel dolce panorama dei colli vicentini, i gol in Nazionale, le belle prove al Mundial, le attenzioni dei più grandi club — anche' stranieri — ne: suoi confronti. Ha vacillato solo nei giorni del processo milanese: le parole erano sempre le stesse, di rifiuto totale della benché minima colpa, ma il viso sempre più pallido. E soprattutto, sia da lui che dall'avv. Dean, una difesa sulla negazione di tutto ma senza argomentazioni. Contro di lui le accuse parallele di Cruciani e Trinca, i due «scommettitori» romani che hanno avviato la bagarre con la denuncia alla magistratura, del terzo uomo Bartolucci (er cicalone, personaggio pasoliniano che faceva da spalla ai due boss nel giro delle puntate, e quando c'era da prendere contatti per addomesticare le partite). Concordi nelle accuse su Avellino - Perugia, non contenti delle ammissioni di Della Martira che si è accollato tutte le responsabilità nel «nobile» tentativo di scagionare i compagni e il club umbro, Cruciani, Trinca e Bartolucci sono caduti in contraddizioni raccontanto i loro contatti con i giocatori laziali (Milan-Lazio), salvandoli in parte. Queste contraddizioni e le arringhe dei difensori hanno portato alla sensibile differenza fra richiesta di pena e sentenza a carico di Giordano e Manfredonia. Si legge infatti nel dispositivo della commissione disciplinare che mentre per tutti gli altri (società, presidente, giocatori) è confermata la «responsabilità degli addebiti disciplinari loro ascritti», ovvero illecito sportivo, a Morini; Giordano e Manfredonia è attribuita soltanto la «violazione dell'art. 2 comma B del regolamento di disciplina essendo cosi modificato il capo di incolpazione» (da illecito sportivo a semplice omessa denuncia,). In sostanza Morini e i due laziali hanno convinto la «disciplinare» di essere solo stari a conoscenza dei brogli, averli respinti ma non averli denunciati. Sotto questa luce, anche la sentenza a carico di Giordano e Manfredonia diventa severa. Adesso che può succedere? Per le società e i radiati la Caf non dovrebbe offrire speranze, in appello, almeno Rossi può puntare su una riduzione della pena, anche se lui considera ancora possibile l'assoluzione. Ipotizziamo due anni di squalifica. Dove trascorrere la pena, giocando? In Sudafrica o nello Zimbabwe (ex Rhodesiu), la prima federazione mai accettata dalla Fifa per le ragioni dell'apartheid, la seconda espulsa dalla Confederazione africana? Intanto incombono altri processi sportivi. Bologna (due volte), Juventus, ancora Milan, Lazio, e Avellino sotto esame. Accuse meno precise, per Bologna-Juve solo parole gettate nel vento. Comunque altre paure, alla luce di questa stangata. Bruno Perucca