Capitano dei carabinieri assassinato alle spalle dalla mafia di Monreale

Capitano dei carabinieri assassinato alle spalle dalla mafia di Monreale Passeggiava con la moglie tenendo in braccio la figlia Capitano dei carabinieri assassinato alle spalle dalla mafia di Monreale PALERMO — Chi tocca la mafia e riesce a sapere troppe cose, viene ucciso senza possibilità d'appello. La regola di morte e sangue in Sicilia, è stata puntualmente rispettata. Il capitano Emanuele Basile, 30 anni, è stato assassinato da tre killers sabato notte a Monreale, antica cittadina di quarantamila abitanti nella cintura di Palermo, sulle colline ricche d'agrumeti della Conca d'Oro. Senza dubbio un delitto di mafia. I sicari hanno colpito a tradimento l'ufficiale mentre tornava in caserma, tenendo in braccio la figlia Barbara di quattro anni, addormentata, e stringendosi al fianco la moglie Silvana Musanti, 28 anni, di Taranto come lui. La famigliola, serena e spensierata, aveva partecipato ai festeggiamenti in corso nel paese. In serata l'ufficiale aveva partecipato tra le autorità cittadine, al tradizionale ricevimento offerto in municipio. Quindi i Basile erano andati a passeggio tra la folla, nelle strade della cittadina normanna. Strade piene d'animazione, aria di festa, locali pubblici affollati, gente davanti alle bancarelle. Gli assassini hanno atteso l'ufficiale, anonimi tra la folla nel Bar del Corso, e hanno agito di sorpresa. Erano in due: piccolo e magro uno, più alto e robusto l'altro, biondino il primo, scuro «come un arabo» il secondo. Un terzo, attendeva al volante di una A112. Gli hanno sparato alle spalle sei colpi di pistola calibro 38, e solo per caso non hanno colpito moglie e figlia. Erano quasi le due del mattino. Il capitano Basile è crollato sul marciapiede, in una pozza di sangue, ancora vivo. «Presto, mi muore!», ha implorato la moglie, mentre braccia amorevoli allontanavano la piccola Barbara. Poi la corsa disperata e colma di speranza verso l'ospedale. Alle 2,15 il cuore s'era fermato una prima volta, ma un massaggio cardiaco positivo riaccendeva l'altalena di fiducia e delusione. Poco dopo le quattro però, il capitano Basile è spirato. La vettura dei tre sicari è ' stata poi intercettata all'alba nei dintorni di Monreale. C'è stato un conflitto a fuoco, ma velocissimi e protetti dall'oscurità, sono riusciti a dileguarsi. Adesso si vaglia la posizione di molti pregiudicati e di Giovanni Cardinale, un evaso catturato nella battuta, che il mese scorso era fuggito dall'ospedale dov'era piantonato. Il capitano Br.sile. dopo alcuni anni di permanenza a Milano, era giunto a Palermo nel gennaio '77 e subito incluso nello staff del colonnello Giuseppe Russo, assassinato anche lui in una radura del bosco Ficuzza. a nove chilometri da Corleo¬ ne, la sera del 20 agosto del 1977. Russo indagava sulla cosca di Corleone, il paese di Luciano Ligglo. Fu soppresso perché a conoscenza di tanti segreti, mentre meditava di lasciare l'Arma. Progettava di diventare consulente di alcuni operatori economici. «Ho fatto la mia parte, adesso si facciano avanti altri», diceva giusto in quei giorni. Uno degli «altri» era appunto Basile, infaticabile ed ottimo investigatore tanto che, malgrado la giovane età, gli fu affidato il comando della compagnia di Monreale, una delle più strategiche nell'apparato dei carabinieri in Sicilia. Quindi il 21 luglio dell'anno scorso, un altro omicidio della mafia: l'uccisione del vicequestore Boris Giuliano, che dirigeva la squadra mobile palermitana: aveva messo il dito nel traffico di droga dei clan di Corleone e Monreale. Per il delitto Russo, pochi giorni fa, il bandito Bagarella, luogotenente di Liggio, è stato prosciolto; degli assassini di Giuliano, non si è ugualmente saputo nulla. E nulla d'altronde è stato possibile sapere sull'assassinio del giudice Terranova e del maresciallo Mancuso che lo scortava, abbattuti in un agguato il 25 settembre dell'anno scorso in piena Palermo. ■ ... Antonio Ravidà Il capitano Emanuele Basile