Henke lancia strali cenfro Tonassi spende buone parole per Malizia di Massimo Caprara

Henke lancia strali cenfro Tonassi spende buone parole per Malizia Interrogato a Potenza l'ex capo di stato maggiore della Difesa Henke lancia strali cenfro Tonassi spende buone parole per Malizia Non ancora sciolto il nodo se ci fu avallo politico nel nascondere l'identità di Guido Giurine ttini - Ascoltato anche il giornalista Massimo Caprara sul suo dialogo con Andreotti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE POTENZA — Fu il ministro della Difesa Mario Tanassi ad assumersi nel luglio del '73 la responsabilità di avallare politicamente la decisione presa dal servizio segreto di allora di non voler rivelare alla magistratura l'identità di Guido Giannettini? Ieri, alla quarta udienza del processo per falsa testimonianza contro il generale Saverio Malizia (l'ex consulente giuridico del ministero della Difesa sospettato di aver fatto da tramite tra il dicastero e la presidenza del Consiglio), la tesi secondo la quale l'autorità politica dette al Sid e ai militari il suo assenso per il «caso Giannettini», ha segnato un punto e si è rinvigorita. Al centro del ciclone però sembra esserci almeno per ora solo Mario Tanassi perché Eugenio Henke, capo del Sid dall'estate del '66 a quella del '70 e al vertice del servizio all'epoca della strage di Milano, si è limitato ad affermare che gli risulta solo questa circostanza. La testimonianza di Massimo Caprara, il giornalista ex segretario di Togliatti, che nel '74 con un'intervista pubblicata sul «Mondo» riferì che Andreotti gli parlò di un'«apposita riunione» che si era tenuta a Palazzo Chigi per prendere la decisione sul «caso Giannettini». è invece appena cominciata. Il giornalista ha potuto solo confermare quanto già detto a Catanzaro a proposito dell'intervista e dovrà tornare a Potenza il 4 giugno prossimo, quando sono convocati oltre agli ex presidenti del Consiglio Andreotti e Rumor, anche l'ex ministro Tanassi. Il nodo di questo processo però è ancora lontano dall'essere sciolto. I giudici che accusarono Malizia lo ritennero un tramite tra il ministero della Difesa e la Presidenza del Consiglio, cioè i politici che, secondo loro, nel luglio del '73 protessero Giannettini e questo è scritto nella motivazione della sentenza di Catanzaro a proposito della condanna di Guido Giannettini. Ieri la commissione parlamentare inquirente, richiesta dalla corte d'assise, ha inviato una lettera a Potenza, firmata dal presidente socialdemocratico Reggiani, con la quale chiarisce che politici e militari non sono né imputati né indiziati. Con questa notizia comunque, la commissione ammette che l'istruttoria che dovrà chiarire eventuali responsabilità è ancora tutta da compiere. Nel luglio del 1973 Eugenio Henke era capo di stato maggiore della Difesa. Ieri, con una deposizione durata circa quattro ore, l'ammiraglio ha detto che il suo consulente giuridico, Giuseppe Castaldo, gli riferì qualche giorno dopo la riunione di ufficiali che si era tenuta il 30 giugno prece dente che era stato deciso di opporre il segreto politico-militare a proposito di Giannettini. «Trascorsero ancora cinque o sei giorni — ha raccontato Henke — e ricevetti la visita di Miceli. Mi confermò il parere degli ufficiali e mi disse di essersi recato dal ministro della Difesa Tanassi per ■sottoporgli il caso. Continuò aggiungendo che Tanassi aveva approvato il parere già espresso e aveva detto che avrebbe interessato la presidenza del Consiglio per la sanzione finale». Accanto allo strale lanciato contro Tanassi, Henke ha speso qualche parola in difesa di Malizia, la cui posizione processuale sembra alleggerirsi sempre più. «Miceli non mi disse che Malizia era stato in qualche modo interessato alla cosa. Mi riferì solo di essere stato dal ministro e che questi aveva approvato la bozza della lettera di risposta al magistrato Villani. Malizia non venne nominato». E ancora: «Quando io ero capo del Sid non esisteva una persona che avesse il ruolo di uomo di collegamento tra ministero della Difesa e presidenza del Consiglio». Completando il quadro dei ricordi, l'ammiraglio Henke ha puntualizzato: «Successivamente seppi che la presidenza del Consiglio aveva approvato la decisione presa, ma non ricordo se me lo disse Miceli». «Comunque — ha concluso —ebbi l'impressione cìie in quel luglio del '73 Tanassi pose il segreto, mentre penso che Andreotti. all'epoca non seppe nulla del "caso Giannettini", né al tempo della decisione sul segreto, né successivamente quando contro Giannettini venne emesso un mandato di cattura». Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, Potenza