Trova la moglie the s'è uccisa e disperato si toglie la vita

Trova la moglie the s'è uccisa e disperato si toglie la vita Tragica fine di due anziani coniugi a Livorno Trova la moglie the s'è uccisa e disperato si toglie la vita Lui aveva 81 anni; lei 71 - La donna si è soffocata infilando la testa in un sacchetto di plastica - Il marito, svegliandosi, ha scoperto il cadavere ai piedi del letto e. ha voluto fare la medesima fine LIVORNO — Un anziano ingegnere si è ucciso perché ha trovato la moglie morta ai piedi del letto. La donna si era tolta la vita infilando la testa in un cappuccio di plastica e avvolgendosi al collo una calza. Il marito disperato ha voluto fare la stessa fine. E' accaduto la scorsa notte in un alloggio al terzo piano di via Grande 241, in pieno centro. Lui si chiamava Remo Tuzzo, aveva 81 anni, lei Maria Marchi, di dieci anni più giovane. Non si sa a che ora è accaduta la tragedia, ma si presume dopo la mezzanotte. L'anziano ingegnere deve essersi svegliato e non ha visto la moglie accanto a sé: coperte e cuscino erano in ordine. Ha pensato che la consorte si fosse sentita male, si è infilato la vestaglia ed è andato verso la cucina. Ma appena ha girato attorno al letto, ha visto sua moglie sul tappeto, immobile. La donna aveva un cappuccio trasparente in testa, gli occhi erano sbarrati. Accanto c'era un bigliettino che" lei gli aveva scritto: poche parole di perdono e l'addio. Remo Tuzzo non ha retto alla disperazione: in terra c'era l'altra calza, l'ha presa, è andato nel bagno e si è strangolato. Nello spasimo dell'agonia ha tentato di raggiungere la camera da letto, forse voleva morire accanto alla moglie, ma non è riuscito a trascinarsi oltre la soglia del bagno. Cosi li ha trovati il mattino dopo il fratello di Maria Marchi. L'uomo aveva provato a telefonare diverse volte. Sapeva che i parenti dovevano essere in casa e si è preoccupato. Aveva una chiave del loro alloggio ed è andato a controllare. Remo Tuzzo era nato a Genova, la moglie a Borgo S. Lorenzo, provincia di Firenze. Si erano sposati abbastanza giovani, non avevano a"uto figli. Tuzzo, ingegnere navale, era giunto a Livorno molti anni addietro assunto dal cantiere «Luigi Orlando». Subito apprezzato per le sue capacità professionali, aveva iniziato la scalata verso posti di prestigio. Negli Anni Cinquanta gli fu affidata la direzione della sala tracciati con man¬ sugzimprgpltrlasaduMcig sioni direttive nei confronti di un centinaio di persone. Poi la pensione per rag-' giunti limiti di età e la sensazione di essere ormai vecchi e inutili. I primi tempi marito e moglie avevano tentato di superare questa svolta nella loro esistenza facendo dei viaggi e incontrandosi con amici, poi, a poco a poco si erano isolati e non uscivano più. Ogni tanto l'anziano ingegnere raggiungeva il bar dell'angolo, beveva una birra e tornava a casa quasi di corsa. Ultimamente l'uomo era stato visto quasi trascinarsi, aveva i movimenti impediti dal morbo di Parkinson. Poi un'altra disgrazia: un giorno Maria Marchi, uscita per comperare il pane, era stata investita da un'auto. Fu ingessata e per lei iniziarono giorni difficili. Molte volte doveva chiedere aiuto al marito il quale purtroppo non sempre poteva dargliene perché costretto a letto dal terribile morbo. La donna andava soggetta a perdite di memoria, si lasciava vincere dallo sconforto. Più volte i vicini di casa la sentivano piangere sommessamente e se si offrivano di aiutarla e confortarla, lei li allontanava: «Grazie, ma ora va molte meglio». I coniugi non avevano problemi finanziari, la pensione di lui era sufficiente per entrambi. Forse a lord mancava una cosa essenziale: la compagnia di figli. Ma non ne avevano mai potuti avere e per loro questa era stata una grande sofferenza. o. m.

Persone citate: Luigi Orlando, Maria Marchi, Parkinson, Remo Tuzzo

Luoghi citati: Borgo S. Lorenzo, Firenze, Genova, Livorno