Il brigadiere che uccise Cecchetti è assolte per «legittime difese» di Claudio Cerasuolo

Il brigadiere che uccise Cecchetti è assolte per «legittime difese» Concluso così il processo per il tragico episodio del marzo '77 Il brigadiere che uccise Cecchetti è assolte per «legittime difese» Era imputato di omicidio colposo per aver ferito mortalmente con una raffica di mitra lo studente che era fermo nella sua auto in corso Ferrucci - Respinta la tesi della parte civile Sentenza di assoluzione per il brigadiere Giorgio Vinardi, imputato di omicidio colposo: la notte del 17 marzo '77 feri mortalmente con una raffica di mitra lo studente Bruno Cecchetti, fermo nella sua auto posteggiata contromano in corso Ferrucci, a due passi dalla sua abitazione di via Moretta. Dopo due ore di camera di consiglio, ieri, i giudici della quinta sezione del tribunale (presidente Pempinelli) hanno assolto il militare «per aver agito in stato di legittima difesa". Accolta in pieno, quindi, la tesi del difensore dell'imputato Vinardi, avvocato Gabri, dell'avvocato dello Stato Bestente e dello stesso pubblico ministero Sciaraffa, che avevano sempre sostenuto che lo studente aveva con sé quella notte un'arma, un'Astra cai. 9. Quando il brigadiere vide il luccichio dell'arma lasciò partire la raffica. L'avv. Pierclaudio Costanzo, parte civile per la madre dello studente ha sempre affermato il contrario: «Lo studente non aveva mai posseduto un'arma e quella sera aveva posteggiato l'auto contromano, come aveva già fatto altre volte. Aveva appena lasciato un amico, Claudio Zoia, dopo aver trascorso con lui tutta la serata. L'Astra cai. 9 — ha sempre affermato Costanzo —, fu messa in mano ai ferito dai carabinieri per avvalorare la tesi che Bruno Cecchetti fosse un terrorista, almeno potenziale. Chiediamo una sentenza di condanna, perchè Bruno Cecchetti non sia ucciso due volte, la prima il 17 marzo '77, la seconda quando si è voluto distruggere il suo onore». La vicenda giudiziaria, approdata nell'aula della quinta se¬ zione del tribunale a due anni di distanza dal fatto, si è trascinata per più di un anno ancora. Il dibattimento, durato parecchie udienze, è stato caratterizzato' da scontri infuocati tra la parte civile e l'avvocato difensore di Vinardi. Al processo si sono compiuti accertamenti per stabilire che proiettili avesse l'Astra; i periti hanno scoperto che erano dello stesso tipo e dello stesso anno di fabbricazione del' mitra di Vinardi. Lo stesso pubblico ministero Sciaraffa, nella sua requisitoria ha parlato di «processo degli equivoci». Ha detto il magistrato: «In questa vicenda si sono dette molte cose poi rivelatesi inesatte. Lotta Continua, il giorno dopo la morte di Bruno Cecchetti, pubblicò un articolo in cui affermava che Vinardi aveva dichiarato: "Lo studente non aveva nessuna pistola con sé, a me però non possono fare niente". I carabinieri spedirono l'articolo alla procura della Repubblica perché indagasse su quella dichiarazione che Vinardi ha sempre smentito». Ha sostenuto il p.m.: •La madre dello studente ci ha sempre detto che conosceva benissimo suo figlio. E questo purtroppo non è risultato vero. Lotta Continua ne ha parlato come di "un compagno", mentre per la madre il ragazzo non faceva politica». Per il p.m. ci sono due ragioni fondamentali che smentiscono la tesi della messinscena, cioè dell'arma messa in mano allo studente quando era stato colpito. «Primo punto: non si inette in mano a un ferito un'arma carica. Cecchetti morì il pomeriggio del giorno dopo. Un barellie¬ re ha testimoniato al processo dicendo che nel tragitto per l'ospedale il ragazzo si muoveva. Secondo punto. Bastava mettere un'arma scarica e non inceppata come era invece l'Astra». Parecchi gli argomenti, prò e contro Vinardi. L'avvocato Costanzo li ha esaminati tutti nella sua lunga arringa, durata più di sette ore. La sentenza ha stupito chi ha seguito tutto il processo, soprattutto perché ha risolto drasticamente troppi dubbi. Il giudice istruttore rinviando Vinardi a giudizio aveva infatti sostenuto la tesi dell'eccesso colposo in legittima difesa: Vinardi aveva creduto erroneamente che lo studente fosse armato e aveva sparato forse con troppa precipitazione. Una tesi che non risolve il problema della misteriosa Astra, ma che almeno non infanga la memoria di Bruno Cecchetti. Ci sarà un processo d'appello: per l'avv. Costanzo un'altra lunga battaglia giudiziaria. Claudio Cerasuolo