Vinta la battaglia del Delta e anche il Po avrà il parco

Vinta la battaglia del Delta e anche il Po avrà il parco Il restauro naturalistico del Gran Bosco della Mesola Vinta la battaglia del Delta e anche il Po avrà il parco Sono 57 ettari di terre umide e di valli da pesca fra Goro e Volano - Esperienze hanno dimostrato che il prosciugamento indiscriminato risulta controproducente DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FERRARA — E' un fatto nuovo e concreto, non uno dei mille progetti rimasticati all'infinito, l'oasi ..Foce Volano» nel Delta del Po, a Nord di Ferrara. Sono iniziati i lavori per il restauro naturalistico di 57 ettari di terre umide, primo passo verso la realizzazione del Parco del Delta compreso nell'elenco di nuovi parchi nazionali. Situata di fronte al Gran Bosco della Mesola, tra il Po di Goro e il Po di Volano, l'oasi naturalistica è affidata al Fai (Fondo ambiente italiano, ente morale che acquisisce e restaura castelli come quello di Avio nel Trentino, aree archeologiche, aree verdi e terreni da rimboschire come quelli avuti in donazione o in affitto sul monte di Portofino, alla Capraia, a Panarea, a Cuma. a Casalbeltrame). Il finanziamento è garantito dalla Provincia di Ferrara che ha già sotto tutela il 60 per cento delle zone umide comprese •nei suoi confini. Si può finalmente parlare di una vittoria, sia pure parziale, dopo tante battaglie per il Delta del Po. straordinario insieme di zone umide, boschi, dune, valli da pesca, minacciato da rovinosi progetti di bonifica sommati a progetti di nuovi argini e strade (la Goro-Volano doveva tagliare il Bosco della Mesola) e lottizzazioni con etichetta turistica. Il Basso Ferrarese era stato aggredito negli Anni Cinquanta e Sessanta dalle bonifiche agricole (compiute con enormi spese da parte dello Stato ma senza adeguate indagini preventive sui loro effetti) e dallo sfruttamento edilizio dei litorali con parziale distruzione delle pinete. Le proposte di tutela cadevano nell'indifferenza. Dovettero passare 15 anni dalla fondazione di «Italia Nostra» e dai suoi primi interventi al convegno di Pomposa nel 1970, perché gli enti pubblici rinunciassero alle nuove strade nel Delta e alla politica dei prosciugamenti che si era rivelata molto meno produttiva del previsto, anche in seguito all'innalzamento del letto del Po con conseguente riduzione dei costosissimi argini. Ancora nel 1969-70 fu prosciugata la valle della Falce, sul limite meridionale del Bosco della Mesola, di cui oggi si progetta il riallagamento col consenso della Provincia e della Regione. Negli Anni Settanta si delineò la svolta. Il progetto del Parco del Delta prese corpo. La Provincia di Ferrara sposò la causa delle zone umide e delle valli da pesca, prima quella di Comacchio insidiata da progetti di interramento parziale. Al convegno del 1978 nel castello estense di Ferrara il progetto originario di ..Italia Nostra» fece altri progressi. Oggi, ancora a Ferrara, la Provincia presenta uno studio sulle zone umide e fa visitare ai giornalisti l'oasi «Foce Volano», gestita dal Fai che ha ottenuto in affitto gratuito i 57 ettari dalla Società Bonifiche Ferraresi per un primo esperimento di restauro naturalistico. I lavori sono compiuti da una cooperativa di Codigoro. Il caso del Delta del Po e del Basso Ferrarese consente di ricostruire un ciclo storico, dal tempo delle bonifiche a' quello del riallagamento. Qualcuno si domanderà per quali motivi venga rovesciato un indirizzo che prometteva l'affrancamento dalle inondazioni e dalla malaria, la conquista di nuove terre coltivabili, il benessere delle popolazioni locali. La risposta viene dalle esperienze compiute in tutto il mondo; il prosciugamento indiscriminato si è rivelato controproducente. Gli ecosistemi misti, comunicanti col mare, hanno fisionomia inalterabile e funzioni insostituibili. Le acque degli estuari e delle paludi salmastre sono fertilissime (le popolazioni di mitili nel Delta del Po rappresentavano una grande ricchezza). Le valli da pesca sono economicamente più redditizie di equivalenti superfici a grano e ecologicamente molto più utili, sia per ragioni biologiche che per ragioni fisiche (possono funzio nare da vasche di espansione nel caso di piena). I campi ottenuti col prosciugamento di' ventano ben presto meno produttivi, minacciano di ina¬ ridimento i boschi vicini, co-, me è avvenuto alla Mesola. In più, le zone umide sono rifugio ideale per la selvaggina migratoria e perciò diventano indispensabili quando si decida una azione in favore della caccia controllata come prelievo di una risorsa naturale rinnovabile, al pari della pesca. Hanno infine eccezionale valore paesistico. Si pensi alle fortune del turismo indirizzato verso i Parchi alle foci del Danubio, del Rodano (Camargue), del Guadalquivir. Il Delta del Po non è certamente inferiore. Per l'economia locale valgono più i 200 ettari prosciugati alla Falce oppure migliaia di turisti? Una convenzione internazionale, detta «Convenzione di Ramsar», mira a tutelare le zone umide e a farne conoscere l'utilità in tutto il mondo. Il Consiglio d'Europa ha indetto nel 1976-77 una campagna con fini analoghi. In Italia è molto attivo il «WWF» che ha creato diverse oasi in zone umide, da quella del Lago di Burano a quella di Ninfa, a quella di Marano lagunare, vasta 800 ettari. Lungo le coste toscane, pugliesi, romagnole, venete, restano altre zone umide da salvare; né vanno dimenticate quelle della Sardegna, da riportare alla vita dopo la morte per inquinamento chimico,' Mario Fazio

Persone citate: Foce, Mario Fazio, Ninfa