«Sì» alla caccia, ma con giudizio di Piero Cerati

«Sì» alla caccia, ma con giudizio Rapporto fauna, ambiente e sport venatorio in un convegno a Cuneo «Sì» alla caccia, ma con giudizio Dicono i dirigenti della Federcaccia (900.000 soci): abolirla, come propone il referendum radicale, è sbagliato - Occorre, invece, darle una ulteriore e migliore regolamentazione DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CUNEO — I cacciatori si battono contro il referendum dei radicali per abolire lo sport venatorio, tuttavia sono pronti a discutere, a trattare «per un'ulteriore e migliore regolamentazione della caccia, che in Italia è ancora possibile». E' quanto dice l'on. Italo Giulio Caiati, presidente della Federcaccia, la federazione che raggruppa novecentomila soci-cacciatori (sul totale di u n milione settecentomila doppiette, anche se questa cifra è contestata dai protezionisti, che parlano di due milioni, ma le statistiche ministeriali danno loro torto). La Federcaccia si propone, per ora, di intensificare il rapporto fauna-ambiente-cacciatore, per difendere l'equilibrio della natura, modificato o distrutto dagli inquinamenti e dai troppi antiparassitari o anticrittogamici usati in agricoltura: si è discusso a Cuneo di questo problema nella prima tavola rotonda franco-italiana sulla biologia della lepre e del suo allevamento; un convegno di studio organizzato dalla Federcaccia provinciale, dalla Provincia e dalla Regione. L'on. Caiati, che ha diretto i lavori, ha voluto sottolineare come non pochi esponenti della scienza agraria e zoologica si siano liberamente allineati in posizione critica verso l'abolizione della caccia ed ha precisato che i cacciatori «contro t quali hanno affilato ingenerosamente le armi, speriamo spuntate, alcuni partiti» siano una categoria di persone responsabili, brava e buona gente, che fa dell'esercizio venatorio uno sport, un hobby del tempo libero, non un massacro come taluni artificiosamente sostengono. «Per questo — ha aggiunto Calati — noi affrontiamo a cuor tranquillo la verifica del referendum. Siamo pronti a migliorare le attuali leggi, ab' biamo presenti le istanze degli agricoltori con i quali puntiamo a rapporti sempre migliori, ma abbiamo anche presente il fatto che la caccia è un diritto generale, un elemento risolutivo del tempo libero. Noi abbiamo constatato che il numero più alto di cacciatori viene dal mondo contadino, operaio, impiegatizio, dalla media borghesia. Bisogna quindi riflettere su che cosa significherebbe abrogare la caccia in una regione come il Piemonte, che ha forte dipen¬ denza dall'industria e dall'agricoltura e dove a pochi chilometri di distanza gli amici francesi continuerebbero tranquillamente a esercitare il loro diritto allo sport venatorio». La necessità di nuove norme, anche più severe, è quindi accettata dai cacciatori e trova il supporto di diversi enti: il «no» all'abolizione totale e indiscriminata della caccia, il «si» alla sua regolamentazione con leggi moderne e intelligenti, viene anche dal «Touring Club» italiano, per fare un esempio, che si preoccupa del vuoto legislativo che si verrebbe a creare se il referendum venisse approvato con serie conseguenze anche sul piano sociale. Il «Touring» ha però sottolineato che vi sono troppi cacciatori rispetto alle risorse disponibili, ed ecco allora l'importanza del dibattito a Cuneo, che ha come scopo l'incremento degli allevamenti in gabbia delle lepri, offrendo in questo modo selvatici per il ripopolamento e un reddito integrativo all'agricoltura. Oggi acquistare una lepre all'estero costa dalle 60 alle 70 mila lire, con il risultato che l'acclimatazione per le specie che provengono dall'Argentina o dall'Est europeo è difficile, quindi un'alta percentuale di animali muore (l'ottanta per cento — ha precisato Mario Spagnesi, direttore dell'istituto di biologia della caccia all'università di Bologna — a causa della non assuefazione alle acque troppo inquinate e ai veleni sparsi in agricoltura). Si propone quindi che oltre alle zone di ripopolamento, dove i selvatici nascono e si sviluppano liberi, si creino piccoli allevamenti locali di specie nostrane, atte a essere lanciate. In questo modo si otterebbero tre scopi: ristabilimento dell'equilibrio zoologico dell'ambiente, reddito per il contadino che conduce l'allevamento, possibilità per i cacciatori di disporre di discreti carnieri. «Nel Cuneese — dice il presidente provinciale Federcaccia, Vigna — siamo all'avanguardia negli allevamenti in gabbia e non temiamo il referendum. La Regione ha infatti imposto drastiche limitazioni ai cacciatori, la Provincia è andata ancora oltre: ogni cacciatore dispone di sessanta punti all'anno, una lepre ne vale dieci. Si fa presto a bruciare il carnet a disposizione». Piero Cerati

Persone citate: Italo Giulio Caiati, Mario Spagnesi, Vigna

Luoghi citati: Argentina, Bologna, Cuneo, Italia, Piemonte