La Corte dell'Aja condanna Teheran

La Corte dell'Aja condanna Teheran Confermata la missione socialista La Corte dell'Aja condanna Teheran NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEHERAN — L'Iran è stato riconosciuto dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aia colpevole di «molteplici violazioni della legge internazionale» per il sequestro dei diplomatici americani. La Corte ha ordinato per la seconda volta il rilascio immediato degli ostaggi e il ritorno sotto il controllo americano dell'ambasciata Usa a Teheran. L'Kran, secondo la sentenza, dovrà pagare agli Stati Uniti un risarcimento. 1 La Corte ha inoltre espresso «preoccupazione» per l'operazione militare americana in Iran, pur manifestando «comprensione» per i motivi che hanno originato il blitz statunitense. Nessun rappresentante iraniano ha preso parte all'udienza. A Teheran il procuratore generale dell'Iran, ayatollah Ardebili, ha dichiarato che la decisione dell'Aia «non ha alcun significato» e che il governo si aspettava una sentenza del genere. «La Corte —ha aggiunto—non ha competenza a esaminare una questione come questa». Ieri, intanto, è giunto a Teheran il siriano Habib Daoudy, inviato dal segretario generale dell'Onu Waldheim. Aveva fatto parte dellla delegazione di cinque membri nominata dall'Onu per indagare sul crimini commessi dallo Scià. E' stato confermato per oggi il viaggio nella capitale iraniana di tre membri dell'Internazionale socialista, il cancelliere austriaco Kreisky, il leader spagnolo Gonzales e lo svedese Palme. I tre, esponenti socialisti si sono incontrati ieri a Vienna, ma 'hanno rifiutato di fare dichiarazioni sulla missione, volta a ottenere la liberazione degli ostaggi americani. Secondo un portavoce di Teheran la missione socialista sarà «privata»; mentre il presidente Bani Sadr ha detto, in un'intervista a giornalisti occidentali, che «la delegazione è stata invitata dal governo». Il ministro degli Esteri Ghotbzadeh ha ribadito che la posizione iraniana sugli ostaggi «non è mutata» e che «spetterà al Parlamento (che si riunirà per la prima, volta fra tre giorni) decidere sulla loro sorte». Ieri sono proseguite le consultazioni fra i membri del consiglio della rivoluzione e Khomeini: l'Iran è senza un' primo ministro dal 6 novembre scorso, quando si dimise Bazargan in seguito all'occupazione dell'ambasciata Usa. Secondo voci insistenti, il più probabile candidato alla carica è Ilassan Ilabibi, portavoce del Consiglio. L'ambasciata svizzera a Teheran, che rappresenta gli interessi degli Stati Uniti in Iran, ha invitato ieri tutti i cittadini americani che si trovano in Iran a lasciare il Paese, su richiesta del governo statunitense. . e. st.

Persone citate: Ardebili, Bani Sadr, Habib Daoudy, Khomeini, Kreisky, Palme